Dal vecchio al nuovo spettro

Ricerche promettenti

di Stephen Cass

Il passaggio dalla televisione analogica alla digitale ha creato straordinarie opportunità, aprendo porzioni del radiospettro su scala mondiale che erano inaccessibili a tutti, tranne che alle emittenti radiotelevisive. Questi “spazi bianchi” vacanti si trovano nella fascia dai 52 agli 806 megahertz, e le aziende di telecomunicazioni sperano di poterne utilizzare una parte per le connessioni wireless a banda larga a lunga distanza. Negli Stati Uniti, la Federal Communications Commission ha annunciato nel settembre dello scorso anno delle norme relative all’utilizzo senza licenza degli spazi bianchi, ma già sono in funzione alcuni sistemi pilota. La prima di queste reti pubbliche, introdotta nella rurale Virginia da Spectrum Bridge, nell’ottobre dello scorso anno, sfruttava le frequenze degli spazi bianchi per connettere gli hot spot dei sistemi WiFi a Internet.

L’ostacolo principale all’apertura generalizzata degli spazi bianchi consiste nella variabilità delle frequenze esatte disponibili da luogo a luogo, dipendente in buona misura dalle bande utilizzate dalle stazioni televisive locali.

Di conseguenza, i ricercatori sono impegnati nello sviluppo di apparecchiature wireless abbastanza intelligenti da individuare le frequenze da occupare. A Microsoft Research, Ranveer Chandra (si veda TR35 Innovatori, in “Technology Review”, edizione italiana, n. 6/2010) ha ideato un prototipo in cui le stazioni base determinano la loro posizione con il GPS e poi analizzano il Web per scoprire quali bande di frequenze radio sono già state assegnate alle emittenti locali.

Le reti degli spazi bianchi, come quella di Microsoft, devono trovare un accordo con le stazioni TV locali.

MAPPA: MICROSOFT

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