Brexit ed Energia

L’impatto della Brexit sul mercato interno dell’energia.

di Lisa Ovi

Uno degli aspetti fondamentali dell’Unione Europea è la regolamentazione del mercato interno dell’energia. Una serie di misure adottate a partire dal 1996 hanno definito i criteri necessari per l’accesso al mercato e la sua trasparenza, la tutela dei consumatori, il sostegno all’interconnessione e livelli adeguati di approvvigionamento. Tra gli obiettivi dichiarati dai trattati sul funzionamento dell’UE, spicca l’interesse per lo sviluppo di reti transeuropee per il trasporto di elettricità e gas.

Cosa accade di queste reti transeuropee nel nuovo scenario post-Brexit?

L’accordo di commercio e cooperazione tra Unione europea e Regno Unito (TCA), raggiunto il 24 dicembre 2020 tra Unione Europea e Regno Unito, entrato in vigore il 1° gennaio 2021, pone fine alla libera circolazione dei cittadini tra EU e UK e sottrae il Regno Unito sia dal mercato unico europeo, che dall’autorità della Corte di giustizia europea, ma prevede ancora il libero scambio di merci ed un accesso limitato al mercato dei servizi, nonché meccanismi di cooperazione politica e la partecipazione del Regno Unito ad alcuni programmi dell’Unione Europea.

Per quanto riguarda l’energia, il Regno Unito non fa più parte del mercato energetico dell’Unione Europea e del sistema di scambio di quote di emissioni. Concluso un proprio accordo con l’Euratom sulla cooperazione pacifica sulla tecnologia nucleare, il Regno Unito è libero di plasmare una propria politica pubblica in settori come politica sociale, del lavoro, clima ed ambiente.

Ciononostante, il nuovo accordo post-Brexit prevede principi atti a rimediare ad eventuali violazioni della concorrenza equa. L’intesa prevede zero dazi e zero quote su tutte le merci che rispettano le regole di origine, compreso il campo dell’energia, ed entrambe le parti si sono impegnate a mantenere un elevato livello di tutela ambientale, con la riconfermata adesione all’accordo di Parigi.

Delineate in 15 pagine e 33 articoli del nuovo accordo, le disposizioni stabilite per il settore energetico sono volte a “facilitare il commercio e gli investimenti tra le parti nei settori dell’energia e delle materie prime e per sostenere la sicurezza dell’approvvigionamento e la sostenibilità ambientale , in particolare contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico in quelle aree “.

Un documento di sintesi della Commissione europea definisce il settore energetico come un’occasione per UE e UK di condividere opportunità, a fronte di un mercato ormai troppo profondamente interconnesso per essere separato.

Obbiettivo del nuovo accordo, che sarà implementato entro aprile 2022, è massimizzare la capacità delle interconnessioni elettriche e del gas, in attesa di possibili tariffe per per l’utilizzo del sistema di trasmissione. Un nuovo comitato specializzato in materia di energia con rappresentanti di entrambe le parti supervisionerà la corretta implementazione delle disposizioni energetiche.

Un punto di incontro per entrambe le parti è sicuramente la rivoluzione verde del settore. Come l’Europa, la Gran Bretagna si prefigge di conseguire le emissioni zero entro il 2050, ed entrambe le parti si sono impegnate a promuovere l’efficienza energetica e l’uso di energia da fonti rinnovabili, nonché di facillitarne l’integrazione nel mercato dell’elettricità. Diviene cruciale il ruolo del Mare del Nord, una grande occasione per sviluppare parchi eolici che possano fornire buona parte degli ingenti quantitativi di energia elettrica richiesti dalla moderna società.

A garanzia dell’impegno per un futuro sostenibile nel Regno Unito emerge la figura del Principe Carlo, da tempo sostenitore di politiche contro i cambiamenti climatici e promotore dell’iniziativa Terra Carta, che vuole portare nel cuore del settore privato l’impegno alla decarbonizzazione. Hanno già aderito all’iniziativa aziende come BlackRock, AstraZeneca,Unilever, Heathrow Airport, e Fidelity International.

(lo)

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