Concesso alla polizia un intero database genetico privato

Un detective della Florida ha ottenuto il necessario mandato per accedere alle informazioni genetiche di quasi un milione di persone archiviate sul sito della GEDmatch, nonostante gli utenti avessero optato di non condividere i propri dati con la polizia.

di Charlotte Jee

Secondo il New York Times, il mandato, firmato a luglio da un giudice nel Nono circuito giudiziario della Florida, ha prodotto indizi utili alle indagini, senza però condurre ad un arresto. È possibilmente la prima volta che un giudice concede un simile mandato, in opposizione alle politiche sulla privacy genetica dell’azienda pertinente.

Alcuni retroscena: oltre 26 milioni di persone hanno effettuato un test del DNA a domicilio e per anni la stragrande maggioranza di questi dati è stata interdetta alle forze dell’ordine. I siti più importanti, Ancestry.com e 23andMe, si sono sempre impegnati a mantenere private le informazioni genetiche degli utenti. La GEDmatch non offre test, di per sé, ma consente agli utenti di caricare le proprie informazioni genetiche nella speranza di trovare consanguinei, e proprio lo scorso maggio aveva aggiornato il proprio contratto aggiungendo l’opzione di condividere i propri dati con la polizia.

La nuova sentenza rende nulla ogni operazione di questo genere sulla privacy. Rappresenta un possibile precedente per rendere accessibili alle forze dell’ordine qualunque archivio di dati genetici, a condizione che riescano ad ottenere un mandato. È probabile che altri dipartimenti di polizia possano ora sentirsi incoraggiati a richiedere l’accesso ad archivi importanti come Ancestry.com e 23andMe.

Non è necessario sottoporsi a un test del DNA per essere influenzati da questa possibilità. Praticamente ogni americano, per esempio, può attualmente essere rintracciato attraverso i propri parenti, anche senza sottoporsi personalmente ad un test.

Immagine: AP / MIT Technology Review

(lo)

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