Mentre Trump inneggia al carbone, l’Europa se ne sta liberando più in fretta del previsto

Da un estremo all’altro dell’Oceano Atlantico, gli approcci ai combustibili fossili non potrebbero essere più distanti.

di Jamie Condliffe

Gli approcci di Stati Uniti ed Unione Europea al consumo di combustibili fossili sono sempre più polarizzati. Mentre Trump si impegna a fare qualunque cosa in suo potere per salvare l’industria del carbone e continuare a bruciare il materiale per generare elettricità, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico le centrali elettriche più inquinanti vengono chiuse a un ritmo crescente.

La scorsa settimana, il segretario dell’energia degli Stati Uniti, ha ordinato una revisione dei mercati energetici nel paese entro i prossimi 60 giorni. Il suo timore: che la crescente adozione di fonti rinnovabili e la chiusura di centrali che forniscono il supporto di base, specialmente quelle facenti uso di combustibili fossili, compromettano l’affidabilità della rete elettrica.

Dal suo memorandum:

In molti hanno messo in discussione il modo in cui la potenza di base veniva fornita e compensata. Altri hanno evidenziato il calo di diversità nel mix energetico del nostro paese, e i suoi effetti sulla potenza di base e l’affidabilità della rete elettrica. Questo dibattito è derivato in parte dagli oneri normativi introdotti da amministrazioni precedenti che erano stati pensati per ridurre la capacità produttiva basata sulla combustione di carbone. Queste norme hanno distrutto lavori e crescita economica, e minacciano di ridurre le prestazioni della rete elettrica nel futuro.

Non è chiaro quanto l’elasticità della rete elettrica sia realmente a rischio, ma la revisione richiesta da Perry gioca a favore del recente ordine esecutivo disposto da Trump nel tentativo di annullare molte delle iniziative ambientali disposte dall’amministrazione Obama. Questa mossa, di fatto, ha imposto alle agenzie federali di rescindere le normative identificate come “un peso” per la generazione di energia – fondamentalmente, un eufemismo per stracciare qualunque regola possa ostacolare il consumo di carbone, come il Clean Power Plan.

Nel frattempo, le cose procedono in maniera ben differente in Europa. Bloomberg riporta che molti dei principali operatori di centrali elettriche nel continente stanno chiudendo o convertendo le centrali a carbone ad un ritmo senza precedenti. Nel 2016 sono state chiuse diverse centrali per un totale di 10 gigawatt di capacità produttiva, e l’International Energy Agency prevede che entro il 2030 114 gigawatt di capacità produttiva verranno ricavati bruciando carbone– contro i 177 gigawatt del 2014.

È improbabile che nuove centrali a carbone prendano il posto di quelle più inquinanti: un recente studio illustra la costante diminuzione nel numero di centrali a carbone in via di costruzione. Parte del vuoto lasciato dalle centrali mandate in pensione verrà colmato da centrali a gas naturale, mentre il resto verrà coperto dalle rinnovabili.

(MO)

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