Dossier OGM

è importante conoscere in concreto la realizzazione scientifica più spettacolare
degli ultimi decenni, per poterne valutare opportunità e rischi.

di Angelo Gallippi 

Gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) sono organismi viventi il cui patrimonio genetico è stato modificato artificialmente, tramite tecniche di ingegneria genetica, in modo da possedere una o più caratteristiche «utili» non presenti negli organismi non modificati da cui derivano. Da questo punto di vista l’OGM non è diverso da un organismo nel quale la stessa modifica sia stata prodotta con tecniche di biotecnologia tradizionali – quali la selezione artificiale, l’incrocio o la mutagenesi – che sono state applicate dall’uomo da almeno dieci-dodici millenni per migliorare le specie animali e vegetali. Per fare un solo esempio, circa il 90 per cento della pasta venduta in Italia – nonché vari tipi di pane, dolci, pizze, salumi e capsule per farmaci – è prodotto con il grano duro «Creso», una varietà modificata ottenuta nei primi anni Settanta del secolo scorso appunto con biotecnologie tradizionali.

Ciò che conferisce alle biotecnologie moderne un potenziale rivoluzionario rispetto alle tecniche classiche è la maggiore velocità con cui consentono di produrre organismi modificati, la prevedibilità dei risultati che permettono di ottenere e, soprattutto, la vastità delle possibilità offerte. Queste vanno dalle applicazioni farmacologiche a quelle agronomiche, da quelle alimentari a quelle industriali e per l’ambiente, e permettono di contribuire a risolvere problemi quali la fame nel mondo, l’inquinamento ambientale, la scarsità di combustibili e la lotta ad alcune malattie. Per esempio, l’abbassamento della temperatura di lavaggio della biancheria da 90 a 60 °C, reso possibile dalla introduzione di enzimi GM nei detersivi, ha permesso un risparmio di energia che, nella sola Danimarca, ha ridotto di 38 mila tonnellate per anno le emissioni di anidride carbonica.

Va ricordata, tra l’altro, quella pietra miliare che è stata la produzione di insulina umana a opera di batteri modificati con tecniche di ingegneria genetica; ebbene, se la sostituzione delle costose fabbriche farmaceutiche con più economici campi di coltivazioni geneticamente modificate – il cosiddetto molecular pharming − è un filone di ricerca ancora allo stadio sperimentale, sono invece realtà ben consolidate il vaccino GM contro il virus dell’epatite B, vari tipi di latti terapeutici, un tipo di soia tollerante agli erbicidi e un mais resistente agli insetti: tutti organismi ottenuti inserendo uno o più geni «utili» nel genoma originario di una pianta, un batterio o un animale. Ma le biotecnologie si possono rivelare utili anche in casi nei quali non esistano vaccini, come succede per la zanzara responsabile della febbre gialla e di quella «spaccaossa» che ogni anno colpisce cento milioni di persone, di cui cinque con esito letale: in questo caso è stata prodotta una zanzara che, in assenza di tetraciclina, muore allo stato larvale.

Di rilievo, nel settore delle biotecnologie, il ruolo della nostra ricerca scientifica, nel solco della tradizione inaugurata da Roberto Crea con la produzione dell’insulina artificiale. Un gruppo del CNR di Messina ha fornito contributi determinanti per completare il sequenziamento del genoma di un batterio marino che si nutre esclusivamente di derivati del petrolio, mentre ricercatori delle Università di Milano e Pavia, coordinati da Francesco Sala, hanno sperimentato pioppi modificati in modo da riprodursi per talea e non per seme, cosicché non interferiscono con l’ambiente circostante e salvaguardano la biodiversità del pioppo selvatico. La sperimentazione è stata condotta con successo in Cina, su una superficie di sei milioni di ettari, a causa del divieto esistente in Italia.

Se l’elenco dei prodotti GM commercializzati a partire dal 1996 è abbastanza nutrito (le approvazioni finora rilasciate superano quota seicento), è lunga anche la lista di quelli in attesa di autorizzazione, che l’Unione Europea rilascia solo dopo anni di lunghi e meticolosi controlli. Caso emblematico è il Golden Rice, un riso addizionato di un precursore della vitamina A realizzato per ridurre la malnutrizione nei paesi del Terzo Mondo. Se si pensa che nel nostro pianeta 400 milioni di persone assumono il riso come unico o prevalente alimento, e che la mancanza in esso della vitamina A determina ogni anno la cecità in 250-500 mila bambini, la metà dei quali muore entro un anno, si vede l’urgenza che il Golden Rice, prodotto fino dal 2004 all’ETH di Zurigo dopo tre decenni di ricerche, ottenga finalmente la necessaria autorizzazione alla vendita. E nella lista d’attesa dei prodotti bioarricchiti ci sono varietà di riso addizionate con vitamina E, ferro, zinco e amminoacidi essenziali, mentre oltre al riso si pensa di arricchire anche manioca, sorgo e banana.

Tuttavia la diffusione degli OGM pone anche dei problemi da non sottovalutare: il possibile rischio di inquinamento delle colture tradizionali, la concorrenza portata all’industria agro-alimentare convenzionale e biologica e, in generale, tutti gli effetti indesiderati che la stessa agricoltura tradizionale può comportare all’ambiente o al consumatore (si pensi ai casi di allergenicità prodotti da alcuni cibi tradizionali, che nel caso delle fave possono provocare addirittura la morte). Sono proprio questi rischi che hanno fatto crescere una opposizione verso gli OGM che, soprattutto nel nostro paese, ha assunto spesso i toni delle guerre di religione e che, secondo l’autore, è caratterizzata da pseudo scientificità delle motivazioni addotte, diffusa disinformazione sui principi scientifici sottostanti, asprezza dei toni usati e completa trasversalità politica dei sostenitori e oppositori della tecnologia.

La disinformazione in campo scientifico è un fenomeno purtroppo abbastanza diffuso nel nostro paese, come dimostra anche il credito di cui godono diverse «leggende metropolitane» a tutti note: per limitarci ad alcune, citeremo il «pomodoro-pesce» e la «fragola-pesce», due prodotti mai realizzati ma tuttavia ampiamente utilizzati in chiave polemica dalla propaganda anti-OGM per il loro forte impatto emotivo. Tale disinformazione è dovuta in alcuni casi anche a una sorta di ostracismo che ha colpito da tempo alcune tecnologie – gli OGM appunto, ma anche il nucleare e lo smaltimento dei rifiuti – determinando una vistosa carenza di testi di divulgazione scientifica.

Da alcuni anni, tuttavia, la situazione in Italia sta cambiando: il prof. Umberto Veronesi è il capofila di quella folta rappresentanza del mondo scientifico che ha tradizionalmente manifestato un atteggiamento di apertura verso le biotecnologie, e alla quale si è aggiunta di recente anche il premio Nobel Rita Levi-Montalcini, secondo la quale «è difficile dire come nasca la paura [per gli OGM] e come si possa bloccare il timore di qualcosa che non si conosce. è una forma di superstizione e va combattuta come tutte le cose inesistenti che possono essere più pericolose di quelle esistenti». In sintonia con la posizione del mondo scientifico è quella di fiduciosa aspettativa assunta di recente da una parte del mondo politico, della cultura (Accademie Nazionali dei Lincei e delle Scienze), della informazione e anche della Santa Sede, che con la dovuta prudenza apprezza le potenzialità delle biotecnologie nel combattere la fame nel mondo e alcune malattie. Da parte sua l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avviato una importante iniziativa informativa, fornendo via Internet risposte autorevoli ai principali dubbi che possano sorgere sugli OGM.

Un altro aspetto che può essere sottolineato con particolare dovizia di documentazione è quello relativo alla normativa sugli OGM, che ha visto il nostro paese assumere iniziative – a carattere nazionale o regionale – talvolta in contrasto con quelle già di per sé particolarmente restrittive adottate dalla Unione Europea (e per questo oggetto di bocciatura da parte degli organi comunitari). Basti citare il blocco pressoché totale delle ricerche in materia, a partire dal 2000, determinato dagli appesantimenti burocratici introdotti a più riprese da governi di entrambi gli schieramenti, che ha determinato una vibrata protesta alla Commissione Europea di oltre un centinaio di scienziati delle più autorevoli università del mondo.

In effetti, a livello internazionale la posizione alquanto «provinciale» del nostro paese è largamente minoritaria, se si considera che oltre metà della popolazione mondiale vive in regioni dove si coltivano varietà GM; il paese capofila sono senz’altro gli Stati Uniti, dove si trova il 60 per cento della superficie globalmente coltivata con varietà biotech, mentre la percentuale restante appartiene in prevalenza ai paesi in via di sviluppo, con in testa Argentina, Brasile, India, Cina e Sud Africa. Altri paesi non consentono di coltivare varietà GM ma si limitano a importarle, e il loro numero cresce costantemente, di pari passo con quello dei paesi produttori, delle superfici coltivate e delle varietà seminate.

Una delle ragioni della diffusione degli OGM negli USA è costituita senz’altro dell’atteggiamento pragmatico di quel paese, le cui agenzie di regolamentazione governative valutano i prodotti alimentari non in base alla tecnologia con cui sono stati sviluppati, ma in base agli effetti che producono sui tratti digestivi degli animali che li hanno assunti. è così accaduto che una varietà di patata prodotta tramite coltivazione tradizionale venisse bocciata per la sua tossicità, mentre un’altra varietà sviluppata tramite modifica genetica risultasse sicura perché priva della tossina.

Atteggiamento diametralmente opposto a quello di alcuni paesi africani i quali, malgrado la grave carestia che nel 2002 mise in pericolo la vita di trenta milioni di persone, rifiutarono (almeno ufficialmente) gli aiuti alimentari offerti dal World Food Program delle Nazioni Unite, perché costituiti in parte da alimenti GM. Ciò in ossequio al principio, enunciato dal presidente dello Zambia Mwanawasa, che «è meglio morire di fame piuttosto che ingerire qualcosa di tossico».

è necessario, attraverso una letteratura equilibrata e ricca di dati e fatti, consentire ai lettori che non abbiano già sposato una tesi preconfezionata di formarsi un’opinione fondata e di pervenire a una valutazione autonoma e corretta del complesso e controverso fenomeno OGM.

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