Scandalo oppioidi: il caso Sackler

Far pagare Purdue Pharma da sola non è sufficiente per risolvere i problemi di fondo dell’industria farmaceutica

MIT Technology Review Italia

Una serie TV che ha ottenuto 14 nomination agli Emmy la descrive come un clan malvagio. Un’altra è in lavorazione. Il ruolo che la famiglia Sackler e la loro azienda privata, Purdue Pharma, hanno svolto nella crisi degli oppioidi è di pubblico dominio. Per commercializzare il potente oppioide a lunga durata OxyContin ha utilizzato organizzazioni mediche ufficiali che hanno diffuso messaggi che sopravvalutano l’efficacia del farmaco e sottovalutano i suoi rischi di dipendenza. Le vendite sono esplose, con grandi profitti per la famiglia, ma lasciando in scia quello che è stato definito un “impero del dolore“.

All’inizio degli anni Duemila, la strategia di Purdue ha rappresentato un modello per altri produttori di farmaci, distributori e catene di farmacie, portando a tassi alle stelle la dipendenza da oppioidi. Quindi, quando a marzo del 2022 la transazione fallimentare di Purdue Pharma ha stabilito il pagamento per i Sackler a governi locali e statali di 6 miliardi di dollari per risolvere le cause legali sugli oppiacei, la notizia è stata accolta con una certa soddisfazione.

David Herzberg, esperto di farmaci che creano dipendenza, vede un pericolo nell’associare troppo strettamente la crisi degli oppioidi alla famiglia Sackler. A suo parere, punire le persone che hanno infranto la legge e far pagare i leader aziendali per riparare i danni che hanno causato, aiuta sicuramente, ma sono necessarie anche ampie riforme per evitare che disastri simili si ripetano.

Come riportato da “The Conversation”, i Sackler sono diventati l’emblema della crisi degli oppioidi e delle conseguenti dipendenze dei consumatori dagli antidolorifici regolarmente prescritti. Individuare esattamente quanti soldi hanno estratto da Purdue è impossibile, ma nel 2021 si stima che i due principali rami della famiglia Sackler detenessero circa 11 miliardi di dollari di asset. In genere, hanno utilizzato i loro profitti per proteggere la reputazione della famiglia attraverso generose donazioni di beneficienza a musei come il Guggenheim e il Louvre e a diverse università, tra cui Tufts e Yale.

La loro filantropia ha prodotto un’aura di rispettabilità, ma li ha anche resi altamente visibili. La storia dei Sackler ripercorre quella classica dei cattivi dei fumetti come si evince dalla performance nominata agli Emmy dell’attore Michael Stuhlbarg nei panni di un Richard Sackler straordinariamente inquietante nella serie della piattaforma streaming Hulu Dopesick, basata sull’omonimo libro di Beth Macy. Gli spettatori possono probabilmente aspettarsi una caratterizzazione simile da Michael Broderick, che interpreterà Richard Sackler in Painkiller, una prossima serie Netflix su come è iniziata la crisi degli oppioidi.

E’ da ricordare però che Purdue non ha inventato le tattiche utilizzate per vendere OxyContin. Le aziende farmaceutiche scoprono e vendono prodotti a volte “miracolosi”, ma esercitano regolarmente anche un’influenza preoccupante su ogni fase della produzione e circolazione della conoscenza sui farmaci, che può rendere difficile la comprensione del vero valore di un medicinale. 

Supervisionano la ricerca che dimostra l’efficacia dei farmaci, scrivono o ispirano le pubblicazioni basate sulla ricerca, influenzano le linee guida professionali che incoraggiano la prescrizione. Finanziano anche le organizzazioni di difesa dei pazienti, esercitando pressioni per far esprimere loro forme di sostegno ai medicinali che producono. Infine, fanno pressioni per leggi, regolamenti e qualsiasi altra cosa che possa favorire la domanda dei loro farmaci.

Fino a quando la Food and Drug Administration non ha approvato OxyContin nel 1995, queste tecniche di marketing erano vietate per gli oppioidi, che le autorità consideravano ad alto rischio per i consumatori. Come Herzberg spiega nel suo libro, White Market Drugs, gli enti regolatori federali, supportati da “timide” autorità mediche, hanno nominato importanti farmacologi per testare la dipendenza dei nuovi prodotti oppioidi e hanno esaminato le pubblicità per assicurarsi che i rischi fossero trasmessi in modo completo e accurato.

Le aziende farmaceutiche hanno cercato di ingannare chi esercitava i controlli con una parata di “oppioidi miracolosi” ormai dimenticati molto prima di OxyContin. In effetti, uno di questi presunti farmaci miracolosi non era altro che l’ossicodone, l’ingrediente principale di OxyContin. L’ossicodone, scoperto nel 1916 , è stato venduto negli Stati Uniti per la maggior parte del XX secolo. Nel 1949, Endo Products affermò che il Percodan, il suo nuovo prodotto a base di ossicodone, non doveva essere sottoposto a severi controlli federali perché era chimicamente simile alla codeina, un oppioide relativamente debole utilizzato negli sciroppi per la tosse. L’azienda ha insistito sul fatto che non creava dipendenza se usato come prescritto.

I farmacologi esperti che lavorano con le autorità di regolamentazione federali hanno respinto queste tesi, notando che l’ossicodone produceva una dipendenza “intensa” ed evidenziando che i consumatori non sempre seguivano le prescrizioni dei medici. La vera innovazione di Purdue con OxyContin è stata commerciale, non scientifica. L’azienda è stata la prima a commercializzare un potente oppioide utilizzando le strategie pubblicitarie più aggressive e ha tracciato la strada nel settore.

Purdue non ha agito da sola. Altri produttori di farmaci come Endo e Janssen hanno imitato e persino superato l’esempio di Purdue una volta infranto il tabù. Multinazionali farmaceutiche come Allergan e Teva hanno quindi tratto profitto dall’espansione e dal prolungamento del boom, così come i distributori di farmaci all’ingrosso e le catene di farmacie al dettaglio. Anche la prestigiosa società di consulenza McKinsey si è messa in gioco, consigliando come massimizzare le vendite.

Questa rete estesa di complicità rende il contenzioso sugli oppiacei complesso e difficile da seguire. Città, stati e altri querelanti non hanno solo citato in giudizio Purdue, ma si sono rivolti al sistema legale per assicurarsi che tutte le altre aziende pagassero per riparare i danni causati dallo storico boom degli oppioidi che ha contribuito a oltre 500.000 morti per overdose dal 1996. Ad oggi il più grande accordo nazionale è con le tre principali aziende di distribuzione di oppioidi e Johnson & Johnson, produttore dei potentissimi analgesici Duragesic e Nucynta. Un totale di 26 miliardi di dollari, molto più di quanto stanno pagando Purdue e i Sackler.

Ma gli accordi finanziari non possono risolvere tutti i problemi che hanno reso possibile questa crisi. Purdue e i suoi concorrenti sono stati in grado di anteporre i profitti alla sicurezza dei consumatori per così tanto tempo, in parte perché le loro strategie di marketing si avvicinavano molto al modo in cui gli altri medicinali vengono venduti negli Stati Uniti. La crisi degli oppioidi, in altre parole, ha portato alla ribalta i problemi di fondo dell’industria farmaceutica. Fino a quando non si interverrà su questi, l’infelice storia di farmaci da prescrizione che creano dipendenza continuerà a ripetersi.

Fotografia: Dalla serie Tv “Dopesick”

(rp)

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