Come riparare i gasdotti Nord Stream

Il primo passo necessario è determinare l’entità del danno. Dopodiché, comincia il difficile

Prima dell’invasione russa in Ucraina, i gasdotti Nord Stream 1 e 2 erano una componente fondamentale delle infrastrutture energetiche europee.

Nel quarto trimestre del 2021, le linee Nord Stream hanno fornito il 18% di tutte le importazioni di gas in Europa. Metà delle importazioni di gas dalla Russia in Europa è arrivata attraverso il Nord Stream 1, un dato record. (Le operazioni di Nord Stream 2 non sono mai state avviate visto che la Germania ne ha negato la certificazione in seguito all’invasione.)

Da allora, le operazioni del gasdotto Nord Stream sono rimaste ostaggio della situazione geopolitica come reazione della Russia alle sanzioni economiche imposte al paese dopo l’invasionedell’Ucraina. A luglio, la Russia ha sospeso le operazioni dell’oleodotto per una manutenzione programmata, senza mai ripristinarle a pieno regime; ad agosto, la compagnia energetica statale russa aveva dichiarato un’interruzione non pianificata.

Poi, a fine settembre, danni imprevisti hanno causato quattro perdite nel sistema di condotte sottomarine. Tutti tranne la Russia credono che si sia trattato di un sabotaggio da parte dello stato sanzionato mentre tenta di ridurre le forniture in vista di una difficile carenza di energia invernale in Europa, i cui paesi già pianificano delle restrizioni nei consumi.

È ora partita la corsa per riparare queste condutture vitali, possibilmente prima dell’inverno. La joint venture svizzera che gestisce Nord Stream, posseduta al 51% dall’azienda energetica statale russa Gazprom, non garantisce nemmeno che i danni possano mai essere riparati. Il capo della commissione parlamentare per l’energia della Russia, Pavel Zavalny, dichiara invece che il problema potrebbe essere risolto in sei mesi, dopo l’inverno, il periodo in cui i rifornimenti sarebbero più necessari.

Quello che sappiamo è che qualsiasi tentativo di riparazione rappresenterà una sfida senza precedenti per il settore petrolifero e del gas, in cui dovranno essere coinvolti interventi robotici complessi e innovazioni d’ingegneria.

E anche se non sappiamo nemmeno con certezza quanto sia grave la situazione, il danno potrebbe essere significativo: secondo la Rete sismica nazionale svedese, le esplosioni del 26 settembre che si ritiene abbiano causato la rottura dell’oleodotto hanno registrato una magnitudo di 2,2 gradi sulla scala Richter.

Secondo gli investigatori svedesi e danesi, che per primi hanno valutato le perdite avvenute proprio vicino ai loro paesi, la causa dei danni sarebbero state esplosioni equivalenti a “diverse centinaia di chili di esplosivo“.

“Si tratta di enormi esplosioni che potrebbero aver danneggiato questo gasdotto a una distanza maggiore [di quanto siamo in grado di valutare ora]”, afferma Jilles van den Beukel, un analista ora indipendente dopo aver lavorato 25 anni per la Shell. “Il gasdotto potrebbe non essere nemmeno più nella sua posizione originale.”

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito l’incidente una “interruzione deliberata delle infrastrutture energetiche europee attive”. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden lo ha definito un “atto deliberato di sabotaggio“. Ma sebbene il responsabile possa apparire ovvio, un portavoce del Cremlino dichiara che puntare il dito contro i russi è “prevedibilmente stupido“.

Non importa chi sia stato. Si è comunque trattato di un atto deliberato, dichiara van der Beukel. “Normalmente, questi gasdotti non vanno soggetti a danni e basta”, afferma. I tubi in acciaio del Nord Stream hanno uno spessore di 1,6 pollici, e sono avvolti da altri 4,3 pollici, minimo, di cemento. Ciascuna delle circa 100.000 sezioni del gasdotto pesa 24 tonnellate.

“Questo tipo di fughe non può capitare che una volta ogni 100.000 anni”, dice. “L’unica spiegazione logica è il sabotaggio“.

Poiché il gasdotto non era in servizio attivo a causa della situazione geopolitica, l’impatto ambientale, seppur preoccupante, è meno grave di quanto non avrebbe potuto essere. Secondo le stime, il volume di gas potenzialmente fuoriuscito dal gasdotto si aggirerebbe tra i 7,5 milioni e i 14 milioni di tonnellate di anidride carbonica, hanno spiegato ai giornalisti le autorità tedesche e danesi.

In una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 30 settembre, un portavoce di Gazprom ha riportato che secondo le stime dell’azienda, i gasdotti contenevano circa 800 milioni di metri cubi di gas al momento del danno. non è però possibile condurre un’indagine sicura prima mentre il gas continua a fuoriuscire.

Una volta ottenuto un accesso sicuro, gli investigatori avvieranno il complicato lavoro di triage dei problemi a caccia di soluzioni. “Ci si chiede: ‘come va, qual’è lo stato del tubo? Quali sono i danni?'”, spiega Jean-François Ribet della società di riparazione di oleodotti e gasdotti 3X Engineering, con sede a Monaco. In passato, l’azienda è stata chiamata a riparare gasdotti nello Yemen sabotati da terroristi di Al-Qaeda. Tale valutazione può essere effettuata utilizzando un robot di ispezione, un veicolo telecomandato o subacquei specializzati.

Immagine: Guardia Costiera Svedese / AP

L’invio di subacquei al sito è impegnativo a causa della profondità della condotta: mentre le perdite note sono concentrate in acque relativamente basse, a circa 50 metri di profondità, la maggior parte della condotta si trova a 80-100 metri sott’acqua. E sarà necessario ispezionare l’intero gasdotto per verificare potenziali danni.

“Abbiamo effettuato riparazioni a tali profondità, ma è necessario utilizzare immersioni in saturazione“, spiega Olivier Marin, R&D e responsabile tecnico di 3X Engineering. (Nell’immersione in saturazione, utilizzata nelle acque profonde, i sub rimangono a profondità estreme in un habitat specializzato e subiscono una singola decompressione una volta terminata l’operazione.) “Si può lavorare anche 10 ore, ma si pagano con un mese in camera iperbarica”, dice.

Le riparazioni stesse potrebbero rivelarsi complicate. Cè un certo numero di opzioni, spiega Ribet. La prima, e più costosa, è sostituire per intero le sezioni danneggiate del tubo. “Serve lo stesso diametro, lo stesso tipo di acciaio e così via”, dice. E tocca portare in loco gru navali sufficientemente robuste da sollevare i pesanti segmenti di tubo danneggiati fuori dall’acqua.

La seconda opzione prevede l’installazione di un morsetto a coprire le sezioni danneggiate del tubo, essenzialmente rattoppando le aree rotte. Tuttavia, con un diametro interno di 1.153 metri, le condotte del Nord Stream richiederebbero enormi morsetti, nonché l’installazione temporanea di un cassone sottomarino, una camera stagna che racchiuderebbe la sezione della condotta per permettere agli ingegneri di lavorare al suo interno.

Marin crede che questa sarebbe “la soluzione più semplice”. Tuttavia, aggiunge, ci vorranno mesi per procurarsi un morsetto abbastanza grande da abbracciare il gasdotto. Inoltre, questo metodo non sarà applicabile in caso di danni seriamente significativi: c’è un limite alle dimensioni dei morsetti. Una terza opzione sarà condurre una riparazione composita che combinando i due metodi: sostituire gli elementi più danneggiati della tubazione e rattoppare quelli meno colpiti.

Ribet suggerisce una quarta opzione potenzialmente meno probabile: costruire e installare una nuova porzione del gasdotto e bypassare completamente le sezioni danneggiate, che rimarrebbero sul posto. Gli analisti russi notano anche che uno dei quattro singoli gasdotti di Nord Stream non sembra essere stato coinvolto nel sabotaggio, il che significa che potrebbe continuare a fornire gas, anche se a un tasso inferiore.

C’è un ulteriore problema che complica qualsiasi eventuale lavoro di riparazione: se sia legale condurlo. La joint venture che gestisce il gasdotto Nord Stream 1, Nord Stream AG, si dichiara un’ente separata dalla società che gestisce il gasdotto Nord Stream 2, Nord Stream 2 AG.

Quest’ultimo è soggetto alle sanzioni internazionali imposte dopo l’invasione della Russia. Secondo il ministro russo Zavalny, è probabile che le sanzioni rallentino la riparazione dell’oleodotto, rendendo difficile trovare navi disposte ad assumersi il compito di trasportare le attrezzature. Nord Stream AG ha mancato di rispondere a tre richieste di commento su come la società intende gestire la questione delle sanzioni.

Anche si rivelasse possibile effettuare riparazioni, non è probabile che Nord Stream ricominci presto ad inviare forniture.

Un fattore importante da prendere assolutamente in considerazione? Quando il gas fuoriesce, l’acqua ne prende il posto, avviando un processo di corrosione. “Naturalmente, l’acqua salata all’interno del gasdotto non va bene“, afferma van den Beukel.

Ora che il gas ha smesso di fuoriuscire dal gasdotto, l’Agenzia danese per l’energia ha dichiarato avviata la corsa per cercare di tappare i buchi usando “maiali”: indicatori di ispezione delle condutture, impiegati per spingere i materiali indesiderati fuori dai gasdotti, di solito per pulirli nell’ambito della regolare manutenzione. Quanto più velocemente i maiali possono essere inviati attraverso le aree colpite, tanto più si riuscirà a limitare i danni a lungo termine.

Qualunque sia la soluzione finale, risolvere il problema sarà difficile e costoso.

Quando abbiamo chiesto se ricordasse di aver mai incontrato un problema sottomarino di questa portata, van den Beukel ha risposto semplicemente: “No. Quando si parla di sabotaggio, di solito si tratta di operazioni condotte sulla terraferma e su scala molto inferiore”, dice. “Non riesco a pensare a niente di simile a questa situazione, mai.”

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