UnipolTech

Connettività e sicurezza: le nuove frontiere della mobilità

Intervista a Paola Carrea, Direttore Generale di UnipolTech, sull’evoluzione delle automobili intelligenti.

Le trasformazioni nel settore della mobilità intelligente. Paola Carrea, Direttore Generale di UnipolTech, discute su MIT Technology Review Italia l’evoluzione delle automobili intelligenti, tracciando un percorso dai primi progetti degli anni ’80 fino alle attuali innovazioni nell’intelligenza artificiale e nella connettività. Al centro il ruolo cruciale della telematica nella promozione della mobilità sostenibile.

Paola Carrea

Come è evoluto il concetto di automobile nel tempo fino ad arrivare alle cosiddette smart car?

Il concetto di automobile intelligente è in continua evoluzione da oltre trent’anni. I primi progetti risalgono agli anni ’80, come quelli del programma Prometheus, che studiava radar, lidar e telecamere per sistemi di sicurezza e assistenza alla guida, come il cruise control e il blind spot detection. Quando sono arrivata al Centro Ricerche Fiat nel 1990, questi studi erano già in corso e si stava lavorando per definire le specifiche tecniche da utilizzare in ottica industriale. Grazie a queste ricerche, sono stati sviluppati sistemi di assistenza alla guida che oggi consideriamo standard. All’epoca, molte auto non avevano neanche i finestrini elettrici, ma oggi abbiamo definito cinque livelli di automazione della guida, anche se la maggior parte delle auto in circolazione non supera il livello 3.

Quale ruolo gioca la connettività nelle auto moderne?

La connettività è un aspetto cruciale: oggi le auto sono connesse tramite smartphone o direttamente attraverso sistemi nativi. In Europa, con l’introduzione dell’eCall nel 2018, le auto di nuova omologazione possono chiamare automaticamente i servizi di emergenza in caso di incidente, permettendo interventi tempestivi per salvare vite. Dal 2024 sarà obbligatorio non solo per le nuove omologazioni ma anche per le nuove immatricolazioni l’Event Data Recorder, una sorta di scatola nera che registra tutti i dati della rete di bordo, aiutando a determinare le cause degli incidenti e le responsabilità, che possono coinvolgere il guidatore, il produttore dell’auto o i fornitori dei sistemi tecnologici.

Quali sono le sfide e le opportunità dell’integrazione dell’intelligenza artificiale nei veicoli di nuova generazione?

L’integrazione dell’IA nelle auto non è priva di sfide. La determinazione della responsabilità in caso di incidente è complessa e coinvolge questioni etiche significative. Chi è responsabile se un’auto autonoma frena improvvisamente e causa un incidente? Il guidatore, il produttore dell’auto o il fornitore del sistema di frenatura? Queste domande necessitano di risposte chiare e normative precise.

Inoltre, la comunicazione veicolo-infrastruttura è ancora in fase di sviluppo e presenta costi elevati che ne impediscono una diffusione sostenibile. Le infrastrutture stradali richiedono tempi di aggiornamento molto più lunghi rispetto ai veicoli e alla tecnologia degli smartphone, rendendo difficile l’adozione di standard come il C-ITS (Cooperative Intelligent Transport Systems). Nonostante queste difficoltà, la tecnologia a bordo dei veicoli continua a evolversi, come dimostra la riduzione dei costi dei radar per auto, passati da 250 milioni di lire per unità negli anni ’90 a circa 60 euro oggi. La sfida futura sarà integrare queste tecnologie con l’infrastruttura stradale, considerando i diversi tempi di aggiornamento e la rapida evoluzione tecnologica. Standard e normative saranno cruciali per garantire che l’evoluzione tecnologica sia accompagnata da un adeguato contesto normativo.

Quali sono le principali innovazioni tecnologiche che UnipolTech ha introdotto recentemente nel settore della mobilità e quali risultati sono stati raggiunti?

UnipolTech si dedica costantemente alla ricerca e all’innovazione per garantire la competitività del Gruppo nel settore della telematica assicurativa e non solo. Un esempio recente è l’adeguamento alle nuove tecnologie di connettività, passando dal 2.5G al 4G e 5G. Inoltre, abbiamo seguito l’evoluzione dei sistemi satellitari, passando dal solo GPS a GNSS, che sfrutta la costellazione di satelliti americani, europei e russi per una maggiore precisione. Stiamo studiando come migliorare ulteriormente la precisione aggiungendo alla posizione del GNSS la triangolazione del 5G.

Abbiamo anche assistito a significativi progressi nella componentistica, come accelerometri e giroscopi, che sono fondamentali per le nostre soluzioni telematiche. Questo progresso ci permette di migliorare continuamente le nostre soluzioni attraverso algoritmi basati sull’AI sempre più sofisticati. La nostra esperienza nel settore automotive ci consente di implementare tecnologie avanzate nel segmento aftermarket. In questo modo UnipolTech abilita l’erogazione dei servizi dell’ecosistema di mobilità del Gruppo Unipol.

Abbiamo inoltre ampliato l’offerta dei servizi di mobilità con il telepedaggio (brandizzato UnipolMove), che facilita il pagamento dei pedaggi autostradali, dei parcheggi in struttura, delle strisce blu e delle multe, rendendo l’esperienza di mobilità più integrata per i clienti. Questo approccio non solo migliora la sicurezza e l’assistenza, ma rende anche l’offerta di Unipol più attraente per i clienti, fornendo un supporto completo in ogni momento della loro mobilità. Il nostro obiettivo è offrire un’esperienza fluida e senza interruzioni, arricchendo i nostri servizi core con soluzioni innovative.

Come vede l’evoluzione della telematica e dell’Internet delle Cose (IoT) nei prossimi cinque anni e quale ruolo giocherà UnipolTech in questo scenario?

L’evoluzione della telematica e dell’IoT nei prossimi cinque anni non dovrebbe riservare grosse sorprese, poiché tutto quanto atteso è pianificato nel nostro Piano Industriale 25-27. Conosciamo l’evoluzione della tecnologia e sappiamo cosa non dovremo più utilizzare perché progressivamente scomparirà. Le auto saranno sempre più connesse, e stiamo lavorando per capire quando non dovremo più fornire soluzioni aftermarket, ma piuttosto utilizzare i dati telematici nativi delle auto. Attualmente, riusciamo a gestire bene l’elaborazione degli incidenti con le nostre soluzioni tecnologiche, ma non possiamo fare altrettanto bene con i dati che escono dalle box native delle automobili, perché non ci vengono condivisi in modo completo. I dati che i car maker ci mettono a disposizione non sono sufficienti per gestire eventuali incidenti come facciamo con i nostri algoritmi. I dati di crash sono considerati “sensibili” dai car maker.

Non prevediamo un breakthrough tecnologico imminente che possa destabilizzarci, ma rimaniamo sempre pronti a cogliere eventuali segnali di cambiamento, anche e soprattutto da settori diversi dal nostro. Continueremo a monitorare l’evoluzione della connected car e ci teniamo pronti a innovare e adattare le nostre soluzioni per mantenere il Gruppo all’avanguardia nel settore della smart mobility.

Quali attività di open innovation svolgete in UnipolTech per essere costantemente al passo con gli ultimi trend e giocare un ruolo attivo nella definizione degli sviluppi tecnologici?

In UnipolTech, l’open innovation è una parte cruciale del nostro approccio per rimanere all’avanguardia nel monitoraggio dei trend tecnologici e per giocare un ruolo attivo nello sviluppo delle nuove tecnologie. Collaboriamo con una vasta rete di partner accademici e industriali per garantire che le nostre soluzioni tecnologiche siano sempre allineate con le ultime tendenze e necessità del mercato. Lavoriamo a stretto contatto con il team di innovazione di Unipol Beyond Insurance, che ci presenta costantemente nuovi sviluppi e opportunità che potrebbero essere rilevanti per il nostro business. Questa collaborazione ci aiuta a discernere tra ciò che è di interesse generale e ciò che può effettivamente avere un impatto sul nostro settore.

Inoltre, collaboriamo con numerose università italiane come il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino, l’Università di Catania, l’Università di Bari e la Federico II di Napoli. Questi accordi ci permettono di partecipare a progetti di ricerca pre-competitiva, molto finalizzati e con un alto potenziale di applicazione pratica. Recentemente, abbiamo avviato una partnership con il Massachusetts Institute of Technology (MIT), rafforzando ulteriormente la nostra rete di collaborazioni accademiche.

Lavoriamo anche con società di consulenza strategica e monitoriamo costantemente i trend di settore. Questo ci permette di mantenere una visione d’insieme e di essere pronti a cogliere qualsiasi opportunità di innovazione che si presenta. Tuttavia, è fondamentale che siamo noi a orchestrare queste collaborazioni, avendo chiari obiettivi e focus per l’innovazione dettati dalla competenza del team.

In sintesi, la nostra strategia di open innovation combina la curiosità e l’interesse per le nuove tecnologie con un approccio molto mirato e finalizzato al business.

La telematica può fungere da abilitatore di modelli di mobilità sostenibile e quale ruolo giocherà UnipolTech in questo scenario?

La telematica può sicuramente fungere da abilitatore di modelli di mobilità sostenibile, e in UnipolTech abbiamo iniziato a studiare questo potenziale già da circa tre anni. Ci siamo chiesti come, nell’era della sostenibilità, cambiare il paradigma delle nostre ‘black box’ in ‘green box’. Abbiamo integrato i dati raccolti dalle scatole telematiche, come lo stile di guida dei conducenti, i chilometri percorsi, e i luoghi e i momenti in cui vengono percorsi, per creare un algoritmo che valuta l’impatto ambientale dei clienti. Questo algoritmo, il cui brevetto è appena stato approvato, permette di stimare le emissioni di PM10, NOx e CO2, e di suggerire comportamenti di guida più sostenibili. Abbiamo scoperto che un utente con un veicolo più inquinante, che guida in modo ottimale, può emettere significativamente meno inquinanti rispetto a uno che guida in modo meno efficiente, anche se possiede un veicolo di ultima generazione.

Stiamo validando questo algoritmo con Dekra per garantire la precisione delle nostre misurazioni. Abbiamo anche presentato questo progetto alla Commissione Europea e stiamo lavorando per integrare queste tecnologie nelle politiche di mobilità urbana, come il programma Move-In in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Questo programma limita i chilometri percorsi dai veicoli più inquinanti, e noi proponiamo di evolvere il concetto includendo le emissioni specifiche di ogni veicolo. L’obiettivo è promuovere una mobilità più sostenibile ed equa, consentendo a chi guida in modo più ecologico di percorrere più chilometri. Non tutti possono permettersi un’auto Euro 6 o elettrica, quindi è importante trovare soluzioni per accompagnare la transizione ecologica. Stiamo lavorando per rendere questi cambiamenti realtà, collaborando con le amministrazioni locali e cercando di rendere la mobilità urbana più sostenibile per tutti.

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