Il soccorso antivalanghe di prossima generazione

L’Università di Bologna sta sviluppando i droni che assisteranno il personale umano nelle missioni di sorveglianza e soccorso alpino.

Nel mese di febbraio, Unibo, in collaborazione con il soccorso alpino valdostano del comprensorio sciistico di Pila, ha collaudato un drone per il soccorso antivalanghe.

Il drone è stato messo a punto dal team di ricerca guidato da Lorenzo Marconi, coordinatore del progetto e docente di automatica del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi” nell’ambito del progetto europeo SHERPA. Il progetto è incentrato sulla creazione di una piattaforma combinata di droni volanti e terrestri per il supporto del personale umano in missioni di sorveglianza e soccorso in ambienti impervi e ostili.

Nel caso particolare del drone sviluppato dal team del Prof. Marconi, la ricerca propone una soluzione innovativa per velocizzare i tempi di soccorso in caso di valanghe.

L’idea consiste nell’utilizzare un drone munito di ricevitore ARTVA per la ricerca dei dispersi, al fine di perlustrare una vasta aerea in tempi rapidi. La tempestività dei soccorsi in questi casi è fondamentale per riuscire a salvare chi si trova travolto dalla massa nevosa. Spesso la vittima si trova in località difficili da raggiungere e quindi per i soccorritori il rilevamento del segnale può essere assai difficoltoso.

Dopo le ricerche e le prove in laboratorio, il team ha collaudato in condizioni operative reali il prototipo costruito dall’azienda Aslatech, partner del progetto.

In questo video è possibile assistere ad alcuni dei test condotti sul campo.

I test hanno riguardato principalmente l’analisi delle performance di volo nel contesto montano, con avverse condizioni meteo, nonché la fattibilità dell’individuazione accurata di un segnale emesso da un trasmettitore (beacon) posto sotto la neve, che simulava il disperso, mediante l’apparecchio di ricerca in valanga installato a bordo di SHERPA.

Dopo due giorni di prove, il team bolognese si è dichiarato più che soddisfatto, come riporta Roberto Naldi, ricercatore dell’Unibo che ha partecipato all’esercitazione: “Tutti i test sulle funzionalità del drone hanno dato esito positivo. Nessun tipo di problema si è presentato relativamente al radiocomando, alle funzionalità dei motori, dell’elettronica di bordo e del sistema di comunicazione Wi-fi. Rimangono da perfezionare comunque il raggio di comunicazione e l’autonomia delle batterie, che risentono delle basse temperature diminuendo i voltaggi”.

Tutti gli esperimenti sono stati effettuati ad una quota di circa 2000 metri con temperature minime di alcuni gradi sotto zero. Le prove sono state condotte anche in presenza di moderate nevicate e nebbia e con scarso vento.

Non resta che caricare a bordo la fiaschetta di brandy.

(MO)

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