Ci sono seri dubbi sull’efficacia delle app di tracciamento dei contatti 

I dipartimenti sanitari utilizzano app e notifiche di tracciamento dei contatti per rallentare la diffusione di covid-19, ma non sono stati ancora risolti del tutto i problemi legati alla privacy.

di Cat Ferguson

Nei primi giorni della pandemia di covid-19, diversi progetti in competizione tra loro hanno utilizzato un sistema di notifiche di esposizione ed Apple e Google, impegnate in un’insolita forma di collaborazione, e hanno diffuso, a maggio, la prima versione di questo tipo di app.

Come funzionano le app di tracciamento dei contatti Apple-Google?

Quando si abilitano le notifiche di esposizione, il telefono inizia a utilizzare il Bluetooth per cercare costantemente i telefoni nelle vicinanze che offrono lo stesso servizio (il tutto accade in background ed è progettato per non consumare la batteria). Quando due telefoni entrano in contatto, si scambiano codici ID anonimi. Il telefono registra quanto tempo si trascorre in vicinanza all’altro dispositivo e viene calcolata la lontananza fisica, in base a una combinazione di fattori come l’orientamento del telefono e la potenza del segnale dell’altro telefono. 

Se si risulta positivo al covid-19, la ASL chiederà se si desidera avvisare le persone con cui è avvenuto il contatto. In caso di consenso, sarà dato un codice da inserire nell’app che autorizza il telefono a inviare i propri codici ID, ancora anonimi, a un server centrale, gestito dal proprio stato o dall’autorità sanitaria nazionale.

Nel frattempo, il telefono controlla periodicamente il server per nuovi ID che sono stati associati a test positivi e li incrocia con quelli raccolti nelle ultime due settimane. Se l’app ritiene che l’utente è stato distante meno di 1 metro e 80 da un dispositivo contrassegnato per almeno 15 minuti al giorno, si riceverà un avviso di esposizione, incluse le informazioni su cosa fare dopo.

Come si riconosce un tracciamento dei contatti efficace?

Sia che venga eseguito da un essere umano o da un’app, il tracciamento si sviluppa su tre fronti: identificare chi ha il virus, identificare con chi le persone positive al covid hanno trascorso del tempo e convincere i contatti a rimanere a casa. L’accesso ai test è rimasto un problema di fondo: le app non possono funzionare se gli utenti non vengono sottoposti a un test per il covid-19. Inoltre, se le persone fanno i test, devono fidarsi abbastanza dei loro governi (o aziende tecnologiche) da inserire i risultati positivi nell’app. Infine, chiunque riceva una notifica di esposizione deve ricevere indicazioni su come stare in isolamento. 

In che modo le app di tracciamento dei contatti gestiscono la privacy?

I dipartimenti sanitari hanno lottato per costruire un clima di fiducia intorno al sistema di tracciamento dei contatti. Un recente sondaggio di Pew ha rilevato che il 40 per cento degli americani ha resistenze anche solo a parlare con chi traccia manualmente i contatti. E nonostante molti livelli di anonimato, le app di notifica dell’esposizione hanno ricevuto critiche significative per i problemi di privacy. Hanno fatto sentire la loro voce Amnesty International, gruppi per la protezione dei consumatori e persino 39 procuratori generali statunitensi. 

I dipartimenti sanitari possono utilizzare la tecnologia di tutela della privacy di Google e Apple e continuare a chiedere agli utenti di inviare loro un numero di telefono se ricevono una notifica di esposizione. Sebbene la funzionalità sia del tutto volontaria (le app continuano a funzionare se gli utenti non aggiungono il proprio numero), molti governi non lo chiedono, nel tentativo di far sentire le persone più sicure riguardo alla privacy.

Questa attenzione alla privacy implica alcuni compromessi. Se le persone fossero disposte a parlare con chi segue le procedure di tracciamento dopo aver ricevuto una notifica di esposizione, potrebbero aiutare gli esperti di salute pubblica a comprendere la diffusione della malattia.

Le app di tracciamento dei contatti funzionano?

Ci sono prove che le app possono aiutare a rompere le catene di trasmissione del viruse a prevenire nuovi casi, anche senza l’adesione di un gran numero di utenti. Possono essere utili come parte di un modello a “formaggio svizzero”, che crea una solida barriera allineando i diversi strati contenenti “buchi”. Ma non è chiaro quanto le notifiche di esposizione possano cambiare il comportamento delle persone, soprattutto perché è difficile tenere traccia di quante persone ricevono notifiche di esposizione e successivamente risultano positive. 

Molti esperti stanno seguendo attentamente i progressi dell’app irlandese, che viene utilizzata attivamente da oltre un terzo della popolazione adulta. Tra metà luglio e metà ottobre, gli utenti hanno caricato 3.000 risultati positivi, che rappresentano circa l’11 per cento dei casi confermati. A ottobre, l’Irlanda è diventata il primo paese in Europa a reimporre un lockdown nazionale (Il tasso di nuovi casi pro capite nel paese è sceso quasi immediatamente, ed è ora un sesto di quello americano).

Sfortunatamente, la promessa di una soluzione per smartphone confligge con una delle realtà più dure della pandemia: i gruppi emarginati in tutto il mondo muoiono di covid-19 a tassi molto più alti rispetto alle persone con maggiore potere socioeconomico. Le persone in questi gruppi hanno anche meno probabilità di essere testate. Le app per smartphone potrebbero non essere così utili in tali comunità, soprattutto se chi ci vive ha buone ragioni per diffidare del governo.

Cosa viene dopo?

Anche se molti paesi sono dotati di app nazionali, non c’è stata una politica federale negli Stati Uniti, che sembra essere il punto caldo del coronavirus del mondo. In realtà, i dipartimenti sanitari dei singoli stati americani sono stati costretti a creare un mosaico di app. Un sistema unitario di notifiche di esposizione potrebbero finalmente prendere piede. A settembre, Google e Apple hanno iniziato a consentire alle agenzie sanitarie negli Stati Uniti di offrire notifiche di esposizione senza creare le proprie app. 

Lo strumento, chiamato Exposure Notifications Express, è integrato nei sistemi operativi da iOS 13.7 in poi. Ciò significa che gli utenti di iPhone possono semplicemente attivare le notifiche nel menu delle impostazioni. Google, nel frattempo, ha un’app già pronta personalizzata per ogni stato.

Finora, uno dei principali ostacoli è stato un sistema frammentato per la gestione degli ID, o “chiavi”, associati ai test positivi. Gli utenti non ricevevano notifiche da persone che si trovano su app di altri stati. Ad agosto, la US Association of Public Health Laboratories ha creato un server comune che rende molto più facile per le app parlare tra loro e inviare chiavi attraverso i confini statali. Finora Washington, DC e altri 12 stati, principalmente sulla costa orientale, hanno lanciato app utilizzando questo sistema e altri quattro hanno programmi pilota.

Foto: Maksim Goncharenko / Pexels

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