Giocare fa bene?

Lo ha scritto a chiare lettere nel suo libro più recente. Jane McGonigal non ha dubbi: i video games hanno molteplici effetti positivi, come ha affermato anche durante il recente PAX East. Senza nascondere però che vanno rispettati alcuni limiti.

di Kristina Grifantini

Durante il secondo festival annuale Penny Arcade Exchange East, un evento della durata di un fine settimana tenutosi presso il Boston Convention Center, la designer di videogiochi ha parlato dinanzi a circa 69,500 spettatori provenienti da tutto il paese per difendere gli effetti benevoli dei videogiochi.

“Per anni ci siamo sentiti dire che i videogiochi tirano fuori il peggio dalle persone. Non potrebbe invece essere il contrario e che quindi fanno emergere il meglio di noi?” ha chiesto alla sua audience – che per la maggior parte sembrava composta da giovani uomini intorno ai vent’anni, ma anche da famiglie e adolescenti, alcuni dei quali vestiti come i loro personaggi preferiti dei videogiochi.

“è insomma possibile che, anziché distrarci da obiettivi reali, i videogiochi ne siano promotori?” Secondo la McGonigal la risposta esatta, è sì.

I videogiochi infatti rievocherebbero in noi sentimenti di decisione, dedizione, creatività, successo, appartenenza sociale e, per concludere, felicità, sentimenti che possono essere indirizzati anche verso obiettivi reali.

Il suo discorso arriva in un periodo di forti cambiamenti. Dopo anni trascorsi a promuovere i videogiochi (la McGonigal aveva vinto il premio TR35 nel 2006), solo di recente le dinamiche dei videogiochi e la loro crescente diffusione in nuovi strumenti e nuove fasce di età hanno cominciato a far parlare di sè al di fuori della sfera di utenti ed entusiasti.

I progettisti sfruttano l’espansione dei videogiochi per promuovere abitudini salutari ed istruire i bambini su temi importanti quali la sicurezza, e con il boom degli smart phone e dei social network il numero di persone che gioca occasionalmente a videogiochi quali Angry Birds o Farmville e’ in costante crescita.

“Vi sono molte persone che guardano ai videogiochi con preoccupazione,” ha proseguito McGonigal. “C’è questo strano ed orribile stereotipo sui videogiocatori che non sarebbero capaci nella vita reale.” Ma le persone che li amano, ribatte, manifestano con regolarità doti di produttività, cooperazione, ottimismo e fermezza – sentimenti che portano ad una felicità salutare nella vita di tutti i giorni.

McGonigal, che è a capo del Games research & Development presso l’Institute for the Future in California, ha in quindi illustrato gli effetti positivi dei giochi: coloro che giocavano con regolarità a Guitar Hero e Rock Band manifestavano una maggiore inclinazione a provare strumenti musicali reali; i bambini, dopo aver giocato a giochi di cooperazione come Super Mario Sunshine, manifestavano una partecipazione maggiore nelle attività di gruppo. E la lista prosegue: uno studio della Stanford University ha dimostrato che i giocatori acquisiscono una maggior e sicurezza di sé, per merito degli avatar con i quali si presentano, mentre i soldati che trascorrevano 3-4 ore in Afghanistan a giocare ad Halo o a Call of Duty manifestavano un tasso ridotto di stress post traumatico, violenza domestica e suicidio una volta rientrati in patria.

Nel suo recente best seller “Reality is Broken: Why Games make Us Better and How Thet Can Change the World”, McGonigal descrive come i giochi costituiscano una forma di obiettivo personale attraverso il quale i giocatori si sottopongono volontariamente ad una serie di sfide.

“Il gioco è una forma elevata di lavoro. è un lavoro che scegliamo noi stessi e che ci avvicina ai nostri amici.”

Esistono però dei limiti, come ad esempio il fatto che gli effetti benevoli dei videogiochi non funzionino per coloro che giocano più di 28 ore alla settimana.

Secondo McGonigal, i videogiochi potrebbero avere un ruolo estremamente importante nell’assistenza sanitaria. Per avvalorare questa teoria ha descritto come l’essere entrata in contatto con un videogioco l’abbia aiutata personalmente a superare un difficile periodo di recupero da un trauma. “I giochi per la riabilitazione che aiutano le persone a guarire e a mantenere un umore positivo giocheranno un ruolo molto importante.”

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