Prima gli aiuti economici, poi le politiche aziendali

Un eventuale pacchetto di recupero dovrebbe includere finanziamenti per l’energia pulita e politiche di sostegno, ma non prima di assicurarci che le persone possano ottenere assistenza sanitaria, acquistare cibo e rimanere nelle loro case.

di James Temple

I governi di tutto il mondo stanno varando pacchetti di stabilizzazione economica del valore di miliardi di euro e trilioni di dollari per far fronte alla crisi. È giusto chiedere: queste misure di stimolo economico degli Stati non dovrebbero includere anche sforzi per sostenere lo sviluppo delle fonti di energia pulita e combattere i cambiamenti climatici? La risposta di molti economisti e ricercatori nel campo dell’energia, è: Sì, ma non ora. 

A fronte della rapida diffusione dell’epidemia da coronavirus, anche di fronte ad una delle più repentine recessioni economiche nella storia moderna, le priorità immediate sono fornire assistenza ai pazienti ed a milioni di persone rimaste senza lavoro o prossime a farlo. Domenica scorsa, negli USA, James Bullard, presidente della Federal Reserve Bank di St. Louis, ha dichiarato che il tasso di disoccupazione della nazione potrebbe volare al 30% nel prossimo trimestre, oltre i livelli registrati durante la Grande Depressione.

“Abbiamo bisogno di una risposta immediata e massiccia da parte dei governi, a tutti i livelli, che faccia fronte a questa situazione”, afferma Noah Kaufman, economista del Center on Global Energy Policy della Columbia. “Fino a quando non saremo riusciti a fermare l’emorragia economica, la valutazione di altre priorità rischia di distrarre e ritardare la risposta politica.” 

Le numerose crisi sanitarie ed economiche richiederanno molteplici cicli di risposte politiche sostanziali, spiega Jesse Jenkins, assistente professore alla Princeton specializzato in sistemi energetici. I governi devono concentrarsi ora sugli aiuti necessari a far fronte alle catastrofi, non sugli stimoli economici, afferma. Non è, infatti, possibile rimettere al lavoro una porzione importante della popolazione quando l’accelerazione globale della pandemia richiede al numero maggiore possibile di persone di rimanere a casa per il prossimo futuro. 

“La priorità fondamentale è assicurare denaro alle persone di modo che possano pagare le bollette, acquistare generi alimentari, farmaci e rimanere nelle proprie case”, afferma Jenkins. 

Qualsiasi sforzo di stimolo economico a breve termine dovrebbe andare alle industrie che affrontano direttamente la minaccia del coronavirus, tra cui ospedali e aziende che producono apparecchiature mediche cruciali, ha affermato in una e-mail Robert Stavins, professore di energia e sviluppo economico ad Harvard. 

Molti ricercatori e attivisti credono che questo sia il momento giusto per aprire il dibattito pubblico sugli strumenti migliori che possano garantire un ritorno alla crescita economica più pulita e sostenibile di prima. Domenica, un gruppo di accademici e consulenti politici statunitensi ha pubblicato una lettera in cui chiedeva un pacchetto da 2 trilioni di dollari per lo “Stimolo verde“, progettato per rilanciare l’economia, creare milioni di “posti di lavoro verdi” e accelerare la crescita di industrie a basse emissioni di carbonio.

Il pacchetto si rinnoverebbe automaticamente al 4% del prodotto interno lordo all’anno, una cifra che attualmente ammonterebbe a circa $850 miliardi, fino al conseguimento delle zero emissioni di gas serra e un tasso di disoccupazione sotto al 3,5%. Includerebbe anche un fondo per l’acquisto di società che consumano combustibili fossili in fallimento, al fine di mettere offline impianti di perforazione e centrali elettriche. 

In questa fase, indirizzare lo stimolo economico al settore dei combustibili fossili, significa che “siamo totalmente fregati”, ha spiegato la biologa marina Ayana Elizabeth Johnson, fondatrice d Urban Ocean Lab e firmataria della proposta. 

Il crollo dei prezzi del petrolio e del gas potrebbe costringere alcuni gestori dell’energia domestica a chiudere nelle prossime settimane o mesi. Kaufman osserva, però, che a prescindere dagli obiettivi climatici a lungo termine, non siamo pronti a vedere collassare il settore, dato il gran numero di persone in esso impiegate e lo stato attuale dell’economia. “Per il bene di questi lavoratori, delle loro comunità e degli impatti economici più ampi che seguirebbero un collasso, è necessario cercare di evitare questo risultato”, ha detto in un messaggio su Twitter. 

Ciononostante, non manca di aggiungere che qualsiasi aiuto all’industria dei combustibili fossili potrebbe essere condizionato dal sostegno a obiettivi sulle emissioni o politiche simili, proprio come il salvataggio dell’industria automobilistica dopo la crisi finanziaria del 2008 richiese standard più alti sul risparmio di carburante. 

Quando arriveremo al punto in cui le misure di stimolo verde avranno senso, spiega Jenkins, le principali priorità climatiche includeranno: programmi di sussidio per l’accelerazione dello sviluppo di progetti solari e eolici; normative per accelerare la costruzione di linee di trasmissione interconnesse a lunga distanza; nuovi incentivi, prestiti a basso costo e altri programmi per incrementare la produzione e le vendite di veicoli elettrici. 

La pandemia rampante ha anche portato in evidenza la necessità di una rete di sicurezza sociale più forte, simile a quanto messo in atto per la Grande Depressione. Qualsiasi finanziamento concesso dai governi ora o in futuro, dovrebbe dipendere da politiche volte ad aiutare i lavoratori a mantenere il posto di lavoro o a tornarvi il prima possibile, a mantenere l’assistenza sanitaria, al diritto di stare a casa in malattia e ricevere abbastanza denaro per superare la crisi. È questo il primo fronte della battaglia.

Foto: Il Governatore di New York Andrew Cuomo parla al Javits Convention Center, convertito in ospedale per i pazienti affetti da coronavirus. Eduardo Munoz Alvarez, Getty Images

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