Le app per il coronavirus sono valide anche senza il 60 per cento di adozioni

La tracciabilità dei contatti digitali può funzionare con una diffusione delle app tra la popolazione molto più bassa di quanto sostenuto finora dalla ricerca.

di Patrick Howell O’Neill

Con decine di app di tracciamento dei contatti digitali già implementate in tutto il mondo e molte altre in arrivo, quante persone devono usarle per far funzionare il sistema? Un numero che si sente spesso ripetere è il 60 per cento. Questa è la percentuale della popolazione che molte autorità di sanità pubblica, come documentato dal Covid Tracing Tracker di “MIT Technology Review”, affermano di voler raggiungere. 

Il numero è tratto da uno studio dell’Università di Oxford pubblicato ad aprile. Ma poiché nessuna nazione ha raggiunto tali livelli, molti hanno criticato le tecnologie di “notifica dell’esposizione” come essenzialmente prive di valore. Ma i ricercatori dello studio originale sostengono che il loro lavoro è stato profondamente frainteso e che in effetti livelli molto più bassi di adozione delle app potrebbero essere ancora di vitale importanza per affrontare il covid-19.

“Ci sono state molte dichiarazioni erronee in merito all’efficacia e alla diffusione … suggerendo che l’app funziona solo al 60 per cento, il che non è vero”, afferma Andrea Stewart, portavoce del team di Oxford. In realtà, egli spiega, “inizia ad avere un effetto protettivo a percentuali molto più basse”. I modelli di Oxford hanno scoperto che “l’app aiuta in assoluto”, come illustrato dal grafico (si veda figura 1).  

Figura 1

Cosa è andato storto

A causa del modo in cui funzionano le applicazioni di tracciamento dei contatti digitali e di notifica dell’esposizione, avvisando gli utenti se il loro telefono è stato in prossimità del telefono di qualcuno che in seguito riceve una diagnosi di covid-19, è preferibile una copertura generale. Maggiore è il numero di utenti, più alta è la probabilità che possa aiutare le persone a rischio a mettersi in quarantena autonomamente prima di infettare gli altri.

Ma gran parte del dibattito sulle app di tracciamento dei contatti si è concentrato sul fatto che raggiungere l’obiettivo del 60 per cento sembra quasi impossibile, soprattutto perché molte persone (inclusi utenti molto giovani, utenti più anziani e quelli con modelli di telefoni più vecchi) potrebbero non essere disposte o incapaci a scaricare e utilizzare il software richiesto.

Molti rapporti e analisi dei media hanno citato una frase del rapporto che afferma: “I nostri modelli mostrano che possiamo fermare l’epidemia se circa il 60 per cento della popolazione utilizza l’app”. Tuttavia, hanno regolarmente omesso la seconda metà della frase: “Anche con un numero inferiore di utenti di app, stimiamo comunque una riduzione del numero di casi e decessi da coronavirus”. 

In realtà, il modello di Oxford tiene conto di molti dei fattori di cui la critica si è preoccupata. Il documento afferma che se l’80 per cento di tutti gli utenti di smartphone scarica l’app, un numero che esclude i gruppi che hanno meno probabilità di avere uno smartphone  equivalente al 56 per cento della popolazione complessiva, ciò sarebbe sufficiente per sopprimere la pandemia da sola, senza qualsiasi altra forma di intervento.

Mentre i tassi di adozione più bassi possono implicare che tali app non batteranno la malattia da sole, ciò non equivale a suggerire che tassi più contenuti di utilizzo rendano le app inefficaci. Se un minor numero di persone scarica l’app, dicono i ricercatori, saranno necessarie altre misure di prevenzione e contenimento, tra cui distanza sociale, test diffusi, tracciabilità manuale dei contatti, cure mediche e blocchi regionali, ovvero molti dei provvedimenti già diffusi in tutto il mondo. 

Il professor Christophe Fraser, co-responsabile del programma di tracciamento dei contatti presso il Dipartimento di Medicina Nuffield dell’Università di Oxford e consulente scientifico indipendente dei sistemi di tracciamento dei contatti del governo britannico, ha guidato la ricerca e sostiene che spesso è difficile contrastare la narrativa dei media.

Quale livello di adozione è necessario?

Correggere i preconcetti sulla percentuale del 60 per cento è importante perché il modo in cui le app vengono interpretate può modellare la risposta stessa delle nazioni alla pandemia e ai futuri focolai di malattie. La diffusa convinzione che qualsiasi partecipazione al di sotto di tale soglia comporti un fallimento potrebbe essere un errore fatale. 

Alcuni paesi hanno toccato livelli significativi di adozione: l’Islanda ha raggiunto circa il 40 per cento di utilizzo, mentre altri come Qatar e Turchia hanno reso obbligatorio il download delle loro app. Ma anche se i ricercatori sanno che potrebbero essere utili anche livelli inferiori di adozione, non sono del tutto sicuri del valora da attribuire alle diverse percentuali di adesioni.


Fraser afferma che ogni notifica riuscita significa una vita potenzialmente salvata. Il suo team aveva ipotizzato che livelli di utilizzo più bassi potessero avere benefici molto piccoli, ma, in realtà, le simulazioni mostrano che gli aspetti positivi sono significativamente più alti di quanto si pensasse.

“L’aspettativa era che l’utilizzo delle app non sarebbe stato molto efficace a livelli bassi”, egli afferma. “Se solo il 10 per cento delle persone usa l’app, allora la possibilità di contatto tra due persone rilevate è il 10 per cento del 10 per cento, vale a dire l’1 per cento, ossia una piccola frazione. La simulazione ha detto altro. Stiamo cercando di capire perché abbiamo riscontrato questi vantaggi”.

Fraser è favorevole al costante monitoraggio del funzionamento dell’app in modo che mantenga le promesse.  E prevede anche che la tracciabilità dei contatti digitali farà parte della strategia contro i futuri focolai di malattie. Quello che facciamo ora ci ripagherà se ci saranno altre pandemie negli anni a venire.

“Sappiamo che la salute pubblica si basa su rapporti di fiducia”, afferma Fraser. “Quindi, come possiamo creare un ambiente in cui le persone accettino che i dati vengano condivisi per il bene comune? Le persone temono l’uso improprio dei dati. Come fermare queste degenerazioni? Si tratta chiaramente del problema centrale da risolvere. 

(rp)

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