Comunicare cambia faccia e forse la nasconde

L’unione europea ha commissionato a una dozzina di centri di ricerca sul futuro un progetto per avere indicazioni su dove sia più opportuno indirizzare i fondi di ricerca per accelerare l’evoluzione e aumentare la competitività del «sistema europa».

Parte di questo progetto ha sviluppato un’analisi previsionale delle evoluzioni tecnologiche e le ha messe in rapporto con il mondo delle telecomunicazioni. l’arco temporale osservato è molto lungo, fino al 2020. In questo periodo assisteremo a cambiamenti significativi e in parte ne saremo protagonisti. alcuni dei risultati raggiunti consentono quindi di allargare la riflessione alle conseguenze che ne derivano per la vita quotidiana.

Rispondere alla domanda (1) formulata dalla Unione Europea sugli scenari della Società dell’Informazione è non solo complesso, ma rischia di fornire indicazioni inconsistenti. Prevedere il futuro è un’attività molto interessante, ma porta in generale a errori clamorosi. Più si amplia il campo di osservazione e si sposta l’orizzonte temporale, più il rischio di prendere cantonate diventa certezza.

Il punto di partenza, quindi, è stato quello di fare una riflessione su ciò che è ragionevole estrapolare dai fatti di oggi (tecnologie sul mercato, prototipi di laboratorio, ricerche in corso che stanno portando a risultati eccetera), quanto è possibile prevedere in termini di spinte all’innovazione (cosa chiede il mercato, la competizione tra aziende in cui interviene una differenziazione portata dall’innovazione, le politiche dei «sistemi paese»…) e su quanto non è possibile prevedere in modo puntuale, ma è ragionevole identificare in termini di contesto (2).

L’ipotesi di evoluzione tecnologica, ovviamente, è una certezza. Tuttavia al di là di prevedere quando un microprocessore raddoppierà la sua capacità elaborativa è interessante chiedersi quando questa evoluzione raggiungerà dei limiti che superano la domanda. Questo è importante in quanto il raggiungimento di questa soglia sposta l’attenzione del mercato su altri valori e quindi su altri tipi di evoluzione. Per esempio: considerando l’evoluzione dei microprocessori è più importante chiedersi come questi aumentano i GHz (la velocità di eseguire operazioni), di come cambiano le architetture di elaborazione (la velocità di esecuzione parallela), di come aumenta la capacità di scambio di informazioni con l’ambiente (il bus…) oppure come varia il consumo energetico (aspetto essenziale, per esempio, nelle applicazioni dei microprocessori ai sistemi mobili). Essere in grado di valutare come nel tempo cambia la valutazione e l’interesse per l’evoluzione fornisce un risultato utile a rispondere alla domanda: dove è meglio investire in ricerca?

Uno dei punti importanti per chi debba investire una quantità finita di denaro è avere indicazioni che indirizzino la scelta. Infatti ogni tecnologia fornisce a chi la utilizza un certo insieme di funzionalità. Queste, nella grande maggioranza dei casi possono essere fornite anche da altre tecnologie. In un certo senso è più importante chiedersi come evolveranno le funzionalità e da questo valutare quale sia il migliore mix di tecnologie su cui investire. Le traiettorie tecnologiche sviluppate si concentrano proprio sulle funzionalità indicando quali possibili alternative esistono e probabilmente esisteranno.

Il quesito posto dalla Unione Europea richiedeva anche un’analisi sotto due altri punti di vista. Infatti ha senso investire fondi pubblici là dove l’industria privata non può farlo (o non vuole farlo) in modo da assicurare comunque una crescita globale. Non solo. Occorre anche chiedersi se una certa evoluzione risulti un vantaggio «sociale»: staremmo «meglio» in una società popolata dai computer più veloci o no?

Per analizzare questi due aspetti il progetto ha sviluppato una lista di «servizi» e una di «ambienti». L’evoluzione dei servizi permette di mettere in luce gli attori economici delle funzionalità, sia quelli che ne fruiranno sia quelli che li erogheranno a fronte di un ritorno economico. L’evoluzione dei servizi e la loro penetrazione nel mercato cambiano gli ambienti in cui viviamo migliorando il tenore di vita (e aprendo anche nuove problematiche).

Nel prosieguo verranno trattati solo alcuni aspetti legati alle traiettorie tecnologiche, anche perché a questo stadio del progetto queste sono quelle su cui ci si è concentrati.

Rimane ancora un aspetto che è parte della metodologia. Se prevedere in modo accurato l’evoluzione tecnologica è tanto più complicato quanto più ci si spinge in là nel tempo, prevedere cose che oggi non esistono è impossibile. Eppure queste «novità potrebbero cambiare completamente le nostre previsioni sulle evoluzioni delle tecnologie di oggi, per accurate che esse siano. Pensiamo alle previsioni degli anni Venti sulla evoluzione dei processi e macchinari per produrre lamiere sempre più sottili che si sarebbero prestate a costruire oggetti impossibili fino a ora. L’avvento della plastica (e poi delle fibre di carbonio, del kevlar e così via) ha cambiato completamente il panorama, fermando ogni evoluzione dell’acciaio in quella direzione.

L’importanza di prevedere questi accadimenti è tanto grande quanto è impossibile. Tuttavia si può analizzare quali sono i bisogni di fondo (nel caso dell’acciaio erano ottenere una capacità di realizzare lamiere sottili e resistenti per avere leggerezza, malleabilità eccetera) e chiedersi cosa succederebbe alle tecnologie in esame se qualcuno inventasse una cosa nuova che abbia proprio quelle caratteristiche. Quale sarebbe la finestra temporale in cui un tale accadimento bloccherebbe ogni evoluzione? Quali sarebbero gli attori che beneficerebbero da tale innovazione? Questo permette di porre degli snodi sulle evoluzioni tecnologiche considerate, per esempio: l’evoluzione dei microprocessori mobili (cioè quelli costruiti in modo tale da risparmiare energia dovendosi basare come alimentazione su batterie) proseguirà secondo una certa roadmap (3). Se dovesse verificarsi entro il 2008 un salto tecnologico nel settore alimentazione portatile (batterie, fuel cell e via dicendo) si potrebbe verificare uno stop alla evoluzione con una convergenza sui microprocessori standard. Questo, a sua volta, moltiplicherebbe di un ordine di grandezza la capacità elaborativa disponibile ai dispositivi mobili aumentandone le funzionalità.

LE TRAIETTORIE TECNOLOGICHE

Il lavoro ha portato allo studio di 10 traiettorie tecnologiche:

• Memorizzazione

• Elaborazione

• Visualizzazione

• Stampa

• Reperimento informazioni

(Information Retrieval)

• Comunicazione

• Capacità trasmissiva (Bandwidth)

• Interfaccia umana

• Rilevazione dati

• Localizzazione, identificazione

A titolo di esempio sono stati inseriti dei quadri di illustrazione su tre traiettorie tecnologiche tra quelle identificate e precisamente: la memorizzazione (in questa pagina), l’interfaccia umana (a pag. 36) e la rilevazione dati (a pag. 38). Come si vedrà, le considerazioni che vengono fatte vanno ben oltre gli aspetti di previsione della evoluzione tecnologica.

I GRANDI CAMBIAMENTI

L’evoluzione tecnologica unita a un’evoluzione di ciò che il mercato chiede porterà a dei significativi cambiamenti in varie aree nei prossimi quindici anni. Lo studio ha messo in luce 9 macro «dirompenze», cioè fenomeni che, se dovessero accadere, porteranno a un cambiamento nelle regole del gioco, negli attori e, ancora più significativo, nel modo in cui ciascuno di noi opera e attribuisce valore a oggetti e servizi.

Le 9 aree identificate sono:

• La trasformazione dei prodotti

in servizi

• La scomparsa del PC

• La connettività trasparente

• I cambiamenti nelle tipologie

di comunicazione

• La banda illimitata

• Prodotti usa e getta

• Sistemi autonomici

• Dal contenuto al packaging

• Infrastrutture virtuali

A titolo di esempio è stato inserito un riquadro relativo a un macro cambiamento, la banda illimitata (a pag. 39).

LA SCOMPARSA DELLE TELECOMUNICAZIONI

In un certo senso le telecomunicazioni «tecniche» sono scomparse da un bel po’ di anni dalla percezione delle persone. I 46 milioni di doppini che collegano le nostre case alla rete di comunicazione (avete letto bene: sono 46 milioni, quasi il doppio di quelli effettivamente utilizzati) passano sotto terra nascosti al nostro sguardo e alla nostra percezione (non come quelli «a vista» che si trovano ancora in molte nazioni). La maggioranza delle persone non ha mai visto una centrale telefonica e neppure le «pigne», i connettori su cui si attestano le linee di comunicazione.

L’evoluzione tecnologica rende le telecomunicazioni ancora più pervasive e proprio per questo tende a farle scomparire dalla nostra percezione. Quando al mattino usciamo dalla soglia di casa non ci viene di pensare che esiste una strada sotto i nostri piedi. è talmente ovvio che la diamo per scontato. Ce ne accorgiamo se questa è interrotta, oppure se dobbiamo pagarla (come quando si va in autostrada). L’avvento del telefonino ha in qualche modo contribuito alla perdita della percezione del «telefono». Quando dobbiamo parlare non occorre cercare una cabina: si infila la mano in tasca, o nella borsetta, senza neppure farci caso e si parla. Tra una decina di anni non occorrerà neppure fare il numero visto che la chiamata «a voce» sarà probabilmente la norma. E più o meno in quel periodo il flat rate, cioè la tariffa fissa indipendente da chi si chiama e da quanto tempo, sarà molto diffusa portando alla perdita della percezione del costo. A questi fenomeni se ne aggiungeranno altri, figli dell’evoluzione tecnologica. In particolare due che ritengo rappresentativi di questo nuovo mondo: i telefonini embedded e le «telefonate» tra oggetti.

Il telefonino, ridotto a un chip grande quanto un’unghia, avrà un costo tale da poter essere gettato dopo l’uso, così come oggi si fa con il computer che sta dentro a una smart card (quelle fornite da alcuni alberghi come chiave della stanza). Acquistando un qualunque oggetto, televisore, videocamera, tostapane eccetera, troveremo nella confezione anche un telefonino usa e getta con un solo tasto che, premuto, ci metterà in contatto con un centro servizi da cui ottenere informazioni sull’uso del prodotto. La batteria avrà una durata prefissata, per esempio un’ora, e quella sarà la durata della consulenza gratuita associata al prodotto. Terminata la batteria si può buttare il telefonino ed eventualmente acquistare un ulteriore periodo di garanzia.

Diversi oggetti avranno il telefonino integrato e un qualche pulsante che ne permette l’utilizzo. Per esempio le macchine fotografiche (già oggi) potranno inviare le foto via via che queste vengono scattate, il libro che abbiamo acquistato avrà nella terza di copertina uno schermo e un telefonino tramite cui sarà possibile ricevere le ultime notizie collegate all’argomento del libro o magari discutere con altri lettori.

Anche il mazzo di fiori arriverà con un telefonino (invisibile) integrato nella confezione che ci permetterà di parlare immediatamente con chi ci ha inviato il gentile pensiero (Hallmark partecipa al consorzio Digital Life del Media Lab con interesse proprio in questo tipo di applicazioni). Il costo di questi servizi sarà compreso nel prezzo dell’oggetto. Molti servizi, in effetti, avranno la comunicazione (e la possibilità di effettuarla) compresa nel servizio stesso.

Se il telefonino embedded è nascosto nell’oggetto, ma rimane pur sempre una interfaccia utilizzata da una persona, i telefonini dimoreranno anche negli oggetti per essere utilizzati dagli oggetti stessi, quindi in modo completamente indipendente da noi e dalla nostra percezione.

La DoCoMo (equivalente giapponese della TIM) stima al 2010 360 milioni di telefonini in Giappone a fronte di 120 milioni di persone. Circa 100 milioni saranno associati a auto, bus, camion. Interessante notare che nelle loro previsioni vi sono anche 60 milioni di telefonini nelle biciclette.

Le auto comunicheranno con centri servizio e anche tra di loro, rendendo le strade più sicure e inquinando di meno (diminuzione degli ingorghi, utilizzo di percorsi alternativi, regolazione automatica della velocità per diminuire le emissioni). Le auto potranno essere utilizzate come stazioni meteo: già oggi in molte auto troviamo dei sensori barometrici (per regolare l’iniezione), dei sensori di temperatura (per il condizionamento), dei sensori di pioggia (per il tergicristallo) e il GPS (per la navigazione). Queste informazioni, se raccolte e inviate a centri di previsione meteo sono in grado di rivoluzionare il mondo delle previsioni, moltiplicando le fonti di informazioni e rendendo quindi molto più precise le previsioni stesse. L’ambiente sarà dotato di una varietà di sensori in grado di renderlo più sicuro e anche meglio utilizzabile. Anche il nostro corpo, in prospettiva, avrà dei sensori e attuatori che ci aiuteranno a stare meglio. Le medicine si trasformeranno in servizi e saranno erogate in modo elettronico (tramite piccoli chip posti sotto pelle). Saranno personalizzate e questo richiederà un monitoraggio continuo di come il corpo reagisce alle sostanze medicinali: quindi una comunicazione continua per gran parte invisibile.

Sono solo alcuni esempi che aiutano a capire come le telecomunicazioni del futuro saranno ancor più di oggi un’infrastruttura pervasiva che proprio in quanto tale scomparirà dalla nostra percezione.

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