Waymo e Uber non sono le sole a lottare per le proprietà intellettuali

Anche in Cina è in atto una disputa legale fra due società impegnate a sviluppare sistemi di guida autonoma.

di Yiting Sun

Il gigante delle ricerche online Baidu ha citato in giudizio il suo ex vice presidente Jin Wang con l’accusa di aver rubato tecnologie per la guida autonoma. Wang ha guidato l’unità di Baidu dedicata allo sviluppo di automobili a guida autonoma fino allo scorso marzo, quando si è dimesso per fondare la Jingchi, società nata per sviluppare sistemi analoghi.

Nel mese di giugno la società di Wang ha ultimato con successo la prima prova su strade pubbliche della sua automobile autonoma, appena due mesi dopo la sua fondazione. Secondo Technode, Baidu sostiene che il sorprendente progresso sia dovuto a un vantaggio illecito – il fatto che Wang abbia tenuto con sé uno dei computer di Baidu contenenti proprietà intellettuali che, ora, Baidu vuole riavere indietro.

Questa disputa legale potrà sembrare ironica, se consideriamo che uno dei traguardi di Apollo, il braccio di Baidu dedicato alla guida autonoma, è distribuire gratuitamente il software per la guida autonoma. Quasi certamente, però, questa magnanimità non si estende al hardware, ed è qui che la disputa ricorda tanto la battaglia legale fra Waymo, la divisione di Alphabet dedicata allo sviluppo di sistemi di guida autonoma, e Uber. Waymo ha infatti accusato Anthony Levandowski, un suo ex dipendente, di aver sfruttato una sua tecnologia lidar proprietaria per fondare la società di camion autonomi Otto, successivamente acquisita da Uber.

Baidu ha richiesto un risarcimento di ¥50 milioni ($7.6 milioni) e la cessazione immediata dell’impiego delle tecnologie sottrattegli. Il caso è già in mano alla Corte per le Proprietà Intellettuali di Pechino.

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