Il ritorno della psichedelia

Ora più che mai, terapie a base di sostanze psichedeliche sono oggetto curiosità, e di ricerca. E potrebbero essere la svolta per numerosi disagi psicologici

Nikhita Singhal si emoziona ancora quando parla di come è riuscita a cambiare la propria vita. Singhal, laureata in psichiatria all’Università di Toronto, racconta di come abbia fatto uso di droghe psichedeliche – ayahuasca, ketamina e MDMA – per superare il disturbo alimentare che l’affliggeva dall’età di sette anni.

“È stato un percorso davvero doloroso, sia emotivamente che psicologicamente”, dice, raccontando di un particolare trip condiviso con i genitori nell’ayahuasca. “Mi sembrava di poter vedere me stessa nel mezzo di una tempesta di caos in cui mi sentivo a mio agio e al sicuro nella malattia, trattandosi di una condizione radicata da 20 anni. Non riuscivo nemmeno ad immaginare id poter cambiare atteggiamento o punto di vista, eppure ora mi ritrovo in uno stato che non avrei mai creduto possibile.

Le esperienze di Singhal cresciuta in un susseguirsi di ricoveri, l’hanno condotta a scegliere la psichiatria come percorso professionale. Ora, sogna un futuro non troppo lontano in cui potrà a sua volta prescrivere una terapia a base di sostanze psichedeliche. “È strabiliante osservare gli enormi passi avanti che i [pazienti] possono fare in una sessione [psichedelica], pari ad anni e anni di psicoterapie tradizionali“, dice. “Ne escono completamente cambiati.”

Le sostanze psichedeliche stanno tornando alla ribalta. Dopo decenni di proibizionismo e diffamazione, sono sempre più utilizzate in forma terapeutica. Farmaci come ketamina, MDMA e funghi psilocibina vengono esaminati in studi clinici per il trattamento della depressione, dell’abuso di sostanze che creano dipendenza e di una serie di altre condizioni. Il ritorno nelle grazie della comunità medica di questi farmaci a lungo tabù rappresenta una promessa fondamentale soprattutto per le donne.

Molte donne intervistate da MIT Technology Review, non solo Singhal, hanno descritto esperienze di successo nell’utilizzo di sostanze psichedeliche, non per scopi ricreativi, ma per guarire. Una donna ha raccontato come la terapia psichedelica assistita l’abbia aiutata a superare la depressione postpartum. Un’altra ha descritto come il microdosaggio di psilocibina abbia alleviato i sintomi del disturbo disforico premestruale (PMDD) mentre un trip con l’Ayahuasca ha risolto appieno la sua condizione.

Online, su Reddit e su Facebook gruppi di donne descrivono come l’utilizzo di psilocibina, LSD, ketamina e MDMA le abbia aiutate ad affrontare la sindrome premestruale, la menopausa, il calo della libido, la depressione postpartum e il disturbo da stress post-traumatico da trauma sessuale.

Jennifer Gural, psicoterapeuta californiana, descrive i benefici ottenuti personalmente e dalle sue pazienti grazie all’utilizzo di sostanze psichedeliche: “Hanno spostato il centro della mia vita. Mi hanno davvero aiutato ad affrontare il modo in cui funziona il mio cervello e come stavo pensando… È stata un’esperienza che mi ha cambiato profondamente la vita. Ho fatto uso di ayahuasca e psilocibina. Non so se ripeterò mai l’esperienza, ma sono pronta a farlo, se necessario. Questo, credo sia l’atteggiamento da tenere con le sostanze psichedeliche“.

“Penso che porti alla luce una condizione di disperazione nel campo della salute delle donne. E sappiamo tutti che all’origine di questo stato di cose c’è il fatto che nessuno si preoccupa di studiare le donne, e nessuno ascolta le donne, soprattutto quando segnaliamo i nostri specifici problemi di salute mentale”. Ayelet Waldman

Dopo l’uscita nel 2017 del libro di Ayelet Waldman: ‘A Really Good Day: How Microdosing Made a Mega Difference in My Mood, My Marriage, and My Life‘, in cui l’autrice descrive l’esperienza fatta in prima persona per un mese con il microdosaggio di LSD per trattare gravi “tempeste d’umore”, migliaia di donne di tutte in tutto il mondo l’hanno contattata. “Si rivolge ad un livello di disperazione presente nel campo della salute delle donne”, dice. “E sappiamo tutti che all’origine di questa disperazione c’è il fatto che nessuno si preoccupa di studiare le donne, e nessuno ascolta le donne, soprattutto quando segnaliamo i nostri specifici problemi di salute mentale“.

Gran parte della medicina moderna si basa su ricerche svolte esclusivamente sugli uomini cisgender: negli Stati Uniti, per esempio, fino a quando il Congresso approvò negli anni ’90 il ‘National Institutes of Health Revitalization Act’, la ricerca clinica escludeva categoricamente le donne. Ciò significa che la scienza su cui si basa ogni aspetto della medicina (prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie), non sa tenere da conto delle differenze inerenti a a sesso e genere del paziente.

Di conseguenza, il dolore e i sintomi delle donne sono stati e continuano ad essere costantemente respinti e sottovalutati dai medici. Nel caso di più di 700 malattie, le donne ricevono diagnosi con ritardi sugli uomini che possono arrivare a 10 anni prima di essere complete e corrette. Sono anche maggiormente a rischio di effetti collaterali negativi dei farmaci; uno studio recente ha rilevato che 86 farmaci approvati dalla Food and Drug Administration statunitense avevano maggiori probabilità di causare tali problemi nelle donne rispetto agli uomini.

L’ondata crescente di donne che si auto-trattano con sostanze psichedeliche può essere il risultato della frustrazioni con un sistema sanitario disinteressato e comporta rischi come interazioni pericolose tra sostanze psichedeliche e farmaci da prescrizione o, peggio, sostanze psichedeliche adulterate con altre sostanze, come il fentanil. Ma gli ultimi anni sono visto emergere nuove ricerche ufficiali su questi farmaci.

Le donne hanno maggiori probabilità di soffrire di disturbo da stress post-traumatico rispetto agli uomini, mentre gli individui transgender e di genere diverso hanno un rischio molto più elevato di sviluppare un disturbo da stress post-traumatico rispetto alla popolazione generale. Inoltre, le donne soffrono più frequentemente di depressione. In particolare, una donna su sette che soffre di depressione postpartum nella più completa solitudine.

Gli studi che riportano di aver ottenuto buoni risultati da poche dosi di MDMA o psilocibina combinate con la terapia hanno portato la FDA a designare quei farmaci come terapie innovative (uno status prioritario dato ai farmaci promettenti proposti per soddisfare un bisogno insoddisfatto) per il disturbo da stress post-traumatico e la depressione resistente al trattamento, rispettivamente.

Il genere è anche un fattore nei disturbi alimentari come l’anoressia nervosa, che è tre volte più prevalente tra le donne rispetto agli uomini. L’Associazione multidisciplinare per gli studi psichedelici (MAPS) sta attualmente conducendo uno studio sulla terapia assistita dall’MDMA per il trattamento dell’anoressia, della bulimia e dei disturbi da alimentazione incontrollata; il trattamento agisce riducendo l’attività nell’amigdala, la parte del cervello che elabora paura e senso di pericolo.

Il Center for Psychedelic Research dell’Imperial College di Londra sta conducendo uno studio clinico sulla psicoterapia assistita da psilocibina anche come trattamento per l’anoressia.

Potremmo essere agli albori di un futuro più luminoso per la salute delle donne, in cui i comuni disturbi mentali, i sintomi del dolore cronico e gli intensi sbalzi d’umore vengono gestiti con viaggi che alterano la mente. Gli psichiatri sono ottimisti, ma sono giustamente preoccupati per il potenziale abuso nella terapia psichedelica assistita.

L’interesse delle aziende farmaceutiche

La ricerca di droghe psichedeliche che affrontino specificamente le condizioni di salute delle donne è già iniziata. Felicity Pharma, un’azienda biotecnologica focalizzata sui “disturbi dell’umore nelle donne”, ha sviluppato un farmaco brevettato che utilizza una sostanza psichedelica per curare il PMDD e la depressione postpartum. Olivia Mannix, CEO e fondatrice di Felicity, afferma che il farmaco è attualmente pronto per studi pilota di proof-of-concept, ma la sua visione a lungo termine è quella di scuotere il mercato stagnante degli antidepressivi.

“Ho fatto uso di ayahuasca e di psilocibina. Non so se ripeterò mai l’esperienza, ma sono pronta a farlo se è necessario. Credo che questo sia l’atteggiamento migliore da tenere nei confronti delle sostanza psichedeliche”, spiega Jennifer Gural, psicoterapeuta californiana

I problemi correlati agli antidepressivi convenzionali come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), sono ben noti. “L’effetto deli SSRI è limitato“, afferma Julie Holland, psichiatra, autrice e consulente medica di MAPS. “C’è un intorpidimento emotivo, c’è un intorpidimento fisico; è più difficile piangere, è più difficile raggiungere l’orgasmo. Penso che le sostanze psichedeliche per molte donne siano davvero una soluzione più completa ai loro problemi, a differenza dei farmaci ora in uso che possono fare solo da cerotto.”

I ricercatori che studiano il cervello sanno che gli SSRI possono aumentare gradualmente la neuroplasticità, la capacità del cervello di formare nuove connessioni tra i neuroni. La neuroplasticità può essere compromessa nelle persone depresse.

Uno studio del 2021 condotto a Yale suggerisce che la psilocibina ha la capacità di stimolare la neuroplasticità, disconnettendo alcuni dei modelli di pensiero ripetitivi e cablati spesso coinvolti in condizioni come depressione e disturbi alimentari. La ricerca mostra che sostanze psichedeliche come la psilocibina possono anche essere efficaci quanto gli SSRI per curare la depressione, se non di più.

“Ogni volta che si parla di comportamenti rigidi e compulsivi che vengono ripetuti più e più volte (come capita nel caso dell’anoressia o dei disturbi ossessivo-compulsivi), è necessaria una forma di ‘ricablaggio’,” spiega Holland. “Le sostanze psichedeliche sono molto più efficaci in questo compito rispetto agli SSRI, in quanto si sono dimostrate spesosi più capaci di raggiungere la causa effettiva di ciò che sta succedendo e di disimballare ciò che sta alimentando il comportamento invece di schiaffarci semplicemente un cerotto sopra”.

Molte delle donne in cura con la Holland assumono antidepressivi ed uno degli effetti collaterali più frequenti di questi farmaci è un calo nella libido. In questi giorni, è particolarmente interessata al potenziale di sostanze psichedeliche “rare” capaci di migliorare in modo affidabile le esperienze sessuali, come la 2C-B, droga delle feste e afrodisiaco nell’Europa degli anni ’90.

Eastra Health, un’altra startup che lavora sulla medicina psichedelica specifica per le donne, ha depositato due brevetti per trattamenti che utilizzano 2C-B per alleviare la disfunzione sessuale femminile e i sintomi della sindrome premestruale. Jeremy Weate, CEO di Eastra, spiega al MIT Technology Review che la ricerca è partita dal presupposto che la 2C-B sia in grado di appiattire l’aumento e la diminuzione dei livelli di estrogeni sperimentati durante il ciclo mestruale. La ricerca e lo sviluppo sono stati lenti, tuttavia, perché l’azienda ha faticato ad ottenere finanziamenti significativi.

Ma i finanziamenti stanno infine affluendo alla terapia assistita da psichedelici, in particolare nel caso di una droga: la ketamina. Negli ultimi anni, la terapia assistita da ketamina (legale negli Stati Uniti) è diventata popolare come trattamento alternativo efficace, anche se costoso, per la depressione e l’ansia (in genere, i trattamenti con ketamina negli Stati Uniti vanno da $600 a $1.200 per sessione e il corso standard del trattamento è di sei sessioni).

“Abbiamo avviato la nostra azienda sapendo che alle donne sopra i 40 anni vengono prescritti antidepressivi a un tasso da tre a quattro volte superiore a quello degli uomini: riparla di una donna su cinque che assume un antidepressivo per affrontare la giornata“, spiega Juan Pablo Cappello, cofondatore e CEO della piattaforma di terapia con ketamina Nue Life, approvata dalla FDA e oggetto di 23 milioni di dollari in finanziamenti lo scorso aprile.

Attraverso piattaforme come Nue Life, o in una delle centinaia di cliniche di terapia con ketamina negli Stati Uniti, i pazienti possono assumere quantità controllate di una sostanza psicoattiva sotto l’attenta guida di un medico esperto per indurre uno stato di coscienza alterato (un trip, o viaggio). Avendo ricevuto tonnellate di attenzione negli ultimi anni per la sua presunta capacità di trattare PTSD, ansia e abuso di sostanze, la ketamina è ora allo studio come metodo efficace per alleviare anche i sintomi della depressione postpartum.

Un recente studio sul Journal of Affective Disorders suggerisce che nei pazienti ad alto rischio di depressione postpartum, una singola dose di ketamina somministrata prima dell’anestesia durante il taglio cesareo potrebbe essere efficace nel prevenirla. Anche un’altra startup di terapia con ketamina, Field Trip, sta per avviare studi clinici di fase I sugli esseri umani per la FT-104, una molecola psichedelica simile alla psilocibina che induce viaggi molto più brevi (il padre di Nikhita Singhal, Sanjay Singhal, un imprenditore che ha fondato audiobooks.com, è un consulente di Field Trip).

“L’FT-104 ha tutte le caratteristiche che rendono la psilocibina così interessante e attraente dal punto di vista terapeutico – sicurezza ed efficacia – ma con una durata d’azione molto breve”, spiega al MIT Technology Review Ronan Levy, cofondatore e presidente esecutivo di Field Trip. Secondo Levy, gli studi preclinici esistenti di Field Trip segnalano che l’FT-104 lascia il corpo dopo 12 ore, il che significa che l’allattamento al seno può riprendere ipoteticamente entro 24 ore dall’assunzione, qualcosa che alla fine dovrà essere convalidato in studi su esser umani e sottoposto a revisione scientifica tra pari.

Kelsey Ramsden, l’ex CEO della società di psichedelici Mindcure con sede a Vancouver (azienda interessata alla ricerca sulla psicoterapia assistita dall’MDMA per donne afflitte dall’assenza di libido e chiusa per assenza di fondi), afferma anche che il mercato della depressione postpartum fa appello allo sviluppo di farmaci psichedelici perché attualmente esiste un solo farmaco per la condizione (Zulresso).

Ramsden ha fatto esperienza diretta dell’efficacia di queste sostanze quando l’hanno aiutata ad alleviare i propri sintomi dopo che ha avuto la nascita del suo primo figlio.

“Il cambiamento nella mia esperienza di vita ha portato a cicli depressivi ricorrenti e il problema non era necessariamente di origine ormonale”, spiega. “È stato solo il cambiamento nella mia esperienza come risultato del diventare madre in una società che si aspettava che lo fossi in un certo modo“. Dice di aver inizialmente provato gli SSRI e la terapia tradizionale, ma di avere avuto i primi veri risultati dopo aver provato la psicoterapia assistita da farmaci psichedelici.

Ramsden crede che l’intera industria psichedelica sia ancora agli albori. Ma può immaginare una cultura in cui è normale che le donne assumano apertamente droghe psichedeliche. La buona notizia, dice, è che quando qualcosa funziona per le donne, l’informazione si diffonde a macchia d’olio.

Allison Feduccia, con un dottorato di ricerca in neurofarmacologia, ritiene che le migliori prove esistenti sull’efficacia degli psichedelici nelle donne siano ancora, per lo più, aneddotiche. Ad esempio, ci sono resoconti che suggeriscono che il peyote aumenti la produzione di latte, un’idea supportata da ricerche preliminari degli anni ’70.

Per anni, le donne hanno raccontato di alterazioni nel proprio ciclo mestruale, collegando l’utilizzo di sostanze a cicli più pesanti, accorciati o, in alternativa, più regolari. La ricerca ha dimostrato che gli estrogeni intensificano il percorso di ricompensa della dopamina nel cervello, quindi è anche possibile che la reazione di una donna a un particolare farmaco sia più piacevole a seconda della fase del suo ciclo mestruale.

Feduccia ipotizza che gli psichedelici potrebbero essere particolarmente utili per i “riti di passaggio” che la maggior parte delle donne attraversa. “Gli psichedelici potrebbero portare una prospettiva migliore quando hai il tuo primo ciclo, hai il tuo primo figlio e poi vai in menopausa”, dice. “Spero solo che le donne possano trarre beneficio [dagli psichedelici] senza dover perdere $20.000 per pagarsi un approccio guidato“.

Questo approccio guidato non è solo costoso, ma anche irto di preoccupazioni etiche. Numerosi casi di abuso di alto profilo nella terapia psichedelica hanno fatto notizia negli ultimi anni. Richard Yensen, un terapeuta senza licenza che era un sub-investigatore per MAPS, è stato accusato di aver aggredito sessualmente una paziente con disturbo da stress post-traumatico durante uno studio clinico MAPS sull’MDMA.

Accuse di abusi sessuali sono state fatte anche contro Aharon Grossbard e sua moglie, Françoise Bourzat, leader di un importante gruppo nella Bay Area che pratica terapia psichedelica assistita da oltre 30 anni.

“Ho sentito per decenni racconti di terapisti, o sciamani, specializzati nell’utilizzo di sostanze psichedeliche che molestano le clienti”, dice Holland. Ci tiene a sottolineare che, nonostante non dovrebbe essere responsabilità delle donne risolvere la situazione, le colleghe nel campo – ricercatrici, dottoresse e fondatrici di aziende – hanno aperto un confronto informale su possibili soluzioni al problema. Tra le proposte rilanciate, è inclusa la creazione di un organo di governo atto a ricevere segnalazioni e definire linee guida più chiare al consenso prima che una persona entri in uno stato alterato di coscienza.

“Così tante persone nella comunità psichedelica sono preoccupate che i progressi fatti possano essere messi a repentaglio da questi resoconti”, dice Holland. “La verità è che il potenziale terapeutico è troppo ampio per fallire. Può resistere ad un esame più attento ora, anzi, meglio ora che più avanti. Se stiamo costruendo le fondamenta di qualcosa di duraturo, è meglio assicurarci che le fondamenta siano solide“.

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