Come fermare il cambiamento climatico

Ho chiesto a 10 esperti in una varietà di discipline, inclusi scienziati del clima, economisti, fisici ed esperti di politiche, come rispondere all’emergenza ambientale e le risposte hanno svariato dall’aumento dei prezzi del carbonio alla fusione nucleare.

di James Temple

Le alternative energetiche pulite si sono assicurate oggi solo una frazione del mercato, con le energie rinnovabili che generano circa il 10 per cento dell’elettricità globale e i veicoli elettrici che rappresentano circa il 3 per cento delle nuove vendite. Nel frattempo, le emissioni di gas serra hanno continuato a salire anno dopo anno, a parte la recessione occasionale o la pandemia.

Per capire come affrontare il problema, ho posto due domande a diverse personalità: Data la situazione di stallo, come possiamo compiere progressi più rapidi e significativi? “Potendo inventare o implementare un prodotto per ridurre i rischi del cambiamento climatico, quale sceglierebbe e perché?”. Di seguito elenco le risposte ricevute.

Bill Gates.

Bill Gates

Fondatore di Microsoft e presidente di Breakthrough Energy

In questo momento, sto investendo molto nella fissione nucleare. La nostra azienda, TerraPower, ha appena firmato un grande contratto con il governo degli Stati Uniti per sviluppare un reattore dal nome Natrium.  Molte persone avrebbero risposto parlando di miracoli nello stoccaggio e alcuni avrebbero citato l’idrogeno pulito e super economico. Al di là, a mio parere, dell’impossibilità di competere con le autovetture, con le autovetture, questo tipo di idrogeno è potenzialmente in grado di risolvere numerosi problemi.

Si potrebbe produrre elettricità a prezzi bassi con il costo del capitale più economico del mondo, se lo si farà attraverso elettrolizzatori che scindono l’acqua. E’ una buona chance, ma non possiamo contarci in assoluto. Non ci si può concentrare solo su una cosa, perché si potrebbe finire in un vicolo cieco, allo stesso modo in cui potremmo non ottenere i risultati voluti con la fusione o la fissione di prossima generazione o lo stoccaggio della CO2

Sally Benson

Sally Benson

Direttore del Global Climate & Energy Project, Stanford University (USA)

Serve una leadership saggia, inclusiva, coraggiosa e decisa.  Saggia perché la posta in gioco è così alta e risolvere il problema climatico è di grande complessità. Inclusiva perché abbiamo bisogno che tutti lavorino per risolvere la questione ambientale. Coraggiosa perché è necessario prendere molte decisioni difficili e la maggior parte di esse renderà sicuramente infelici alcune persone. Decisa perché non abbiamo tempo da perdere.

Elizabeth Kolbert

Elizabeth Kolbert

Giornalista del “New Yorker” e autrice di Under a White Sky: The Nature of the Future (USA)

Vorrei imporre una carbon tax a livello globale che aumenterebbe di anno in anno. Userei parte dei proventi per compensare l’impatto regressivo della tassa sulle famiglie a basso reddito e il resto per investire in infrastrutture a basse emissioni di carbonio.  Anche se non ripongo eccessiva fiducia nei modelli economici, sono dell’idea che gli economisti abbiano ragione quando sostengono che questo sarebbe il modo più efficiente per ridurre le emissioni di carbonio. Al punto in cui siamo giunti, non abbiamo più tempo per l’inefficienza. 

John Dabiri.

John Dabiri

Professore di aeronautica e meccanica

Investirei in un sogno e in un obiettivo più immediato. Il sogno sarebbe la fusione nucleare modulare. Fornirebbe energia su richiesta con carburante illimitato, senza sprechi di lunga durata e con un rischio limitato di proliferazione di armi. Se raggiunto con un’impronta sufficientemente ridotta, potrebbe essere accessibile ai paesi in via di sviluppo, nei quali la domanda di energia è destinata ad aumentare in modo più significativo. Nessun’altra fonte di energia priva di carbonio apre così tante porte. 

Nel breve termine, farei leva sui nostri immensi e sempre crescenti poteri di calcolo per sviluppare un modello della Terra ad alta risoluzione in grado di prevedere eventi meteorologici estremi con settimane di anticipo. Alcuni dei rischi climatici più acuti, come le inondazioni e gli incendi, sono particolarmente pericolosi perché sono attualmente imprevedibili. Se riusciamo a estendere ulteriormente le previsioni meteorologiche, da settimane a mesi in anticipo, forse anche la siccità stagionale potrebbe diventare una situazione affrontabile.

Adam Marblestone.

Adam Marblestone

Borsista nel settore dell’innovazione, Schmidt Futures (USA)

Fortunatamente, si scopre che se si perfora abbastanza in profondità nella roccia abbastanza calda, è possibile accedere a forme di energia geotermica programmabile quasi ovunque, almeno in linea di principio. Un’espansione su larga scala della disponibilità di energia geotermica colmerebbe una lacuna chiave dovuta all’intermittenza delle energie rinnovabili, nonostante l’auspicato lancio su grande scala delle tecnologie di stoccaggio e trasmissione di prossima generazione. 

L’energia geotermica, che non va a sostituire le altre opzioni in cantiere a lungo termine per l’energia di base programmabile come i reattori nucleari di fusione compatta che sfruttano superconduttori ad alta temperatura o i piccoli reattori a fissione modulari, ha il vantaggio di utilizzare la tecnologia già conosciuta e di appoggiarsi a quella dell’industria del petrolio e del gas. 

Rhiana Gunn-Wright.

Rhiana Gunn Wright

Direttore della politica climatica del Roosevelt Institute
e una degli artefici del Green New Deal (USA)

Sia chiaro: la recessione del covid-19 e il cambiamento climatico sono collegati tra loro. Il nostro governo sta cercando di ricostruire la nostra economia mentre gli incendi divampano, le acque si alzano e le case vengono distrutte. Sottovalutare la profondità di questa recessione e l’imminente minaccia di un disastro climatico sarebbe un errore molto costoso e, sfortunatamente, è quello che abbiamo fatto finora. 

Ecco perché se potessi implementare qualcosa per ridurre i rischi del cambiamento climatico, mi assicurerei che le politiche di stimolo progettate per rispondere all’attuale crisi economica siano progettate anche per creare una crescita sostenibile a lungo termine. Per far decollare rapidamente questo tipo di politiche ambientali di stimolo, si possono utilizzare i programmi esistenti intesi ad alleviare la povertà energetica e l’invecchiamento delle infrastrutture e fornire aiuti finanziari per incoraggiare una transizione permanente verso un’economia a basse emissioni di carbonio. 

Sarebbe necessario anche reindirizzare le risorse verso il rapido aumento della produzione di beni e servizi chiave e la transizione dei lavoratori in diversi settori cruciali per la decarbonizzazione.

Steven Chu.

Steven Chu

Ex segretario per l’energia degli Stati Uniti e professore di fisica, Stanford University (USA)

In cima alla mia lista ci sarebbe lo stoccaggio di energia a basso costo e di lunga durata. La maggior parte dei sistemi di batterie agli ioni di litio installati oggi vengono utilizzati per migliorare la stabilità del sistema di alimentazione, immagazzinando alcune ore di energia ogni giorno durante i periodi di massima produzione di elettricità e rilasciandola durante i picchi di domanda.

Per esempio, il picco della generazione di energia solare è a mezzogiorno, ma il picco della domanda di elettricità si verifica intorno alle 16:00. Secondo un recente studio di Joule, affinché le fonti rinnovabili forniscano l’80 per cento dell’elettricità alla rete, dati gli enormi cali stagionali della produzione solare ed eolica, sono necessarie tecnologie in grado di immagazzinare fino a 100 ore di energia.

Anche lo stoccaggio deve essere molto più a basso costo e far fronte, negli Stati Uniti, a 10.000 gigawatt di elettricità di backup, rispetto ai soli 25 gigawatt attuali.

Ken Caldeira.

Ken Caldeira

Consulente senior in scienze del clima, Gates Ventures e scienziato senior emerito, Carnegie Global Ecology (USA)

Se potessi implementare solo una cosa per ridurre i rischi del cambiamento climatico, sarebbe una semplice tassa per l’estrazione di combustibili fossili dal suolo, che aumenterebbe di una percentuale fissa ogni anno. Ciò invierebbe un chiaro segnale ai mercati che ogni tecnologia che emette anidride carbonica dai combustibili fossili alla fine diventerà più costosa di qualsiasi alternativa.

Misurare accuratamente il carbonio rimosso è relativamente facile da fare e non aggirabile, a differenza dei sempre più popolari programmi di compensazione del carbonio su cui fanno affidamento gli inquinatori climatici per bilanciare le loro emissioni pagando la piantagione di alberi e iniziative simili.

Nadia S. Ouedraogo.

Nadia S. Ouedraogo

Funzionaria per gli affari economici, United Nations Economic Commission for Africa (Etiopia)

L’accordo di Parigi prevede di mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. Le energie rinnovabili da sole non ci permetteranno di farlo. Circa il 44 per cento delle riduzioni delle emissioni necessarie per raggiungere la soglia di Parigi proverrà dall’efficienza energetica, con un altro 36 per cento dal passaggio alle energie rinnovabili. 

Solo implementando misure di efficienza energetica, potremmo ridurre le emissioni di gas serra del 12 per cento entro il 2040. Le giuste politiche di efficienza potrebbero consentire al mondo di raggiungere una parte significativa dei tagli alle emissioni necessari per raggiungere i suoi obiettivi climatici senza alcuna nuova tecnologia.

Navroz Dubash.

Navroz Dubash

Professore del Center for Policy Research (India)

Si parla molto del fatto che gli impegni dei paesi non si sommano alle riduzioni delle emissioni richieste dalla scienza. Dovremmo parlare tanto, o più, dell’assenza di meccanismi di governance che traducano le visioni in politiche. Istituzioni nazionali durevoli sono un tassello mancante nella nostra risposta collettiva alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, ma sono in realtà necessarie per delineare una visione strategica e fissare obiettivi, coordinare l’attuazione tra i settori e mediare la politica. 

Gli approcci alla governance climatica devono adattarsi al contesto nazionale. Se i paesi anticipano le loro politiche climatiche, le politiche, gli obiettivi o i sistemi che ne risultano possono diventare instabili o irraggiungibili.

foto: Una piattaforma petrolifera offshore.Getty

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