L’esercito USA sceglie le energie rinnovabili

Grazie allo sviluppo di tecnologie “green”, il Pentagono punta a ridurre le perdite di vite umane nei trasporti di carburante e a tagliare una bolletta energetica dei militari che ha toccato ormai i 4 miliardi di dollari.

di Emilio Fabio Torsello

L’esercito americano diventa sostenibile. Non tanto e non solo per una rinnovata attenzione nei confronti dell’ambiente ma soprattutto per limitare la perdita di vite umane e i costi della bolletta energetica. Una riconversione alle rinnovabili e la possibilità di installare pannelli solari eviterebbe invece pericolosi trasferimenti, garantendo una continuità di fornitura energetica altrimenti a rischio. Tra il 2003 e il 2007, secondo l’ultimo report annuale della NATO, sono stati oltre tremila i soldati americani uccisi o feriti durante operazioni di trasferimento di carburante in zone di guerra in Iraq e Afghanistan.

Esercito USA: una bolletta energetica da 4 miliardi di dollari

E per comprendere quanto le rinnovabili potrebbero davvero segnare il passo e tagliare i costi del Pentagono, basti pensare che sono circa 300.000 le sedi dell’esercito e 500 le basi, sia sul territorio nazionale che all’estero che ogni giorno devono essere rifornite di energia e attrezzature. Tra le voci di bilancio più critiche per il ministero della Difesa statunitense, il costo del petrolio che pesa per il 53% della spesa totale per i carburanti. E la percentuale sale all’84% se si considerano i consumi dell’Aeronautica militare. In totale, l’esercito americano consuma qualcosa come 100 milioni di barili di greggio all’anno per una bolletta da 4 miliardi di dollari.

Dal Pentagono 7 miliardi di dollari per le tecnologie “green”

Il Dipartimento della Difesa USA prevede di stanziare 7 miliardi da qui al 2025 per incrementare la ricerca e lo sviluppo di tecnologie “green”, in modo da sviluppare fonti di energia alternative a fini militari. E si tratterebbe di pannelli solari, turbine eoliche, batterie, nuovi motori in grado di essere energeticamente indipendenti. A fare da cappello a questi programmi di sviluppo, anche il Science for Peace and Security Programme della NATO, mirato proprio a innovare con tecnologie focalizzate su sicurezza e sostenibilità che possano tornare utili sia in campo civile che militare.

Le innovazioni sul campo: dalle docce alle batterie rinnovabili per la Marina militare

Eppure alcune innovazioni “sul campo” all’insegna delle rinnovabili sono state introdotte già da qualche anno. Dal 2009, per esempio, i soldati possono già ricaricare diverse apparecchiature elettroniche e radio grazie a una serie di pannelli solari portatili flessibili. In fase di testing anche docce con sistemi capaci di riciclare le acque e batterie per alimentare climatizzatori e computer. Non mancano anche i veicoli ibridi – con un sistema elettrico/benzina – targati BAE Systems. Mentre è di poche settimane fa il test effettuato dalla Marina militare USA della prima batteria che sfrutta fonti rinnovabili (inclusi vento ed energia solare), realizzata dalla Boeing dopo 16 mesi di sviluppo.

Mentre nelle scorse settimane sempre la Marina Militare statunitense ha varato la cosiddetta “Great Green Fleet”, una “flotta” di cui fa parte anche USS Nimitz, e che naviga grazia a un mix di combustibili fossili e biofuel. Della flotta “green” fanno parte anche la USS Princeton, la USS Chafee, la USS Chung Hoon, e la nave per rifornimenti USNS Henry J. Kaiser.

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(Fonte Abo/Oil)

(sa)

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