Costi alti per i messaggi spazzatura

Chi spedisce posta elettronica non richiesta deve pagare il tempo che fa perdere

di Herb Brody 

Le persone amano le e-mail perché sono semplici ed economiche. le persone odiano i messaggi indesiderati – la posta elettronica spazzatura – per la stessa ragione, perché sono semplici ed economici. Con un costo che si aggira su un centesimo di un centesimo di dollaro a messaggio, chi invia questa posta può far partire un milione di e-mail che pubblicizzano diversi modi per fare soldi con un investimento iniziale di soli 100 dollari. Con un sistema pubblicitario così economico, è veramente raro che chi spedisce questi messaggi non rientri del proprio capitale. a meno che, naturalmente, non debba pagare di più per il disturbo, come adesso stanno pensando di fare a Microsoft. 

Di recente sono proliferati strumenti ideati per contrastare la marea montante della spazzatura elettronica, che in genere si affidano a diverse tecniche di filtraggio. Un metodo diffuso è la ricerca della riga del soggetto per alcune parole e frasi come «eliminazione del debito» o «lavoro a casa». Ma questi filtri possono anche scartare e-mail normali che contengano per caso le parole incriminate e spedire importanti e-mail non lette alla cartella «spazzatura», pagando a volte cari prezzi. Per questa ragione i programmatori si sono messi alla ricerca di tecniche anti-spazzatura che non dipendano dal contenuto del messaggio.

L’idea di Microsoft è semplice: rendere il computer del mittente dedicato a cicli del processore per la soluzione di un problema matematico. L’e-mail in arrivo da un mittente sconosciuto viene consegnata solo una volta che il computer del destinatario ha verificato che un determinato problema è stato risolto. «Il tempo al computer è denaro», dice Cynthia Dwork, una ricercatrice di Microsoft che ha contribuito a sviluppare l’idea mentre stava lavorando a IBM. Questo costo non peserebbe sui normali utenti, che spediscono solo qualche messaggio di volta in volta, ma potrebbe funzionare da deterrente su chi invia posta indesiderata. 

Nell’ultimo anno Joshua Goodman a Microsoft Research, a Redmond, nello Stato di Washington, ha cercato di perfezionare l’idea di Dwork. Il problema assegnato dal computer del destinatario, dice Goodman, potrebbe essere quello di risolvere una funzione matematica che usa come variabili il nome del mittente, il nome del destinatario, il tempo e il contenuto del messaggio stesso. Per fare questa operazione il computer dovrebbe impiegare in genere 10 secondi, dice Dwork. Con queste limitazioni temporali la macchina non riuscirebbe a spedire più di 8.000 e-mail al giorno; tante per una singola persona, ma non abbastanza per rendere remunerativo il lavoro di chi invia posta indesiderata. Per giustificare e-mail in serie come i bollettini d’informazione, gli abbonati potrebbero creare liste di mittenti conosciuti dei quali si accettano i messaggi senza che venga addebitato il costo addizionale. Un progetto simile chiamato Camram è allo studio nella comunità del software a sorgente aperto, afferma il coordinatore Eric S. Johansson. Conclude Goodman: «Vogliamo far salire i costi dell’e-mail non per gli utenti ordinari, ma per chi spedisce posta indesiderata».

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