Lo scambio di bitcoin a copertura di un sito di pornopedofilia

Gli agenti delle forze dell’ordine negli Stati Uniti affermano di aver fatto affidamento su tecnologie sofisticate per tracciare le transazioni di Bitcoin su un sito che in realtà era “il più grande mercato di sfruttamento sessuale dei minori in base al volume di contenuti mai scoperto”.

di Mike Orcutt

I pubblici ministeri federali statunitensi hanno accusato il 23enne Jong Woo Son della Corea del Sud di aver gestito un sito di pedopornografia chiamato Welcome To Video. Come riferito dal Dipartimento di Giustizia americano, oltre a Son, che era già stato arrestato e condannato in Corea del Sud per accuse relative alla pedopornografia, 337 utenti del sito, residenti negli Stati Uniti e in altri 11 paesi, sono stati arrestati e incriminati.

Gli utenti di Welcome To Video hanno scambiato Bitcoin per contenuti illeciti. Ogni nuovo utente otteneva un indirizzo Bitcoin univoco al momento della creazione dell’account. Secondo un comunicato stampa del DOJ, il sito è “il primo nel suo genere a monetizzare i video di sfruttamento minorile utilizzando Bitcoin”.

Agenti speciali dell’unità investigativa criminale dell’Internal Revenue Service hanno utilizzato tecniche di sorveglianza sui Bitcoin per rintracciare la posizione fisica del server del sito in Corea del Sud. Un’analisi del server, come comunicato dal DOJ, ha rilevato che oltre un milione di indirizzi erano associati all’operazione.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i Bitcoin non sono anonimi. Esistono modi per rendere le transazioni più difficili da tracciare, ma è ugualmente possibile monitorare il flusso della criptovaluta illecita applicando sofisticati strumenti analitici ai dati pubblici della blockchain.

I funzionari delle forze dell’ordine possono utilizzare questi strumenti insieme a elementi raccolti nel mondo reale per deanonimizzare gli utenti. L’anno scorso, gli investigatori hanno svelato una complessa rete di transazioni di Bitcoin presumibilmente orchestrate da agenti dell’intelligence russa nel tentativo di interferire con le elezioni presidenziali statunitensi del 2016.

Chainalysis, un’azienda di analisi della blockchain, afferma che gli investigatori sul caso Welcome To Video hanno usato i suoi strumenti per smascherare chi stava scambiando bitcoin per inviare denaro al sito. I funzionari delle forze dell’ordine hanno poi indagato su quegli scambi, che di solito richiedono agli utenti di fornire un documento di identità, per raccogliere ulteriori informazioni. In sostanza, da questa storia emerge ancora una volta che l’utilizzo dei Bitcoin non garantisce l’anonimato.

(rp)

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