Alchimia della depressione

Per decenni si è pensato che la causa della depressione fosse uno “squilibrio chimico” nel cervello, in particolare della serotonina. Ma uno studio recente mette in dubbio questa tesi

MIT Technology Review Italia

Sebbene proposta per la prima volta negli anni 1960, la teoria della depressione legata alla serotonina iniziò ad essere ampiamente promossa dall’industria farmaceutica negli anni 1990 in associazione ai suoi sforzi per commercializzare una nuova gamma di psicofarmaci che rientrano nella classe degli antidepressivi, noti come inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina o SSRI. L’idea è stata approvata anche da istituzioni ufficiali come l’American Psychiatric Association, che continua a sostenere pubblicamente che “le differenze in alcune sostanze chimiche nel cervello possono contribuire ai sintomi della depressione”.

Sotto la spinta del marketing, l’uso di antidepressivi è aumentato vertiginosamente e ora sono prescritti a una persona su sei, almeno in Inghilterra. Per molto tempo, alcuni accademici , inclusi alcuni eminenti psichiatri, hanno suggerito che non ci sono prove soddisfacenti a sostegno dell’idea che la depressione sia il risultato di livelli di serotonina anormalmente bassi o addirittura inattiva. Una buona parte degli studiosi continua invece a sostenere la teoria tradizionale. Finora, la ricerca non è riuscita a trovare dati sufficienti a raggiungere conclusioni definitive.

A prima vista, il fatto che gli antidepressivi di tipo SSRI agiscano sul sistema serotoninergico sembra supportare l’ipotesi ufficiale, ma il fatto che gli SSRI aumentino temporaneamente la disponibilità di serotonina nel cervello, non implica necessariamente che la depressione sia causata dall’opposto di questo effetto. Ci sono altre spiegazioni per gli effetti degli antidepressivi. In effetti, gli studi sui farmaci mostrano che gli antidepressivi sono appena distinguibili da un placebo  quando si tratta di curare la depressione e che il loro effetto di intorpidimento delle emozioni generalizzato può influenzare gli stati d’animo delle persone, anche se non si sa come si produca questo effetto.

Come riportato da “The Conversation”, finora le ricerche sulla serotonina non sono state raccolte sistematicamente. Joanna Moncrieff e Mark Horowitz, due psichiatri della UCL, hanno portato avanti una revisione sistematica degli studi delle principali aree di ricerca sulla serotonina e sulla depressione. Hanno preso in considerazione gli studi che confrontano i livelli di serotonina e i suoi prodotti di degradazione nel sangue o nel fluido cerebrale. Nel complesso, non ci sono dati che mostrano una differenza tra chi ha la depressione e chi no.

Si sono concentrati anche sui recettori della serotonina, che sono proteine alle estremità dei nervi con cui la serotonina si collega e che possono trasmettere o inibire gli effetti dell’ormone del buonumore. I dati non hanno suggerito alcuna differenza tra le persone con e senza depressione e anzi hanno indicato che l’attività della serotonina era effettivamente aumentata nelle persone con depressione, l’opposto della previsione della teoria della serotonina.

La ricerca sul “trasportatore” della serotonina, cioè la proteina che aiuta a trasmettere o inibire l’effetto della serotonina (questa è la proteina su cui agiscono gli SSRI), ha a sua volta suggerito che, semmai, c’era un aumento dell’attività della serotonina nelle persone depresse. Tuttavia, questi risultati possono anche essere spiegati dal fatto che molti partecipanti a questi studi avevano usato o stavano usando antidepressivi.

Un altro gruppo di studi ha cercato di capire se la depressione può essere indotta nei volontari abbassando artificialmente i livelli di serotonina. Due revisioni sistematiche del 2006 e del 2007 e un campione dei dieci studi più recenti (al momento in cui è stata condotta la ricerca attuale) hanno rilevato che l’abbassamento della serotonina non produceva depressione in centinaia di volontari sani. Una delle revisioni ha mostrato prove molto deboli di un effetto in un piccolo sottogruppo di persone con una storia familiare di depressione, ma si trattava solo di 75 partecipanti.

Infine hanno visionato studi che hanno coinvolto decine di migliaia di pazienti in cui è stata esaminata la variazione genica, incluso il gene che ha le istruzioni per produrre il trasportatore della serotonina. Non hanno riscontrato differenze nella frequenza delle varietà di questo gene tra le persone con depressione e il gruppo di controllo. Anche se uno dei primi studi famosi ha trovato una relazione tra il gene del trasportatore della serotonina e gli eventi stressanti della vita, approfondimenti successivi più ampi e completi suggeriscono l’assenza di tale relazione. Gli eventi stressanti della vita di per sé, tuttavia, hanno esercitato un forte effetto sul successivo rischio delle persone di sviluppare depressione.


Un gruppo di ricerche della panoramica dei due autori che includevano persone che stavano assumendo o avevano precedentemente assunto antidepressivi ha mostrato prove che gli antidepressivi possono effettivamente abbassare la concentrazione o l’attività della serotonina.

Nel complesso, il loro studio mostra che la teoria tradizionale non è supportata da prove scientifiche e mette quindi in discussione le basi per l’uso degli antidepressivi. La maggior parte degli antidepressivi attualmente in uso agisce soprattutto sulla serotonina, ma alcuni influenzano un altro neurotrasmettitore, la noradrenalina. Tuttavia, gli esperti concordano sul fatto che le prove del coinvolgimento della noradrenalina nella depressione sono anche più deboli di quelle della serotonina.

Non esiste un altro meccanismo farmacologico accettato per il modo in cui gli antidepressivi potrebbero influenzare la depressione. Se gli antidepressivi esercitano i loro effetti come placebo o intorpidendo le emozioni, anche in questo caso non è chiaro se facciano più bene che male. Vedere la depressione come un disturbo biologico può ridurre lo stigma, ma è importante che le persone sappiano che l’idea che la depressione derivi da uno “squilibrio chimico” è ipotetica. I due autori non ritengono che si possa consigliare l’assunzione di antidepressivi e neanche che sia del tutto sicura. Comunque, ricordano che se si stanno assumendo antidepressivi, è molto importante non smettere di farlo senza prima parlarne con il medico. 

Fotografia: Pixabay, Counselling

(rp)

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