Gli USA accusano Huawei di riciclaggio, frode e furto di segreti commerciali

La reputazione del gigante telecom cinese subisce un nuovo e duro colpo per mano delle accuse formulate dal Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti d’America.

di Martin Giles

La notizia: Il Dipartimento della Giustizia (DOJ) degli Stati Uniti ha citato in causa Huawei in due casi differenti. La società ed il suo CFO, Meng Wanzhou (figlia del fondatore e presidente Ren Zhengfei, sono accusati di riciclaggio di denaro, frode bancaria, frode finanziaria e cospirazione. Huawei è anche accusata di cospirazioni ai fini di ostacolare la giustizia.

Nel corso della conferenza stampa indetta per annunciare le accuse, Christopher Wray, capo del Federal Bureau of Investigation, ha detto che “mettono a nudo la presunta incuranza sfacciata di Huawei nei confronti delle leggi del nostro paese e degli standard globali per le pratiche commerciali”.

I dettagli: Nel primo caso, il DOJ sostiene che Huawei, Meng e la Skycom Technologies con sede a Hong Kong si siano macchiate di frode finanziaria ed altri crimini penali nel contravvenire le sanzioni commerciali imposte dagli Stati Uniti all’Iran. Nel secondo caso, Huawei è accusata di furto di segreti commerciali ai danni di T-Mobile USA. Le accuse riguardano la causa civile presentata da T-Mobile nel 2014 per denunciare il furto di informazioni relative un robot denominato Tappy che la società statunitense utilizza per testare i propri smartphone.

Il DOJ ha anche presentato ufficialmente la richiesta di estradizione di Meng dal Canada, dove è stata arrestata lo scorso dicembre per poi essere rilasciata su cauzione. Huawei ha negato ogni accusa e richiesto il rilascio di Meng, precisando che il caso con T-Mobile era stato risolto dopo che una giuria non aveva saputo trovare “alcun danno o condotta intenzionalmente malevola da parte della società accusata”.

Un gran mal di testa: Huawei è sotto il tiro incrociato di molteplici paesi. La società ha recentemente licenziato un dipendente presso il distaccamento in Polonia a seguito di accuse di spionaggio per la Cina. Giappone ed Australia, e un crescente numero di paesi, stanno sollecitando gli operatori telecom locali perché boicottino le attrezzature 5G di Huawei per paura che il governo cinese possa utilizzarli in operazioni di spionaggio.

Le cose potrebbero peggiorare ancora. La Casa Bianca starebbe preparando un ordine esecutivo volto a bloccare l’utilizzo negli Stati Uniti di attrezzature fornite da Huawei, ZTE ed altre società cinesi. Una prima bozza di legge è stata fatta circolare in Congresso per dichiarare illegale la vendita di chip ed altre componenti “Made in USA” ad alcuna di queste società.

La carta del fascino: Huawei insiste sul fatto che i timori di essere spiati siano infondati e che i suoi prodotti continuino ad essere diffusi in molti mercati. La società, famosa per la sua elevata riservatezza, sta persino sostenendo una vasta operazione di PR per convincere nuovi potenziali clienti – oltre ai giornalisti stranieri – di essere affidabile, al punto da mettere il suo schivo fondatore a disposizione dei giornalisti e offrire visite guidate nel suo nuovo campus a Dongguan. Questa sua carta del fascino, però, sembra vacillare di fronte alla gravità di quest’ultima offensiva legale.

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