Come affrontare l’odio online

Secondo alcuni esperti, le aziende di social media dovrebbero adottare una strategia più a largo respiro nel controllare la diffusione di messaggi di odio online, evitando di limitarsi a ribattere colpo su colpo.

di Charlotte Jee

E’ una battaglia senza fine: i moderatori rimuovono una pagina neonazista su Facebook, solo per vederla apparire da un’altra parte poche ore dopo.

Questo tipo di approccio non funziona e alcuni ricercatori hanno suggerito diverse strategie alternative per ottenere risultati più concreti.

Un team della George Washington University ha analizzato  per alcuni mesi le dinamiche delle “comunità di odio”, in genere gruppi che mettono insieme individui che condividono la stessa visione della vita, su piattaforme di social media come Facebook e VKontakte (l’equivalente russo).

Hanno scoperto che queste reti sono notevolmente interconnesse a livello globale e resilienti a livello locale quando vengono attaccate.

Le prove di questa interconnessione sono evidenti nel modo in cui gli estremisti bianchi che hanno portato avanti azioni terroristiche in Norvegia, Nuova Zelanda e Stati Uniti hanno tratto esplicitamente ispirazione gli uni dagli altri.

Il modello matematico dei ricercatori mostra che le attività di polizia all’interno di una singola piattaforma, come Facebook, possono effettivamente ostacolare la diffusione del discorso d’odio, ma al prezzo di spingerlo dietro le quinte, dove è ancora più difficile studiarlo e combatterlo.

I ricercatori, che hanno pubblicato un articolo su “Nature”, suggeriscono alcune politiche che potrebbero essere attuate dalle aziende di social media:

– Vietare i piccoli gruppi che incitano all’odio, invece di quelli grandi, per impedire da subito la formazione dei cluster più grandi.

– Bannare una minima percentuale di utenti scelti a caso dai cluster di odio online. In questo modo si evita di intervenire su interi gruppi di utenti, con conseguente indignazione e accuse di limitare la libertà di espressione.

– Incoraggiare la formazione di gruppi di utenti “anti-odio”, che esercitino un’azione di contrasto.

– Poiché molti gruppi di odio online sono su posizioni antitetiche, gli amministratori della piattaforma dovrebbero introdurre un gruppo ad hoc di utenti per seminare divisione tra questi gruppi. I ricercatori hanno verificato che questo tipo di strategia potrebbe portare al collasso gruppi di odio con visioni opposte.

Alcune di queste proposte, in particolare le ultime due, sono piuttosto radicali. Ma poiché gli approcci attuali sono così profondamente inefficaci, è sicuramente utile che le aziende dei social media si attivino in tal senso.

(rp)

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