Emissioni di anidride carbonica piatte

Nonostante la crescita economica, i livelli di emissione di gas serra dell’anno scorso si rivelano pari all’anno precedente. 

di James Temple

L’aumento delle emissioni di gas effetto serra si sta livellando, ma non c’è ancora traccia degli interventi profondi necessari a scongiurare i pericoli incombenti dovuti al cambiamento climatico.

Secondo un nuovo rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), nel 2019 il mondo avrebbe rilasciato nell’atmosfera 33 miliardi di tonnellate di CO2 prodotte dalla richiesta di energia, la stessa quantità del 2018. È interessante notare che il dato coincide con una crescita economica globale del 3% e arriva dopo due anni di incrementi nelle emissioni. 

Un rapporto sul 2019 precedentemente pubblicato del Global Carbon Project stabiliva invece che l’anno scorso le emissioni di combustibili fossili sarebbero aumentate dello 0,6%, sebbene un’analisi dell’intera gamma delle stime prese in considerazione permetta di calcolare un leggero calo. 

Secondo l’AIE, questo livellamento delle emissioni è stato realizzato al calo delle emissioni del settore elettrico nelle economie avanzate. Gli Stati Uniti, l’UE e altre regioni si stanno sempre più affidando al solare e all’eolico per soddisfare il proprio fabbisogno energetico e continuano tuttora a lasciarsi alle spalle l’utilizzo del carbone per il gas naturale a basse emissioni. Un contributo alla riduzione delle emissioni arriva anche da regioni del mondo, principalmente Giappone e Corea, che hanno incrementato la produzione di energia dal nucleare. Il 2019 ha visto le economie principali godere di un clima più mite rispetto al 2018, mentre paesi emergenti come l’India hanno visto rallentare la propria crescita economica. 

Ciononostante, le emissioni sono aumentate complessivamente di quasi 400 milioni di tonnellate nelle aree più povere del mondo, dove il consumo di energia e, per estensione, la domanda di carbone è ancora in aumento. Il rapporto non include le emissioni di gas serra da altre fonti come l’agricoltura, i cambiamenti nell’utilizzo del suolo o gli incendi, che potrebbero influire notevolmente sulle stime totali. 

Il fatto che l’anno scorso le emissioni legate all’energia non siano aumentate, o almeno non molto, è una buona notizia. Ma non siamo nemmeno vicini al ritmo di riduzione dell’inquinamento da anidride carbonica necessario per affrontare il cambiamento climatico. Per impedire in modo affidabile che le temperature globali aumentino di 2°C al di sopra dei livelli preindustriali, abbastanza caldo da distruggere le barriere coralline del mondo, tra gli altri gravi pericoli, il mondo deve ridurre le emissioni del 25% in questo decennio e raggiungere lo zero entro il 2070, secondo il pannello climatico delle Nazioni Unite. Per evitare l’aumento di 1,5 ˚C, che comporta già rischi spaventosi, dovremmo probabilmente più che dimezzare le emissioni entro il 2030.

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