Creare nuova vita dalle cellule dei cari estinti. Ma a chi spetta dare il consenso?

E’ sempre più importante esprimere chiaramente e per tempo le proprie volontà sul futuro

Peter Zhu aveva solo 19 anni al momento della sua morte in seguito a un incidente sugli sci a West Point, New York. Era un donare di organi. Ma i suoi genitori volevano raccogliere anche il suo sperma.

I suoi genitori hanno dichiarato in tribunale di volersi assicurare la possibilità di usare lo sperma di Peter per avere figli geneticamente imparentati con lui. Il tribunale ha approvato i loro desideri e lo sperma di Peter è stato recuperato e conservato in una banca del seme locale.

Abbiamo la tecnologia per utilizzare lo sperma, e potenzialmente gli ovuli, di persone morte per creare embrioni e bambini. Esistono già milioni di ovuli ed embrioni – e ancora più sperma – depositati e pronti all’uso. A chi spetta la decisione di cosa farne dopo il decesso della persona d’origine?

Questa è la domanda emersa durante un evento online organizzato dal Progress Educational Trust, un ente di beneficenza del Regno Unito dedicato ad individui con problemi di infertilità e condizioni genetiche. La commissione comprendeva un medico e due avvocati, che hanno affrontato molte domande spinose, offrendo poche risposte concrete.

In teoria, la decisione dovrebbe essere presa dalla persona che ha fornito gli ovociti, lo sperma o gli embrioni. In alcuni casi, i desideri della persona potrebbero essere abbastanza chiari. C’è chi conserva le proprie cellule sessuali o embrioni all’espresso scopo di avere un bambino con il proprio partner, con tanto di moduli firmati in cui il consenso è accordato anche in caso di decesso, per esempio.

Eppure in molti casi la situaizone è meno chiara. I partner e i familiari che desiderano utilizzare le celle potrebbero confrontarsi con la richiesta di fornire prove atte a convincere un tribunale che la persona deceduta desiderava davvero avere figli. Non solo, potrebbero dover provare anche il desiderio di continuare la propria linea familiare senza necessariamente diventare loro stessi genitori.

Le cellule sessuali e gli embrioni non sono proprietà: non rientrano nella legge sulla proprietà e non possono essere ereditati dai membri della famiglia. Ma c’è un certo grado di proprietà legale per le persone che hanno fornito le celle. È complicato definire tale proprietà, tuttavia, ha affermato durante l’evento Robert Gilmour, uno specialista di diritto di famiglia con sede in Scozia. “La legge in questo settore mi fa male alla testa”, ha detto.

La legge varia anche a seconda della legislazione locale. La riproduzione postuma non è consentita in alcuni paesi e non è regolamentata in molti altri. Negli Stati Uniti, le leggi variano a seconda dello stato.

Alcuni stati non riconoscono legalmente un bambino concepito dopo la morte di una persona come prole di quella persona, secondo l’American Society for Reproductive Medicine (ASRM). “Non abbiamo regole o politiche nazionali”, mi dice Gwendolyn Quinn, bioeticista alla New York University. Nel frattempo, società come l’ASRM hanno messo insieme una guida per le cliniche che può anche variare leggermente tra le regioni.

La guida della Società europea per la riproduzione umana e l’embriologia, ad esempio, raccomanda che i genitori e altri parenti non dovrebbero essere in grado di richiedere le cellule sessuali o gli embrioni della persona morta. Ciò si applicherebbe ai genitori di Peter Zhu. La preoccupazione è che questi parenti possano sperare in un “bambino commemorativo” o come “sostituzione simbolica del defunto”.

Le persone che vogliono usare le uova, lo sperma o gli embrioni di partner o familiari morti sono spesso dipinte come “egoiste”, ma, nell’esperienza di James Lawford Davies, non è proprio così.

Lawford Davies, un avvocato con sede nel Regno Unito specializzato in tecnologie riproduttive e genetiche, è stato coinvolto in diversi casi simili. “Tutti questi casi hanno coinvolto persone incredibilmente coraggiose che hanno dovuto affrontare una tragedia”, ha detto. Le persone coinvolte volevano tutte realizzare i desideri di coloro che erano morti, ha aggiunto.

La riproduzione postuma è senza dubbio un’area oscura, ma c’è una cosa su cui tutti quelli che ho sentito e con cui ho parlato concordano: ogni caso è singolare e dovrebbe essere trattato individualmente. “È difficile generalizzare”, afferma Shelly Simana, bioeticista e giurista presso la Stanford University in California.

Simana vuole che più persone inizino a pensare alla possibilità che i propri ovuli, sperma ed embrioni vengano utilizzati dopo la loro morte. Allo stesso modo in cui siamo incoraggiati a prendere in considerazione la donazione di organi, dovremmo tutti scrivere se saremmo felici di recuperare e utilizzare le nostre cellule sessuali, dice. “Idealmente dovremmo chiedere alle persone di scrivere un testamento biologico”, dice.

Quinn è d’accordo. “Spesso diciamo alle persone che il Ringraziamento… quando sei seduto con la tua famiglia… è un buon momento per esprimere i tuoi desideri”, dice. “Sono conversazioni molto difficili da avere… Parlare della morte non è comodo per molte persone, ma in quale altro modo farai conoscere i tuoi desideri?”

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