Dare una mano, anzi un braccio

La fisioterapia robotica si avvicina alla commercializzazione

di MIT Technology Review

Ogni anno due milioni di americani vanno incontro a lesioni cerebrali o ictus, che possono pregiudicare la loro capacità di muovere gli arti. La fisioterapia tradizionale può aiutare i pazienti a compensare i danni, ma molti di loro tendono a raggiungere un livello massimo (plateu) di performance già dopo alcune settimane. Dai primi anni ’90, tuttavia, un piccolo numero di pazienti è stato in grado di continuare a fare progressi grazie ad un robot sperimentale, pensato per la riabilitazione delle braccia. Esso non si stanca mai, si adatta ai miglioramenti del paziente, misurando e controllando con precisione le loro performance. Adesso quella macchina, insieme ad altre tre simili, sta per iniziare test su larga scala, equivalenti a quelli finali utilizzati per i farmaci, i primi mai eseguiti su un robot terapeutico.

Diretto dalla Veteran Health Administration, il nuovo studio clinico coinvolgerà approssimativamente 200 pazienti. Il test a base casuale (randomized), che dovrebbe iniziare il prossimo anno e durare per tre anni in un numero ancora imprecisato di ospedali, metterà a confronto il robot con la terapia tradizionale.

Se tutto va bene il test “potrebbe fornire la prova necessaria per adottare l’uso clinico del robot nella Veteran Administration e forse anche altrove” dice Albert Lo, neurologo della Yale University e direttore scientifico dello studio.

I robot sono stati costruiti dagli ingegneri meccanici del MIT Neville Hogan ed Hermano Igo Krebs, che hanno fondato la Interactive Motion Technologies di Cambridge, Massachusetts, per commercializzare i loro prodotti. Il primo, e più collaudato, dispositivo inventato dalla coppia di ingegneri è un braccio motorizzato dotato di due articolazioni, che scivola parallelamente lungo un piano. I pazienti afferrano una maniglia e tentano di muoverla verso e via da loro, a destra ed a sinistra, facendo lavorare il gomito e la spalla.

A differenza della fisioterapia tradizionale, che semplicemente muove gli arti di un paziente ripetutamente seguendo un dato schema, il braccio robot ottiene la partecipazione del paziente nella terapia, fornendogli aiuto solo quando necessario.

Il software del robot si adatta ai progressi del paziente. La persona all’inizio potrebbe non essere capace neanche di muovere le braccia; a questo stadio il robot spinge e guida completamente i loro movimenti. Come il paziente migliora, il robot gradualmente riduce la sua assistenza. Ad un certo punto esso può arrivare a non dare più alcun aiuto, limitandosi a guidare i movimenti lungo certi percorsi. O può attendere prima di dare il suo aiuto, dando così la possibilità al paziente di provarci prima da solo.

Il dispositivo ha anche una componente di gioco, che indirizza la terapia ed aiuta la motivazione del paziente. I movimenti del paziente, infatti, guidano un cursore sullo schermo verso certi bersagli ed il computer mostra continuamente all’utente, quanto bene stia andando.

Stanley Schaffer, di Scarsdale, New York, che amava suonare il pianoforte classico fino a che un ictus gli ha paralizzato un braccio, afferma che poter vedere i propri progressi lo ispira a continuare a provare “Sei in competizione contro te stesso” dice Schaffer, che, in uno studio su piccola scala tenutosi nel 2005, ha avuto modo di usare questo robot ed uno simile per il polso. Con la terapia tradizionale aveva cessato di vedere miglioramenti, ma il robot lo ha aiutato a migliorare la sua mobilità “Sento che questo dispositivo mi aiuterà sicuramente a suonare di nuovo il piano con entrambe le mani” dice.

I robot fisioterapisti della Interactive Motion non sono soli. Società che stanno lavorando per commercializzare robot terapeutici, destinati soprattutto ad assistere la locomozione e l’equilibrio, comprendono Chicago PT di Evanston, Illinois; Hocoma di Volketswil, Svizzera; Robomedica di Irvine, California e Yaskawa Electric di Tokyo. Messi tutti insieme questi sforzi di ricerca, commercializzazione e verifica clinica, indicano che presto i robot potrebbero trovare un largo uso nel campo della fisioterapia.

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