Ecco il farmaco per mantenersi giovani

Judith Campisi, pioniere della ricerca anti-invecchiamento, spiega le ultime scoperte su come controllare le malattie associate all’invecchiamento.

di Stephen S. Hall

Judith Campisi, ora professoressa al Buck Institute for Research on Aging di Novato, in California, si è distinta nel campo della biologia dell’invecchiamento sin dai primi anni ’90, quando le sue ricerche sul cancro rivelarono il fatto che le cellule sane evitano di trasformarsi in cancerogene entrando in una fase chiamata senescenza cellulare. A 25 anni da questa scoperta, potremmo ora avere un farmaco capace di rallentare, se non addirittura parzialmente invertire, il processo di invecchiamento umano.

Le cellule senescenti attraversano una fase di transizione che le vede ancora attive, ma non più capaci di dividersi. Questa strategia sembra essere soprattutto mirata a prevenire la formazione di cancro, caratterizzato da crescita e divisioni cellulari indiscriminate. I ricercatori hanno però anche scoperto che queste cellule senescenti tendono non solo ad accumularsi nel tempo, ma anche a secernere una serie di molecole responsabili della degradazione dei tessuti associata all’invecchiamento.

Queste scoperte hanno dato vita allo sviluppo di farmaci che prendono il nome di senolitici, capaci di eliminare le cellule senescenti e, negli esperimenti condotti su animali, ripristinare caratteristiche giovanili ai tessuti. Judith Campisi stessa è co-fondatrice della Unity Biotechnology, nata nel 2011, responsabile dei primi test su umani di farmaci senolitici.

E’ stata intervistata da Stephen S. Hall, un giornalista che segue gli sviluppi sull’argomento da 20 anni.

Perchè dovremmo tornare ad interessarci ai farmaci anti-età?
Sono ora disponibili strumenti biomedici che non esistevano quando mi sono laureata io. Possiamo condurre esperimenti allora impossibili. Di più, il campo della senescenza ed il ruolo delle cellule senescenti nel processo dell’invecchiamento, sono ora riconosciuti. Non sappiamo quanto saranno efficaci questi farmaci negli esseri umani, ma i primi test sono finalmente in corso.

Nello specifico, come contribuisce all’invecchiamento la senescenza?
La senescenza deve essere considerata un’azione di equilibrio evolutivo. È stata selezionata per l’ottimo scopo di prevenire il cancro, in quanto cellule incapaci di dividersi non possono dare vita ad un cancro. Ottimizza, inoltre, le capacità di riparazione dei tessuti. L’evoluzione non ha, però, alcun interesse nell’individuo, una volta che questi si è riprodotto. Ecco perchè, attorno ai 50 anni d’età, i meccanismi capaci di far pulizia di questo genere di cellule non esistono e queste cominciano ad accumularsi fino  divenire dannose. Ci è venuta la curiosità di verificare se eliminare queste cellule possa condurre ad un ritorno di condizioni giovanili tra le cellule.

Ha accennato all’idea di rivoluzionare l’assistenza sanitaria con i farmaci senolitici, capaci di eliminare le cellule senescenti. Si tratta di una visione non da poco.
L’invecchiamento porta con sé svariate patologie. I nuovi geriatri potrebbero assumere approcci molto più olistici. L’80% dei pazienti in cura per malattie croniche sono sopra i 65 anni d’età. I geriatri potrebbero utilizzare farmaci senolitici per trattare il processo dell’invecchiamento nel suo insieme invece che una malattia alla volta.

Un dibattito in corso oppone l’idea che esista un limite biologico alla vita umana di 115 anni alla possibilità che possa invece essere estesa ad un massimo di 130-150. Cosa ne pensa?
Al momento non ne sappiamo abbastanza da poter formulare una risposta. La durata media della vita umana è facile da calcolare, la durata massima è ignota.
Il processo dell’invecchiamento è terrificante e potremmo presto essere capaci di intervenire. La vita del piccolo verme chiamato C. Elegans può essere prolungata di 10 volte, un’impresa inimmaginabile nel caso degli esseri umani. Risalendo lungo la scala evolutiva alla mosca Drosophila, non si riesce ad ottenere più di un raddoppio, nel caso dei topi si può ottenere un prolungamento del 20%-30%. Gli esseri umani sono geneticamente comparabili ai topi per il 97%, eppure le nostre vite durano 30 volte più delle loro. Posso solo immaginare che l’evoluzione abbia ottenuto una vita 30 volte più lunga modificando migliaia di geni. Non ci si può aspettare di ottenere nel presente un farmaco capace di quanto l’evoluzione ha realizzato.

Alcuni entusiasti della Silicon Valley stanno proponendo l’idea che la vita possa essere prolungata a 500 o 1.000 anni.
Quella è religione, non scienza. Credono invece di attenersi ai fatti. La gente è libera di credere a quello che vuole, ma i fatti non cambiano!

Lei ha spesso affermato che il processo dell’invecchiamento è complesso e modificarlo non sarà né facile, né veloce. Eppure tutti speriamo che si possa arrivare ad una soluzione.
Non confondiamo invecchiamento e morte. Sono convinta che riusciremo ad ideare interventi medici capaci di estendere quella che viene oggi definita “health span, la durata della salute.” Ciò che ci terrorizza è vedere i nostri anziani perdere le proprie capacità cognitive, motorie, anche quando altrimenti in ottima salute. Sono convinta che siamo prossimi ad identificare metodi di intervento di cui potremo avvantaggiarci in poco tempo, ma la morte è inevitabile. Prendiamo ad esempio i topi di cui abbiamo prolungato la durata della vita media. Nessuno ha però superato il limite massimo della vita. I topi sono morti più sani. Questo è l’obiettivo realistico degli investitori, non l’idea di vivere 200 o 300 anni.

Quali potrebbero essere le conseguenze socio-culturali di Un successo nel rallentare il processo di invecchiamento e prolungare la durata della salute? Ha preoccupazioni su questo fronte?
No. La popolazione mondiale è quasi raddoppiata nel corso della mia sola vita. La situazione è insostenibile. In confronto all’accelerazione demografica causata dal numero delle nascite nel mondo, i mancati decessi non avranno ripercussioni nè sul numero di abitanti, nè sui danni al pianeta che ne deriveranno. È ridicolo. Non credo che l’estensione della salute possa far peggiorare il problema.

Immagine: Judith Campisi

(lo)

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