Passi avanti nella cura della fibrosi cistica

DIagnosticata nell’infanzia, la fibrosi cistica riduce ancora le aspettative di vita dei pazienti a 40 anni circa

Un gruppo di ricercatori della Oregon State University University e dell’Oregon Health & Science University hanno sviluppato un’innovativa procedura che permette di migliorare e prolungare la vita dei pazienti affetti da fibrosi cistica.

La fibrosi cistica è una malattia genetica progressiva che provoca un’infezione polmonare cronica e ricorrente. Colpisce circa 1 neonato su 2.500–2.700, con circa 1.000 nuovi casi identificati ogni anno.

Per tre quarti dei pazienti la malattia viene diagnosticata entro l’età di 2 anni e, nonostante i continui progressi nell’alleviare le complicanze, l’aspettativa di vita media è ferma ai 40 anni circa.

Causa della malattia è un gene difettoso, il regolatore della conduttanza transmembrana della fibrosi cistica, o CFTR, a cui si devono uno stato di disidratazione polmonare e l’accumulo del muco che blocca le vie aeree.

La nuova ricerca è stata condotta sotto la guida del ricercatore Jeonghwan Kim e Gaurav Sahay, professore associato di scienze farmaceutiche presso l’OSU College of Pharmacy che studia le nanoparticelle lipidiche, o LNP, come veicolo di consegna genica con particolare attenzione alla fibrosi cistica.

I lipidi sono acidi grassi e composti organici simili, compresi oli e cere naturali, e le nanoparticelle sono minuscoli pezzi di materiale di dimensioni comprese tra uno e 100 miliardesimo di metro.

Nel 2018, Sahay e altri scienziati e clinici dell’OSU e dell’Oregon Health & Science University hanno dimostrato il potenziale di una nuova terapia: caricare l’RNA messaggero CFTR chimicamente modificato negli LNP, aprendo la porta a farmaci molecolari somministratili a casa per inalazione.

Le nanoparticelle caricate di mRNA fanno sì che le cellule producano correttamente la proteina necessaria per la regolazione del trasporto di cloro e acqua, fondamentale per una sana funzione respiratoria.

Ora, la squadra di ricerca ha progettato nanoparticelle lipidiche inalabili in grado di fornire efficacemente l’RNA messaggero ai polmoni, spingendo le cellule polmonari a produrre la proteina che contrasta la malattia. I risultati dello studio sono stati pubblicati su ACS Nano.

Condotta su modelli murini, la ricerca di Sahay e collaboratori, ha visto la progettazione e produzione di nanoparticelle dotate delle speciali caratteristiche necessarie a somministrare in maniera efficace un carico molecolare alle cellule polmonari.

“L’utilizzo di nanoparticelle lipidiche si è già dimostrato un successo nel somministrare l’mRNA nei vaccini, ma una terapia dell’mRNA ad inalazione presentava ancora ostacoli importanti”, spiega Sahay. “Gli LNP tendono a rompersi a causa dello stress imposto in fase di aerosol, con la conseguente inefficacia d’erogazione”.

Ciò che serve, continua, sono LNP abbastanza resistenti da sopportare la nebulizzazione e da penetrare il muco appiccicoso, ma abbastanza manovrabili da eseguire una mossa chiave una volta all’interno di una cellula: sfuggire ad un compartimento noto come endosoma per raggiungere il citosol, dove i geni rilasciati possono svolgere il proprio compito come previsto.

Sahay è coautore di un documento nel 2020 che mostra che gli LNP con fitosteroli – molecole vegetali chimicamente simili al colesterolo – erano da decine a centinaia di volte migliori nell’eseguire la fuga endosomiale; i fitosteroli hanno cambiato la forma delle nanoparticelle da sferica a poliedrica e le hanno fatte muovere più velocemente.

Nel più recente studio, i ricercatori hanno utilizzato l’analogo del colesterolo beta-sitosterolo con un lipide PEG (polietilenglicole) per affrontare sfide come durabilità e manovrabilità.

“L’aumento delle concentrazioni di PEG negli LNP ha consentito una migliore resistenza al taglio e penetrazione del muco, e il β-sitosterolo ha creato quella forma poliedrica che facilita la fuga dall’endosoma“, ha detto Sahay. “Gli LNP inalati hanno provocato una produzione di proteine ​​localizzata nel polmone del topo senza tossicità, né nei polmoni né a livello sistemico, e la somministrazione ripetuta ha portato a una produzione proteica sostenuta nei polmoni“.

Per continuare ad espandere le frontiere della scienza e della medicina basate su LNP, Sahay e altre quattro facoltà dell’Oregon State University hanno recentemente lanciato il Center for Innovative Drug Delivery and Imaging, o CIDDI.

Immagine: Victoria Model, Pixabay

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