Brutte notizie per Uber

Man mano che emergono maggiori dettagli sull’incidente stradale costato la vita a una donna, la situazione per non fa Uber che peggiorare.

di Jamie Condliffe

Prima ancora dell’incidente fatale di settimana scorsa, a guida autonoma di Uber faticavano a percorrere grandi distanze senza che i conducessi di sicurezza dovessero intervenire per correggerne il percorso.

Il New York Times sostiene che nel solo mese di marzo i conducenti di sicurezza siano intervenuto mediamente ogni 13 miglia di percorrenza. A confronto, le cifre presentate dalla rivale Waymo parlano chiaro: gli interventi umani a bordo sono stati necessari solamente ogni 5.600 miglia. Stando a Uber, però, questi numeri non rappresenterebbero necessariamente una misura diretta della sicurezza dei mezzi.

In una intervista per il Wall Street Journal, il CEO di Waymo, John Krafcik, si è detto “fiducioso” che le sue vetture “avrebbero saputo gestire fermamente situazioni del genere”.

Colpa del software? Thoma Hall, presidente di Velodyne, la società che fornisce sensori lidar a Uber, ha detto alla BBC di essere rimasta senza parole per l’incidente di Uber. “La nostra tecnologia lidar ci vede benissimo”, aggiungendo che “sta al resto del sistema il compito di interpretare e utilizzare i dati raccolti e prendere una decisione. Non sappiamo come funzioni il processo decisionale del sistema di Uber”.

Prima dell’incidente, Uber era già stata messa in discussione per la reale affidabilità delle sue automobili a guida autonoma. Ora, con l’indagine da parte della National Highway Traffic Safety Administration e del National Transportation Safety Board, la situazione non potrà che peggiorare.

(MO)

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