Il progetto ammiraglio del carbone pulito ha fallito

Un piano per abbattere del 65 percento le emissioni della centrale di Kemper si è rivelato troppo problematico.

di Jamie Condliffe

La centrale a carbone del Mississippi, considerata la più grande dimostrazione del concetto dietro le tecnologie per il carbone pulito, non ha mantenuto le sue promesse. La sua tecnologia per il sequestro dell’anidride carbonica si è rivelata troppo cara e problematica, per cui l’impianto brucerà gas naturale per generare elettricità.

L’impianto a carbone, situato nella contea di Kemper, aveva alimentato le speranze di molti sin dall’avvio della sua costruzione nel 2010. La teoria era semplice: se una centrale riuscisse a bruciare più ecologicamente le riserve di lignite situate nei pressi – la varietà di carbone più inquinante per unità di calore estratto – allora il futuro energetico degli Stati Uniti sarebbe garantito.

Purtroppo, i piani non sono andati per il verso giusto. Il progetto è stato flagellato da problemi sin dall’inizio, costando $7.5 miliardi – $4 miliardi in più rispetto al budget pianificato – ed accumulando tre anni di ritardo sulla tabella di marcia. Ora, il New York Times riporta che la Southern Company, società proprietaria dell’impianto, ha deciso di abbandonare ogni tentativo di far funzionare la tecnologia per il sequestro di anidride carbonica dopo le pressioni ricevute dalla Mississippi Public Service Commission per passare al gas naturale e arrestare l’emorragia di fondi.

La centrale avrebbe dovuto gassificare la lignite per creare un combustibile in grado di emettere quantità di anidride carbonica paragonabili a quelle del gas naturale. Stando alla descrizione della tecnologia da parte della rivista Power, questo risultato avrebbe teoricamente ridotto del 65 percento le emissioni di anidride carbonica associate alla combustione di carbone.

I sistemi di gassificazione non hanno funzionato come previsto, però, e la centrale di Kemper è dovuta quindi passare al gas naturale. Ora, pare che continuerà a bruciare gas naturale in via definitiva. La società ha annunciato “l’immediata sospensione le attività operative e le start-up associate al progetto per il carbone pulito”.

È un durissimo colpo per il carbone pulito. Nonostante alcuni successi nell’abbattimento delle emissioni di centrali a combustibili fossili, il processo associato continua a costare troppo per poter essere implementato su larga scala, specialmente se consideriamo il rapido e continuo declino dei costi delle rinnovabili.

Un recente articolo della Global Warming Policy Foundation suggerisce, infatti, che le soluzioni per catturare e sequestrare l’anidride carbonica resteranno sempre troppo care a confronto con le più convenienti fonti di energia rinnovabile.

Nel cercare di rinvigorire l’industria domestica dei combustibili fossili, il Presidente Donald Trump aveva dichiarato che la sua amministrazione avrebbe “posto fine alla guerra al carbone”, fornendo agli Stati Uniti del “carbone pulito, veramente pulito”. Ora più che mai, questa pare una falsa promessa.

(MO)

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