Facebook può incitare l’odio razziale

Il crescente utilizzo del principale social network al mondo è stata associata a un incremento negli attacchi contro i rifugiati in Germania.

di James Temple

Maggiore l’uso, maggiore la violenza: Soprattutto “nei paesi dove l’utilizzo individuale di Facebook è cresciuto al punto da raggiungere uno standard superiore alla media nazionale”, gli attacchi ai danni dei rifugiati “sono incrementati all’incirca del 50 percento”, riporta il New York Times citando uno studio dell’Università di Warwick.

I ricercatori hanno eseguito una analisi dettagliata su oltre 3.000 incidenti accaduti in Germania nell’arco di due anni. Il collegamento è stato confermato a prescindere dalla dimensione del paese, dalle tendenze politiche degli abitanti o dallo status economico – e non è stato correlato a schemi più generici sul consumo di Internet.

La scoperta avvalora ulteriormente la denuncia che l’utilizzo di Facebook in particolare possa fomentare atti violenti.

Urge maggiore scrutinio: La notizia si aggiunge a un crescente fascicolo di rapporti contro il social network che cerca di raffigurarsi come una società benevolente e volta all’unione delle persone nel mondo.

I ricercatori hanno recentemente scoperto come messaggi coordinati di odio e propaganda sul sito continuino a scatenare la violenza in Myanmar. L’anno scorso, lo stesso Facebook ha riconosciuto che agenti russi avevano pubblicato decine di migliaia di post provocatori – raggiungendo decine di milioni di persone – prima e dopo la campagna elettorale del 2016 per la presidenza degli Stati Uniti, nel tentativo di accentuare le divisioni all’interno del paese.

Bolle di Like: I ricercatori hanno spiegato al Times come l’algoritmo di Facebook tenda a indirizzare i suoi utenti verso “bolle di like” isolate da influenze moderatrici, portandoli a credere che il sostegno di atti violenti sia più diffuso e accettato rispetto alla realtà.

Facebook, che non ha voluto commentare a riguardo, ha faticato a riconoscere la gravità delle sfide poste dalla sua diffusione; e continua a dimostrare incertezza riguardo gli interventi migliori per cercare di prevenire una ampia disseminazione di messaggi di odio e disinformazione sulla sua piattaforma.

(MO)

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