Un alveare stampato in 3D potrebbe essere la nostra casa del futuro su Marte

È arrivato alle semifinali il concorso NASA per la selezione di habitat da utilizzare durante missioni spaziali.

di Erin Winick

Per esplorare lo spazio, bisognerà viaggiare leggeri e utilizzare le risorse a disposizione in loco.

A questo scopo, nel 2015 la NASA ha lanciato il 3D-Printed Habitat Challenge. I concorrenti si sono sfidati nell’utilizzo di materiali riciclabili e materiali che si trovano sulla Luna o su Marte, ed altre destinazioni dello spazio profondo per creare strutture capaci di supportare missioni umane. I progetti potrebbero tradursi anche in possibilità di domicilio economico sulla Terra stessa.

I due finalisti sono AI SpaceFactory e la Pennsylvania State University. Le due squadre hanno realizzato in 3D i propri progetti per la finale con sistemi di stampa massicci, che arrivano a pesare13.600 kg.
La AI SpaceFactory ha creato la propria struttura extraterrestre utilizzando un estrusore montato su braccio robotico, sostenuto da un carrello elevatore capace di trasportare più di 1300 kg.
Il compito più complesso della squadra è stato trovare il modo di controllare correttamente il braccio robotico per ottenere le proprietà corrette della struttura. Un materiale che fosse troppo caldo o troppo liquido non produrrebbe la struttura desiderata.

È la prima volta che la AI SpaceFactory ha stampato il proprio progetto per intero, pur avendo realizzato ciascuna delle singole componenti in passato. L’obiettivo della squadra rimane intervenire il meno possibile nella costruzione, in quanto il concorso prevede delle penalità per ogni intervento umano. Una volta nello spazio, infatti, non ci sarebbe la possibilità di toccare nulla.
“Il concorso mira al Santo Graal dell’autonomia,” spiega Jeffrey Montes, architetto aerospaziale e fondatore della società.

Il progetto della AI SpaceFactory ha l’aspetto di un alto alveare cilindrico, con aperture ai lati e sul soffitto in cui un braccio robotico può inserire delle finestre. Una volta terminata, la struttura può essere pressurizzata. Nonostante la squadra abbia cominciato a lavorare nel 2017, la costruzione della stampante ha avuto inizio solo l’anno scorso (video).

Il concorso non è per tutti. Molte delle tecnologie e delle risorse utilizzate, infatti, sono territorio vergine. Svariate squadre hanno rinunciato perchè non riuscivano ad ottenere i materiali necessari.
“Chiunque vincerà questa competizione sarà, di base, il nuovo leader nel settore delle costruzioni spaziali,” spiega Montes.

Le applicazioni delle tecnologie create per il concorso avranno un impatto sul mercato terrestre molto prima che sulla vita su Marte.
La AI SpaceFactory ha in progetto la creazione di Tera, una versione più grande del progetto realizzato per il concorso, da utilizzare come struttura abitabile sulla Terra.
Per chi volesse fare l’esperienza di una futura casa marziana, la società ha in progetto di lanciare Tera su siti come Airbnb.

(lo)

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