La Corte Suprema degli Stati Uniti prende di mira il monopolio di Apple sulle app

I giudici dovranno decidere se permettere a una causa legale di procedere contro Apple.

di Martin Giles

L’accusa: Dal 2011, un gruppo di querelanti sostiene che la stretta di Apple sul mercato delle app per iOS violi le leggi antitrust degli Stati Uniti e costringa i consumatori a pagare più del dovuto. L’App Store costituisce l’unica fonte ufficiale per installare app su iPhone ed iPad, e garantisce ad Apple il 30 percenti dei ricavi raccolti dai loro sviluppatori. Reuters riporta che, dopo essere rimbalzata da un tribunale all’altro, la causa Apple contro pepper è giunta al cospetto della Corte Suprema; starà al suo giudice la scelta se porre fine alla disputa o lasciare che proceda ancora.

La difesa: Apple sostiene di vendere agli sviluppatori i propri servizi per la distribuzione di software nella stessa maniera in cui il proprietario di un centro commerciale affitta i propri spazi ai rivenditori. Il proprietario non controlla i prezzi fissati dai negozianti, quindi non può essere considerato responsabile per essi. Diversi tribunali non hanno sostenuto la tesi presentata dalla difesa di Apple, sostenendo che gli sviluppatori non possiedono un proprio negozio all’interno di Apple e sottolineando la frequenza con cui questa cerca di impedire loro di distribuire app per iOS diversamente. 

Perché conta: Qualora la Corte Suprema decidesse di lasciar proseguire la causa, e nel caso in cui Apple dovesse perderla, altre società che gestiscono marketplace per app, quali Amazon e Google, potrebbero andare incontro a cause analoghe, con ulteriori ed ovvie complicazioni proprio in un periodo in cui sono soggette a un forte scrutinio per il loro incredibile potere di mercato.

(MO)

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