Ad alta definizione

di Kate Greene

Gli attuali schermi ad alta definizione aumentano il numero di pixel nelle immagini, per produrre dettagli e colori mozzafiato. Ma un’altra tecnologia, chiamata High Dinamic Range (HDR, si potrebbe tradurre variabilità altamente dinamica, ma direi che è meglio lasciarlo in inglese), può riprodurre contrasti di luminosità molto maggiori, mostrando in modo vivido sia i dettagli della parte più scura di una scena che quelli nella parte più chiara.

I primi dispositivi HDR potrebbero essere disponibili presto. All’inizio di quest’anno, infatti, la Dolby ha comprato il costruttore di schermi HDR BrightSide Technologies, una società della British Columbia, in Canada.

I prototipi di display a cristalli liquidi HDR, sono illuminati da distese di piccoli diodi ad emissione di luce (LED), regolati individualmente, in modo da controllare la brillantezza e l’oscurità in ogni parte dell’immagine.

Proprio come i fabbricanti di schermi ad alta definizione, all’inizio, hanno dovuto superare un periodo di scarse vendite, perché la maggior parte dei contenuti televisivi non erano ripresi in alta definizione, rendendo quasi inutili i loro schermi, adesso i produttori dei display HDR dovranno lottare contro contenuti televisivi che non contengono informazioni sulle aree ad alto contrasto luminoso.

Ma Ahmet Oguz Akyüz, Roland Fleming e colleghi del Max Planck Institute per la Biologia Cibernetica di Tübinga in Germania, hanno buone notizie. Hanno infatti condotto esperimenti di percezione che dimostrano come quando ordinarie immagini TV sono mostrate su schermi HDR, già il semplice aumentarne il contrasto, incrementando l’intensità delle luci e diminuendo quella delle ombre, produce un effetto simile a quello del vero HDR, con risultati piacevoli.

Questo significa che se anche il vostro programma TV preferito non è ripreso in modo tale da catturare i contrasti più alti, si potrà sempre vederlo sotto una nuova luce.

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