Per ragionare sui numeri le parole contano

Tra la popolazione di Tsimane, una remota regione della foresta pluviale boliviana, non esistono termini originali per i numeri sopra il 100 e la capacità di ragionamento numerico risente di questa limitazione linguistica

di MIT Technology Review Italia

Un nuovo studio del MIT e dell’Università della California, a Berkeley, ha trovato una relazione tra la capacità di contare degli abitanti di Tsimane e il loro successo nei compiti di abbinamento tra quantità corrispondentio che coinvolgono numeri fino a 25. I ricercatori hanno scoperto che la maggior parte dei soggetti è in grado di svolgere con precisione consegne per trovare corrispondenze numeriche tra oggetti, ma senza andare oltre al numero più alto che conoscevano.

Secondo Edward Gibson, professore di scienze cerebrali e cognitive del MIT, i risultati dello studio apparso su “Psychological Science” indicano che per rappresentare una quantità esatta maggiore di quattro, le persone potrebbero aver bisogno di una parola che indichi quel numero.

A suo avviso, questa scoperta fornisce la prova più chiara fino ad oggi che le parole indicanti entità numeriche svolgono un ruolo funzionale nella capacità delle persone di rappresentare quantità esatte maggiori di quattro e supporta l’affermazione generale che il linguaggio è propedeutico all’acquisizione di nuove abilità concettuali.

Gli Tsimane, già al centro di una precedente ricerca che ha stabilito che la popolazione presenta una diminuzione del volume cerebrale del 70 per cento più lenta rispetto agli occidentali, sono una società agricola di circa 13.000 persone che vivono nella foresta pluviale amazzonica. La maggior parte dei loro bambini inizia ad andare a scuola intorno ai 5 anni, ma i livelli di istruzione e la capacità di contare variano considerevolmente. 

Anche se vivono in una zona abbastanza remota, hanno qualche contatto con persone di lingua spagnola che si trovano nelle vicinanze. La lingua degli Tsimane ha parole corrispondenti ai numeri solo fino a 100 e i termini per definire quantità più grandi sono presi in prestito dallo spagnolo.

Come riportato da “MIT News”, in un precedente studio del 2014, Gibson, Steven Piantadosi e Julian Jara-Ettinger hanno scoperto che i bambini di Tsimane imparano i significati dei termini numerici lungo la stessa traiettoria di sviluppo dei bambini nelle società industrializzate. Cioè, comprendono i numeri in successione numerica da 1 a 4. A quel punto, tuttavia, avviene un decisivo salto nella comprensione e i bambini afferrano il significato non solo di “cinque” e “sei”, ma di tutte i termini relativi ai numeri che conoscono.

I bambini nelle società industrializzate, che pongono un’enfasi molto maggiore sui numeri, iniziano a imparare a contare intorno ai 2 anni e hanno una comprensione sofisticata del conteggio all’età di 4 o 5 anni. Tra gli Tsimane, questa traiettoria si verifica più tardi, a cominciare intorno ai 5 anni e termina intorno agli 8 anni.

Per il nuovo studio, Gibson e i suoi colleghi hanno identificato 15 persone di Tsimane che arrivavano a contare fino a 20 e 15 che potevano contare almeno fino a 40. Ciò ha dato loro l’opportunità di confrontare individui con diverse capacità di conteggio verbale e di testare l’ipotesi che senza il corrispondente termine numerico, le persone non siano in grado di svolgere compiti che richiedono loro di rappresentare mentalmente numeri maggiori di quattro.

Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno utilizzato un compito di abbinamento semplice, in cui i partecipanti devono trovare la corrispondenza numerica tra oggetti diversi. In questa forma di abbinamento ortogonale, gli oggetti sono presentati in una linea , ma i partecipanti devono allineare il numero corrispondente in verticale, quindi non possono sovrapporli uno a uno.

Il team del MIT ha scoperto che gli abitanti di Tsimane erano in grado di svolgere questo compito, ma solo arrivando quasi al limite del numero fino al quale sanno contare. Per spiegare meglio, qualcuno in grado di contare fino a 10 inizia a commettere errori quando gli viene chiesto di abbinare otto o nove oggetti.

I risultati suggeriscono che le attività che richiedono la manipolazione dei numeri possono essere eseguite solo utilizzando termini numerici o altri sistemi espliciti per rappresentare i numeri, afferma Gibson.

Quando i partecipanti si trovano di fronte a numeri più grandi di 4, anche solo cinque e sei, diventa necessaria una  parola che racchiude il concetto numerico, se lo si vuole rappresentare esattamente“, spiega. “Non devono essere necessariamente espressioni linguistiche – potrebbero essere le dita o qualcosa del genere – ma deve intervenire una sorta di rappresentazione indipendente dei numeri”, conclude Gibson.

(rp)

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