La Cina si è affidata al know how di esperti americani per realizzare un programma di sorveglianza tentacolare nella provincia di Xinjiang province.
di Antonio Regalado
Un setaccio fine: Autorità cinesi hanno creato una “vasta campagna di sorveglianza e oppressione in Cina” prendendo di mira gli uiguri, una minoranza etnica composta prevalentemente da musulmani che risiede nella provincia nord-occidentale. Il piano per mantenere sotto controllo il gruppo prevede la creazione di un database genetico.
Il ruolo dell’America: Secondo quanto riportato dal New York Times, gli scienziati al lavoro con la polizia cinese hanno fatto ricorso alle attrezzature fornite da Thermo Fisher, società fornitrice di strumenti per la biotecnologia nel Massachusetts, e condiviso i dati relativi al sondaggio genetico con Kenneth Kidd, un genetista dell’Università di Yale. I dati genetici sono stati utilizzati per riuscire a determinare possibili discendenze uiguri partendo da campioni di sangue. Gli scienziati cinesi avrebbero persino brevettato l’idea.
Le ripercussioni: Il ruolo di Thermo Fisher in Cina è noto da qualche tempo, grazie a rapporti della Human Rights Watch. Nel mese di novembre, il senatore americano Marco Rubio ha richiamato la società via Twitter per aver “guadagnato molti $ aiutando le autorità di #Xinjiang a condurre una detenzione di massa …”. La società starebbe rispondendo solo dopo l’interessamento del Times. Secondo la rivista, il 20 febbraio Thermo Fisher avrebbe cessato la vendita di attrezzature a Xinjiang. La società non ha immediatamente risposto a una richiesta di commento.
Non solo in Cina: Il problema della privacy genetica interessa direttamente anche gli Stati Uniti, dove alcuni database commerciali di informazioni genetiche sono stati messi a disposizione della polizia per l’identificazione di assassini e stupratori. In teoria, questi strumenti potrebbero essere impiegati anche per operazioni di profiling etnico.
