È il caso di tracciare una linea di confine fra la guida umana e quella autonoma?

Una startup di software sta approcciando l’automazione della guida in maniera differente.

di Will Knight

Alcune vetture di lusso sono già in grado di guidare senza alcuna assistenza in determinate situazioni, effettuando parcheggi a regola d’arte, prendendo il controllo in condizioni di traffico lento o seguendo la vettura antistante. Mentre sistemi automatizzati sempre più sofisticati entrano in commercio, alcune persone si chiedono se lasciare il controllo assoluto alla macchina sia veramente la cosa giusta da fare.

La startup nuTonomy di Cambridge, nel Massachusetts, sta sviluppando un sistema di automazione pensato per sembrare più naturale ed essere abbinato in maniera più efficace al controllo umano. Laddove un convenzionale sistema di guida autonoma analizzerà la strada ricorrendo a radar, lidar, GPS ed altri sensori prima di pianificare il percorso ideale, gli algoritmi sviluppati dalla nuTonomy imitano lo stile di guida di un essere umano, identificando un corridoio sicuro attraverso il quale passare. Una vettura controllata dal software della società percorrerà il percorso ottimale seguendo questo corridoio.

Con questo approccio è anche possibile abbinare con maggiore fluidità il controllo umano a quello del computer. Il sistema, ad esempio, può monitorare la sterzata di un conducente ed intervenire solamente quando rileva che questi sta per abbandonare il percorso definito dal software.

“Il problema fondamentale è che gli esseri umani e le macchine approcciano il compito della guida in maniera differente”, spiega Karl Iagnemma, uno scienziato ricercatore del MIT e fondatore della nuTonomy. Senza la dovuta attenzione, questo potrebbe portare a sistemi di guida autonoma con uno stile di guida imprevedibile o apparentemente innaturale per i conducenti umani. Iagnemma dice che la società sta sviluppando anche nuovi sistemi per collaudare e verificare che un sistema di guida autonoma funzioni in tutti gli scenari possibili, qualcosa che contribuirà allo sviluppo di sistemi sempre più complessi. Aggiunge infineche la società sta lavorando in collaborazione con un marchio di prestigio “con un occhio rivolto alla commercializzazione”.

Si parla di automazione delle automobili da decenni – sistemi di regolazione automatica della velocità sono comuni dagli anni ’90, mentre i parcheggi paralleli automatizzati sono stati introdotti a partire dai primi anni 2000. Gli ultimi sviluppi, però, hanno avuto effetti sorprendenti. L’ultimo modello di BMW Serie 7, ad esempio, permette al conducente di scendere dalla vettura e lasciare che questa si parcheggi da sola con la sola pressione di un pulsante. Alcuni modelli Mercedes possono viaggiare automaticamente nel traffico lento, e sia Audi che Volvo intendono presentare nuove tecnologie l’anno prossimo.

Cresce il dibattito sulla formulazione di normative per l’introduzione di sistemi di guida autonoma sempre più sofisticati. Il National Transportation Safety Board ha recentemente presentato un nuovo rapporto all’interno del quale viene richiesta l’introduzione di sistemi di sistemi anticollisione sulle nuove automobili; norme proposte dalla Casa e dal Senato degli Stati Uniti richiedono invece che tali tecnologie vengano considerate nelle valutazioni sulla sicurezza delle vetture.

Nel giro di un anno, l’introduzione di una tecnologia che permetta alle vetture di guidare autonomamente sulle autostrade segnerà una nuova pietra miliare. Tesla Motors ha dichiarato di avere in programma un aggiornamento per le sue Model S (vedi “La fine dell’ansia da autonomia e l’inizio del pilota automatico”), grazie al quale le vetture dotate dei sensori necessari potranno prendere il controllo di velocità e sterzo durante le percorrenze in autostrada. Cadillac intende offrire una tecnologia simile come optional su alcuni suoi modelli dell’anno prossimo.

L’introduzione di questi sistemi potrebbe alimentare i timori inerenti la disattenzione dei conducenti umani, specialmente nel caso in cui questi dovessero improvvisamente riprendere il controllo della vettura (vedi “Procedete con cautela verso le automobili che guidano da sole”).
Cadillac non ha ancora descritto come un conducente dovrà lasciare o riprendere il controllo dal suo sistema, ma Dan Flores, un portavoce GM, dice: “State certi che gli scenari in cui il sistema dovesse andare in avaria sono inclusi nella fase di sviluppo”.

Questa crescente automazione è alimentata non solo dall’interesse delle case automobilistiche ma anche da quello delle società tecnologiche. Oltre a Google e alla sua auto senza conducente, Uber ha manifestato il proprio interesse nella tecnologia per la guida autonoma approcciando ricercatori accademici della Carnegie Mellon University con esperienze in quel settore, mentre Apple sta sviluppando la propria tecnologia per la guida autonoma (vedi “Apple’s Real Car Play”).

Paul Green, un professore dell’Università del Michigan che studia il comportamento dei conducenti e le interfacce per automobili, sostiene che l’automazione parziale ponga nuovi problemi. “Si tratta di un importante cambiamento nel modo in cui si guida una vettura”, dice. “Molte persone premono per apportare questo cambiamento in fretta, ma questo genere di cose va fatto con cura. Non possiamo proprio prevedere in che modo si comporteranno le persone”.

(MO)

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