Egitto, euforia per la scoperta Eni di Zohr IX

Le autorità egiziane potrebbero ora realizzare l’obiettivo dell’autosufficienza energetica entro il 2020. Terremoto finanziario in Israele, che puntava proprio sulle esportazioni del gas estratto dal giacimento Leviathan.

di Giuseppe Acconcia (Fonte Abo/Oil)

L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi ha annunciato la scorsa domenica la scoperta del «più grande» giacimento di gas del Mediterraneo.

Il prospetto esplorativo Zohr IX, nelle acque territoriali egiziane, 107 chilometri a largo della città costiera di Port Said e 200 chilometri dalla piattaforma Eni di Temsah, si trova a 1.450 metri di profondità, nel blocco Shorouk, concesso in gestione a Eni dopo l’accordo del gennaio 2014 tra il ministero del Petrolio egiziano e l’Egyptian Natural Gas Holding Company (EGAS).

Il maxi giacimento ha una produzione potenziale di 850 miliardi di metri cubi (equivalente a 5,5 miliardi di barili di petrolio – secondo alcuni analisti le possibilità sono anche maggiori) in un’area di cento chilometri quadrati.

Dopo quattro anni di rivolte che hanno attraversato la regione, la crescita della domanda di gas ha trasformato l’Egitto da Paese esportatore in importatore. Grazie all’estensione del Canale di Suez (inaugurata lo scorso 6 agosto) e alla gestione della Suez-Med Pipeline, il governo egiziano sta puntando proprio sulla produzione di gas. Dopo gli attacchi jihadisti ai gasdotti nel Sinai e lo stop all’esportazione di gas verso Israele e Giordania (2012), le imprese energetiche USA (Noble) e l’israeliana Delek si sono impegnate ad incrementare le esportazioni verso il Cairo. Da una parte, questo avrebbe potuto rimettere in moto il mercato energetico egiziano e, dall’altra, avrebbe permesso maggiori investimenti per lo sviluppo delle compagnie del settore.

L’euforia in Egitto all’annuncio della scoperta

Ma la scoperta di Eni ha scompaginato non poco i piani. Le autorità egiziane potrebbero ora realizzare l’obiettivo dell’autosufficienza energetica entro il 2020. Per questo, il quotidiano filo-governativo al-Ahram ha celebrato Zohr IX. “Ora avremo gas naturale per rifornire gli impianti, per il necessario sviluppo industriale, per nuove fabbriche e un aumento dell’occupazione”, ha assicurato l’esperto del settore, Mohamed al-Ansary.

A pieno regime, “l’esportazione di gas dovrebbe essere solo una quota minima della produzione: circa il 10%”, ha aggiunto al-Ansary. Secondo la stampa locale, dalla piattaforma di Temsah partono condutture che raggiungono il prospetto Zohr IX. Questo renderebbe possibile l’avvio della produzione entro tre anni con conseguente abbassamento dei prezzi.

“Ho ricevuto dalle autorità egiziane e dagli imprenditori locali manifestazioni di grande apprezzamento”, ha commentato all’annuncio della scoperta l’ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari.

Di aiuto alla “crescita economica e riduzione delle importazioni”», ha parlato invece, l’ex direttore della Camera di commercio del Cairo, Ali Moussa.

Nel lungo termine la scoperta del maxi giacimento Zohr IX dovrebbe avere effetti sulla riduzione del debito che il Paese vanta nei confronti delle compagnie straniere e riattivare gli investimenti esteri, al palo dopo la crisi economica del 2008.

Eni opera in Egitto dal 1954 ed è il principale produttore di idrocarburi (200 mila barili al giorno). Ha avuto un ruolo centrale nell’esplorazione e sfruttamento delle risorse di gas nel Paese a partire dalla scoperta del Campo di Abu Maadi nel 1967.

Nonostante la crisi politica che ha colpito il Cairo dal 2011, negli ultimi anni, la compagnia italiana ha raddoppiato la produzione nel Golfo di Suez e riattivato l’onshore del Delta del Nilo in seguito alla scoperta di Nidoco NW 2 (prospetto Nooros).

Le reazioni israeliane al prospetto Zohr IX Eppure l’annuncio della scoperta del maxi giacimento ha causato un vero e proprio terremoto finanziario a Tel Aviv (ma anche in Qatar). Le autorità israeliane puntavano proprio sulle esportazioni in Egitto del gas estratto dal giacimento Leviathan, non ancora operativo e il cui sviluppo è stato bloccato da un aspro dibattito politico interno riguardo alla regolamentazione del settore.

Secondo l’esperto israe¬liano, Eran Unger, la compagnia di Tel Aviv Tamar vedrà ora decrescere le sue espor¬ta¬zioni e dovrà fare i conti con prezzi più bassi. La Borsa di Tel Aviv ha immediatamente registrato il crollo dei titoli delle aziende legate al progetto Leviathan.

Secondo il quotidiano Haaretz, il giacimento Zohr IX potrebbe bloccare le possibilità di sviluppo di Leviathan, i cui costi potrebbero a questo punto superare i ricavi iniziali.

Anche la britannica British Gas e la spagnola Fenosa Gas puntavano sull’esportazione verso l’Egitto grazie a Leviathan e all’offshore israeliana Tamar.

In altre parole, il Consiglio per la sicurezza nazionale di Israele era certo dell’impossibilità da parte delle autorità egiziane di riattivare il mercato locale del gas. Il ministro dell’Energia israeliano, Yuval Steinitz ha però ribadito le intenzioni del governo di approvare il piano Leviathan senza ulteriori ritardi.

L’Egitto di Abdel Fattah al-Sisi ha bisogno di legittimità internazionale e di ripresa economica in vista delle elezioni parlamentari (dopo tre anni senza assemblea), previste per il prossimo 17 ottobre.

L’annuncio della scoperta di Eni permetterà importanti successi per la crescita del Paese e nuove opportunità nel mercato energetico regionale ma dovrà essere accompagnata da riforme strutturali in politica industriale e del welfare per soddisfare le richieste delle classi medie e dei poveri (il 30% vive con meno di un dollaro al giorno in Egitto) duramente colpite dalla crisi economica degli ultimi anni.

L’articolo è disponibile anche su abo.net

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(sa)

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