I droni potrebbero trasportare organi più rapidamente rispetto ai metodi tradizionali, incrementando le probabilità che possano servire ancora per salvare delle vite.
di Charlotte Jee
Il test: Il 19 aprile un drone ha viaggiato per tre miglia per soncegnare un rene ai chirurghi del University of Maryland Medical Center. L’organo è stato successivamente trapiantato con successo in un paziente che soffriva di insufficienza renale. È la prima volta che un drone viene utilizzato per consegnare un organo destinato a un trapianto.
Il paziente: La donna sottoposta al trapianto è una 44enne di Baltimora che ha trascorso gli ultimi otto anni in dialisi. Pochi giorni dopo l’intervento è stata dimessa dall’ospedale.
La tecnologia: Il drone è una versione sviluppata su misura con otto rotori per garantirne la stabilità. L’università ha creato uno speciale apparato in grado di misurare e mantenere temperatura, pressione barometrica, altitudine, vibrazione e posizione al fine di garantire che l’organo venisse conservato nel miglior modo possibile durante il volo.
Prima del test: Il team di ricerca aveva già trasportato materiali salini, campioni di sangue ed altri carichi prima di pianificare il trasporto di un rene umano sano ma non vitale.
Un piccolo passo significativo: Non è la prima volta che un drone viene utilizzato per consegnare forniture mediche le cui caratteristiche richiedono una particolare attenzione verso il controllo dell’ambiente. Farmaci e vaccini vengono già trasportati via drone in Ghana e in Vanuatu.
Ciò detto, il trasporto di organi è ancor più delicato. Gli organi possono sopravvivere solo per poche ore fuori dal corpo, per cui il tempismo è fondamentale. Negli Stati Uniti soltanto, quasi 114.000 persone nel 2018 erano in attesa di organi, e all’incirca il 4% dei trasporti ha subito ritardi imprevisti di due o più ore. Fra tutti i possibili impieghi per questa tecnologia, la consegna di organi è particolarmente importante.
