Appello per le donazioni di sangue

Da qualche giorno, accanto alle preoccupazioni per la crescita dei dati epidemiologici sta emergendo una parallela preoccupazione per la carenza di sangue per trasfusioni. A questo proposito pubblichiamo un appello di due illustri ematologi, il prof. Francesco Buccisano e il prof. Adriano Venditti, della Università Tor Vergata, Policlinico Tor Vergata di Roma.

di MIT Technology Review Italia

L’epidemia da virus SARS-Cov2 responsabile della malattia infettiva nota come COVID-19 (Coronarovirus disease-2019 ossia malattia da coronarovirus-2019) sta costringendo il paese e il Sistema Sanitario Nazionale a confrontarsi con uno stato d’emergenza probabilmente senza precedenti.

In tale situazione, come cittadini siamo chiamati a misurarci con sfide la cui dimensione richiede capacità di solidarietà che vanno oltre il vivere quotidiano. In questo senso, oltre rimarcare nuovamente l’importanza del rigoroso rispetto di quelle regole comportamentali di distanziamento sociale e igiene, strategie indispensabili per arginare il diffondersi del virus, è opportuno sottolineare come sia in atto una crisi senza precedenti anche in termini di disponibilità di emoderivati.

Globuli rossi, piastrine e plasma sono una terapia “salvavita” per i pazienti con malattie del sangue quali leucemie, mielodisplasie, mielomi e linfomi o per coloro sottoposti a trapianto di midollo osseo. Il supporto con emoderivati è inoltre fondamentale per l’esecuzione di interventi chirurgici ad alto rischio come quelli di emergenza chirurgica o di chirurgia oncologica, cardiovascolare o toracica.

La diffusione del virus SARS-Cov2 ha causato una drastica riduzione nel numero delle donazioni mediante un duplice meccanismo: uno diretto, inducendo la positività dei tamponi o una malattia franca nei donatori; l’altro indiretto, tramite il diffondersi di una legittima preoccupazione che ha portato anche i donatori in buona salute lontano dai centri trasfusionali.

Un altro elemento di freno alla disponibilità di emoderivati è connesso alla prevalente distribuzione del virus nelle regioni del Nord Italia che tradizionalmente hanno sempre rappresentato un enorme reservoir di emocomponenti, al quale hanno attinto anche regioni meno ricche di donazioni.
L’appello che intendiamo rivolgere per la donazione di sangue in questo momento storico è avvalorato anche da quanto stabilito dal Centro nazionale sangue. Nelle precedenti epidemie da corona virus non ci sono stati casi trasmessi mediante trasfusione. È stata infatti ridotta a 14 giorni la sospensione della donazione dei soggetti “a rischio” per malattia da coronarovirus-2019.

Si segnala l’opportunità di poter prenotare telefonicamente un appuntamento per la donazione, al fine di evitare sovraffollamento. In questo caso, il personale addetto porrà brevi domande al potenziale donatore per verificare l’esistenza dei requisiti necessari. Questa procedura vuole essere un ulteriore strumento di sicurezza per il donatore, evitandogli inutili attese presso il Centro trasfusionale nel caso in cui venisse considerato non candidato alla donazione.

Quindi, nella realistica consapevolezza che non esiste zona franca per nessuno e che chiunque tra di noi potrebbe aver necessità di emocomponenti, ricordiamo che donare non è solo possibile e sicuro, ma anche doveroso poiché in risonanza con principi di solidarietà e civiltà. Donare in questo momento rappresenta quindi un contributo fondamentale che ciascuno di noi, con un piccolo sforzo, può dare a sostegno della causa di chi si trova a combattere su due fronti: quello della malattia del sangue e quello della fuga dal coronavirus.

(gv)

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