Android

La nuova piattaforma digitale senza fili di Google.

di Simson Garfinkel

A novembre del 2007, Google e altre 33 aziende hanno annunciato di aver dato vita all’OHA (Open Handset Alliance), un nuovo consorzio industriale che, promuovendo gli standard aperti per gli apparecchi mobili, promette di rivoluzionare i cellulari e probabilmente l’intero settore delle telecomunicazioni senza fili. L’obiettivo è senza alcun dubbio ambizioso, ma ritengo che il microtelefono, che Google intende personalizzare come i computer portatili, sia solo l’inizio di una campagna più vasta che l’azienda ha intenzione di portare avanti nel campo della tecnologia mobile.

La parola “aperto” nel progetto dell’OHA non rappresenta un semplice slogan, ma implica un distacco radicale dalle attuali reti cellulari, specialmente quelle degli Stati Uniti. A oggi, la struttura della telefonia cellulare non è realmente chiusa; è in realtà possibile inserire applicazioni di terza parte su alcuni telefoni cellulari e si può accedere a siti web che appartengono a fornitori di terza parte, come Google. Verizon (che non fa parte dell’OHA) ha addirittura annunciato la volontà di aprire la sua rete ad apparecchi non-Verizon. Ma questa apertura si verifica tutta nella fascia periferica: i fornitori wireless offrono ancora una serie sufficiente di scelte in termini di apparecchi, funzioni e servizi da rimanere competitivi, prevenendo il ricorso da parte dei consumatori alle tecnologie concorrenti.

In realtà Verizon e AT&T (anche questa azienda non fa parte dell’OHA) hanno privilegiato un modello di comunicazione che prevede un’integrazione verticale di negozi, rivenditori, fornitori di contenuti e reti di servizi, con l’obiettivo finale di ricavare il maggior profitto possibile da una base di clienti che viene fidelizzata con contratti multiutente, offerte di hardware in esclusiva e chiamate gratuite in rete. Il mantra dell’industria wireless è il “ricavo medio per utente”.

Questo tipo di approccio – l’uso di servizi integrati per ottenere il massimo dei profitti – evaporerà lentamente se l’OHA avrà successo. E la chiave del successo sarà Android, una nuova piattaforma “a strati” per cellulari basata sul software a sorgente aperto e un paradigma di programmazione rivoluzionario.

Android viene definito “a strati” perché il suo software si estende dai livelli più bassi del controllo dell’hardware dell’apparecchio ai più alti livelli dell’interazione tra utenti. Alla parte inferiore si trova una versione semplificata del kernel Linux (il cuore del sistema operativo Linux). Sopra al nucleo ci sono WebKit, il motore open source per browser Web (utilizzato anche per l’iPhone di Apple) e numerosi altri programmi open source. Ancora sopra altre applicazioni utenti, che appaiono però, almeno nelle prime versioni degli sviluppatori, ancora imperfette. Comunque, al momento del rilascio, Google avrà reso Android del tutto funzionale e piacevole a vedersi come l’iPhone, se non di più.

Il primo aspetto da chiarire è che Android non può essere gestito dai telefonini oggi in circolazione. In realtà, produttori come HTC, LG, Samsung e Motorola (tutti membri OHA) dovranno adattarsi ai nuovi microtelefoni. Se il consorzio andrà avanti per la sua strada, questi apparecchi saranno disponibili nei negozi nella seconda metà del 2008. Si potrà anche acquistare un telefono con la piattaforma Android su Internet e inserirci un chip dal cellulare che già si possiede, sempre che sia stato fornito da T-Mobile, AT&T o un altro provider che utilizza lo standard di trasmissione GSM.

I progettisti di Android prevedono un mondo in cui i sistemi wireless integrati di oggi sono ridotti a una serie di relazioni tra parti più o meno intercambiabili. I consumatori saranno liberi di riempire i loro apparecchi con applicazioni scelte da loro: applicazioni gratuite, applicazioni in vendita e applicazioni personalizzate sviluppate dalle aziende per i loro dipendenti. Queste applicazioni saranno in grado di comunicare con servizi di terza parte offerti su Internet, usando un qualsiasi sistema comunicativo, sia che si tratti di rete cellulare, connessione Wi-Fi o collegamento Bluetooth da un altro telefono.

L’elemento chiave per realizzare questa visione è costituito da un gruppo di interfacce standardizzate, documentate e pulite che permettano a ogni componente del microtelefono di interagire una con l’altra. Android, per esempio, include un’interfaccia per la localizzazione del provider. I servizi interessati alla ricerca della posizione geografica dell’apparecchio – come Google Maps, le applicazioni per la navigazione o anche applicazioni particolari che mostrano messaggi pubblicitari o offrono coupon sulla base di dove si trova l’utente – possono usare l’interfaccia per accedere alle tecnologie che sono in grado di localizzare l’apparecchio. Il sistema potrebbe includere un ricevitore GPS all’interno del telefono dell’utente o un servizio di localizzazione offerto dal wireless provider.

Questa caratteristica avvantaggia le aziende il cui modello commerciale si basa sulla fornitura di informazioni ai consumatori, con l’eventuale aggiunta di messaggi pubblicitari. Si tratta invece di una brutta notizia per chi porta avanti un modello commerciale che si basa sull’accesso a pagamento da parte dei consumatori all’hardware dei loro apparecchi, come nel caso di Verizon con il suo VZ Navigator, un servizio di navigazione che utilizza il ricevitore GPS standard nei nuovi telefoni Verizon e costa 9,99 dollari al mese o 2,99 dollari al giorno.

Un’architettura per applicazioni ibride

Android sarà in grado di rivoluzionare il mercato della telefonia cellulare e aprirlo al caos della concorrenza? Anche se le prime uscite hanno mostrato alcune imperfezioni, le scelte progettuali e i sistemi di sviluppo di Android sono indubbiamente promettenti.

Inoltre, pur essendo un nuovo tipo di prodotto, Android gode della garanzia dell’esperienza di Google nel campo del software. Si prenda, per esempio, il successo di Google Maps. Con poco sforzo, qualsiasi sviluppatore Web può creare un “mashup” che inserisce dati geografici come foto, strade e annotazioni su luoghi particolari in una mappa bella a vedersi, interattiva e altamente funzionale (si veda Second Earth, July/August 2007). Android potrebbe, per le modalità di ideazione, riuscire a replicare nei telefoni cellulari la versatilità di Google Maps. A differenza dei sistemi operativi della telefonia mobile tradizionale, che vedono ogni applicazione come un tutto monolitico, Android suddivide una specifica applicazione in più parti, con interfacce ben definite tra loro. Questo modo di procedere rende semplice per gli sviluppatori scrivere applicazioni basate sulla componente.

Inoltre, la struttura frammentata di Android può anche estendere la vita delle batterie. In un sistema come Windows Mobile, i programmi funzionano molto tempo in modalità background, usando la memoria e scaricando la batteria. Con Android, solo una piccola parte di ogni applicazione deve funzionare in un determinato momento; le altre parti possono rimanere inattive. In sostanza, oltre a essere una piattaforma più reattiva, dovrebbe anche far risparmiare energia.

Lo sviluppo di prodotti per la telefonia cellulare è in genere più complesso di quello per i desktop: poiché un numero di gran lunga inferiore di sviluppatori si occupa di applicazioni per cellulari rispetto alle applicazioni per desktop, gli strumenti a disposizione sono meno raffinati e più difficili da usare. Con Android, Google ha riscritto le regole: gli sviluppatori scrivono le applicazioni Android nel linguaggio di programmazione Java, diffuso globalmente, in modo da poter contare su milioni di aspiranti programmatori per Android. Il kit gratuito del programmatore di Android include un emulatore telefonico, che consente a qualsiasi sviluppatore con un PC, Mac o desktop Linux di scrivere e sperimentare le applicazioni Android. L’emulatore permette inoltre di controllare la velocità e la qualità della connessione telefonica simulata, offrendo la possibilità agli sviluppatori di vedere come i loro programmi si comporteranno sui telefoni in aree con poca copertura, senza la necessità di caricare le applicazioni su telefoni reali.

Il futuro prossimo

Android non è il “telefono di Google” come si diceva da più parti prima che il software fosse lanciato. In realtà, l’azienda non vuole possederne uno proprio, ma fare in modo che neanche le altre aziende lo possano avere. Se Android avrà successo, il mondo wireless diventerà terra di conquista per Google e qualsiasi servizio l’azienda cercherà di offrire in futuro. Attualmente, gli utenti di Internet arrivano a un miliardo, ma le persone con telefoni cellulari si avvicinano ai 3 miliardi. Il bacino potenziale è enorme e Google è principalmente un’azienda pubblicitaria. Non è quindi sorprendente che Google vada ben oltre al fatto di costruire un nuovo sistema operativo nel tentativo di consolidare la sua presenza nel mondo wireless. L’azienda ha anche presentato la sua domanda per la concessione di licenze per lo spettro wireless messe all’asta dalla Federal Communications Commission.

L’eventuale successo di Android avrà un impatto di grande portata sui carrier wireless.Un telefono che funziona con un sistema operativo basato su componenti di Google si rivolgerebbe a operatori wireless, per esempio Verizon e AT&T, come a qualsiasi altro sistema per raggiungere i servizi informativi su Internet. Questo telefono potrebbe trasformare i fornitori wireless attuali in reti primarie per la comunicazione di dati che a volte trasmettono anche voce. Tutto ciò dovrebbe indurre i provider a competere in ogni area – qualità della rete, degli apparecchi e prezzi – senza che una buona prestazione in un settore obblighi il cliente a legarsi all’azienda e accettare performance mediocri in altre aree. T-Mobile (un membro dell’OHA) si è già organizzata in tal senso: alcuni dei suoi telefoni più recenti permettono chiamate sia sulla rete GSM di T-Mobile sia Wi-Fi. Sono dell’idea che un simile cambiamento avrà luogo anche senza l’avvento del telefono di Google. Mi capita infatti di vedere sempre più telefoni con capacità Wi-Fi di aziende come Nokia (che non fa parte dell’OHA); è sufficiente inserire una card SIM AT&T e questi apparecchi sfrutteranno la rete AT&T. Ma, anche se il cambiamento si verificasse in qualsiasi caso, Google sta rendendo il processo molto più rapido.

Come il ruolo di Google nel mondo wireless è in continuo sviluppo, allo stesso modo non credo che l’uso di Android si limiterà ai telefoni cellulari. Se l’operazione avrà successo, vedremo probabilmente questa piattaforma software alla base di altri apparecchi portatili: fotocamere digitali, ricevitori GPS o persino tablet computer leggeri. Se Android si dimostrerà efficiente, cambierà probabilmente il destino dell’informatica mobile.

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