Startup promuove un servizio di upload della mente “fatale al 100 percento”

La Nectome si offre di preservare il cervello dei clienti, ma solo dopo averli sottoposti ad eutanasia.

di Antonio Regalado

L’acceleratore di startup Y Combinator è famoso per aver sostenuto società dai progetti audaci nel proprio programma trimestrale. La Nectome, però, è unica nel proprio genere.

Robert McIntyre, cofondatore della Nectome, ha recentemente presentato la tecnologia sviluppata per preservare un cervello nel minimo dettaglio, grazie ad un procedimento di imbalsamazione high-tech. Slogan della società: “E se vi dicessimo che sappiamo come creare un backup della vostra mente?”

La soluzione chimica ideata dalla Nectome è in grado di mantenere intatto un corpo per centinaia, anche migliaia di anni, come una statua di vetro ghiacciato. Idealmente, qualche scienziato del futuro sarà in grado di scansionare il cervello dell’individuo preservato e ricrearne una simulazione digitale, dotata di vita propria in un server. Unico neo: per funzionare, la procedura della Nectome deve essere condotta su d un cervello fresco. La soluzione di sostanze chimiche high-tech per l’imbalsamazione verrebbe offerta a malati terminali, sotto anestesia totale.

La società fa riferimento alla recente legge californiana End of Life Option Act, che permette a malati terminali di richiedere procedure di morte assistita. Il prodotto è “fatale al 100 percento,” spiega McIntyre, “L’esperienza dell’utente sarà identica a quella di un suicidio assistito.” Gli appassionati di fantascienza riconosceranno, indubbiamente, l’influenza di concetti come l’immortalità in forma digitale, una delle tante teorie che ricadono sotto la definizione di transumanesimo.

Oltre alla collaborazione di Edward Boyden, neuroscienziato di punta del MIT, la Nectome ha ottenuto notevoli supporti economici: $1 milione in finanziamenti, tra cui i $120.000 garantiti dal Y Combinator a tutte le proprie startup, un premio di $80.000 da parte della Brain Preservation Foundation e $960.000 da parte dell’ente governativo U.S. National Institute of Mental Health.

I servizi della Nectome non sono ancora in vendita, né lo saranno probabilmente ancora per anni. Nulla prova che i ricordi possano essere recuperati da tessuti morti. La società ha preso, però, esempio dalla Tesla ed ha cominciato a testare il proprio eventuale mercato offrendo la possibilità a futuri clienti di prendere posto su di una lista d’attesa versando $10.000 di acconto, completamente rimborsabili su richiesta. Per ora hanno risposto 25 persone.

La Nectome non è la prima società ad offrire servizi di immagazzinamento della mente. La Alcor Life Extension Foundation, in Arizona, preserva in azoto liquido più di 150 corpi e teste, nonostante ci sia che sospetta che la tecnica non possa che aver danneggiato i cervelli. Ecco perché, anni fa, McIntyre, scienziato informatico, e Greg Fahy, criobiologo, hanno scelto di sviluppare un nuovo metodo che combina imbalsamazione e criogenizzazione, e preserva con successo l’intero cervello a livello nanometrico, connettoma incluso.

Una mappa del connettoma, la rete di sinapsi che collega i neuroni, potrebbe rappresentare la base per ricreare la consapevolezza di un determinato individuo, secondo quanto spiega Ken Hayworth, neuroscienziato e presidente della Brain Preservation Foundation.
A differenza della Alcor, la Nectome non si aspetta che i tessuti morti possano tornare in vita, quanto piuttosto di poter recuperare le informazioni immagazzinate nella disposizione anatomica e molecolare del cervello. Il connettoma è incredibilmente complesso: ciascun nervo è capace di 8.000 connessioni ad altri nervi, ed ogni cervello contiene milioni di cellule.

In febbraio, la Nectome ha acquistato il corpo di una donna anziana deceduta da non più di 2.5 ore, per sperimentare la propria tecnica su di un cervello umano. La procedura dura più di 6 ore ed è stata condotta all’obitorio. Questo cervello verrà preservato per un periodo limitato e poi studiato al microscopio, in fette. Il prossimo passo sarà testare la procedura con una persona che abbia richiesto il suicidio assistito. Hayworth conta sul fatto che la Nectome non si apra al mercato prima della pubblicazione della propria procedura su di una rivista scientifica, di modo da permettere alla comunità etica di concludere le proprie discussioni. C’è chi, infatti, considera simili proposte fraudolente ed uno sfruttamento della naturale paura della morte.

Secondo Boyden, “Fintanto che la Nectome manterrà una perfetta trasparenza rispetto a ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo, conservare le informazioni del cervello potrebbe essere una cosa molto utile.” Chiaramente, ignoriamo molto più di quanto non conosciamo. Non sappiamo, ovviamente, cosa sia la consapevolezza, e quindi se sia possibile riprodurla, ma nemmeno abbiamo chiaro quali strutture cerebrali o dettagli molecolari preservino memorie e tratti della personalità.

McIntyre considera la propria società una di tante startup dedicate alla pura ricerca, senza un vero prodotto da produrre nell’immediato, ma con un’idea rivoluzionaria.

(lo)

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