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Floriano Masoero, Siemens Italia

Le transizioni verde e digitale; l’AI per l’industria; un nuovo ecosistema dell’innovazione e la partnership con NVIDIA. Intervista al CEO di Siemens Italia.

Intervistare Floriano Masoero su temi come innovazione e tecnologia, significa lasciare che sia lui a condurre. La sua capacità di connettere le variabili di scenario con le strategie di Siemens, di cui è CEO per l’Italia, è formidabile.

“Siemens mi piace definirla una startup con 178 anni di storia, che ha fatto dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo il pilastro della sua longevità. Un percorso straordinario: 178 a livello globale e 126 anni in Italia” – 126, tanti quanti quelli del MIT Technology Review.

Forse è la medesima profondità storica che crea subito un terreno comune di dialogo, ma la nostra conversazione si spinge velocemente verso l’oggi e il domani, entrambi concreti e ben delineati dalle sue parole.

Lo incontriamo al rientro dalle festività natalizie, momento ideale per proiettarsi con energia nell’anno appena iniziato. Con me Emanuela Presciani, Strategic Alliance Manager di Storyfactory, e Tommaso Canonici, Publisher italiano del MIT Technology Review.

Dettaglio del building con la scultura di Liebeskind

Dettaglio del building con la scultura di Liebeskind

Partiamo dall’oggi: qual è il contesto attuale e quale scenario si prefigura? In che momento ci troviamo per realizzare e comunicare innovazione e tecnologia?

Il periodo storico che stiamo vivendo è incredibile, caratterizzato da megatrend che si sviluppano a velocità sempre maggiori. Parliamo di fenomeni come l’urbanizzazione, i cambiamenti climatici, la globalizzazione, ma ci sono due elementi imprescindibili che emergono con forza: da un lato, abbiamo la transizione verde, un percorso imprescindibile per preservare la salute del pianeta e consegnarlo in buone condizioni alle future generazioni. Questo obiettivo è fondamentale per tutti noi, per mantenere la biodiversità e garantire un futuro sostenibile. Dall’altro lato, assistiamo a una digitalizzazione che sta avanzando con una rapidità senza precedenti.

Queste due transizioni – quella verde e quella digitale – sono strettamente interconnesse. Viviamo in un periodo in cui i megatrend globali e l’innovazione tecnologica hanno un impatto sempre più profondo. La digitalizzazione sta alimentando un’enorme quantità di innovazioni: dall’intelligenza artificiale al gemello digitale, dall’automazione alla connettività, fino alla cybersecurity. Potremmo elencarne molte altre, perché il panorama è davvero vasto.

In questo contesto, la trasformazione digitale gioca un ruolo chiave nel rendere possibili cambiamenti epocali. Non possiamo avere una transizione energetica senza una parallela transizione digitale: le due si potenziano a vicenda. Perciò, direi che ci troviamo in un momento unico, in cui la velocità e l’importanza dell’innovazione sono senza precedenti. Innovare, oggi, non è solo fondamentale, ma anche un’opportunità straordinaria per plasmare il futuro.

Quale tecnologia, oggi, rappresenta al meglio il modo in cui Siemens interpreta l’innovazione?

Se dovessi identificare una tecnologia che più ci rappresenta, direi l’industrial AI: l’intelligenza artificiale applicata al mondo industriale. Questo concetto include settori come l’industria, le infrastrutture, la mobilità e la sanità. Ma vorrei aggiungere una considerazione sull’innovazione: il modo di innovare è cambiato profondamente rispetto al passato.

In passato, aziende come Siemens portavano avanti innovazioni in modo quasi isolato, sviluppandole autonomamente. Oggi, però, la velocità dei cambiamenti e la complessità delle sfide richiedono un nuovo approccio: nessuna azienda può fare innovazione da sola. È nato, quindi, un vero e proprio ecosistema di innovazione, dove diverse realtà collaborano per creare soluzioni condivise. Questo è il primo grande cambiamento: l’innovazione non è più un’attività chiusa e isolata, ma sempre più aperta e connessa.

Impianto fotovoltaico che copre il parcheggio con 120 punti di ricarica per auto elettriche

Impianto fotovoltaico che copre il parcheggio con 120 punti di ricarica per auto elettriche

Ci può dire qualcosa di più sull’industrial AI?

L’industrial AI si basa su quattro pilastri principali, vediamoli uno per uno.

Il primo, “Gemello digitale e metaverso industriale”. Siemens sviluppa gemelli digitali da oltre 30 anni, applicandoli a settori come l’industria, le infrastrutture, la mobilità e la sanità. Grazie a questi strumenti, possiamo simulare e ottimizzare processi complessi. Un esempio recente è l’acquisizione di Altair Engineering, un leader globale nel software di simulazione meccanica, con un investimento di 10 miliardi di euro. A questo si aggiunge una partnership strategica con NVIDIA, iniziata più di tre anni fa, per integrare i gemelli digitali nel metaverso industriale. Questo ha portato la simulazione industriale a un livello superiore, dimostrando come unire sviluppo interno, acquisizioni e collaborazioni possa accelerare l’innovazione.

Il secondo, “Copilot e accelerazione dello sviluppo”. In un mondo in cui le competenze tecniche scarseggiano, specialmente in Italia, l’intelligenza artificiale diventa essenziale per accelerare lo sviluppo di applicazioni e iterazioni. Ad esempio, abbiamo integrato il Copilot di Microsoft all’interno della nostra piattaforma avanzata per la gestione del mondo OT (Operational Technology). Questa integrazione consente di sfruttare l’intelligenza artificiale per semplificare la programmazione e migliorare l’efficienza, confermando la nostra leadership nell’automazione industriale.

Il terzo, “Software-defined automation”. Questo approccio sta rivoluzionando il controllo industriale, smaterializzando il PLC (Programmable Logic Controller), che non è più un dispositivo fisico ma un sistema virtualizzato su edge e cloud. Questo consente una flessibilità senza precedenti nelle linee di produzione, rendendo più rapide ed efficienti le operazioni industriali.

Il quarto, “Gestione dei dati e intelligenza artificiale”. Oggi, un’azienda media genera circa 1.000 terabyte di dati al mese, una quantità impressionante. Questi dati devono essere organizzati e sfruttati attraverso strutture avanzate come il data mesh. Una volta organizzati, l’intelligenza artificiale può essere applicata per supportare decisioni sempre più informate in ambiti come fabbriche, infrastrutture, reti elettriche, mobilità e sanità. Per fare ciò, abbiamo stretto collaborazioni con partner globali come AWS, combinando la nostra competenza OT con le migliori soluzioni tecnologiche per gestire e valorizzare i dati.

Grazie a Siemens, l’Europa può giocare un ruolo da protagonista nell’industrial AI. Se Cina e Stati Uniti dominano l’intelligenza artificiale generale, l’Europa ha l’opportunità di primeggiare nell’AI industriale, un ambito strategico per il futuro del continente. Con un PLC Siemens presente in un’azienda su tre nel mondo, e grazie alla sinergia tra Italia e Germania – due tra i paesi più industrializzati e innovativi in Europa – possiamo creare il campione mondiale dell’industrial AI.

In conclusione, industrial AI rappresenta la più grande innovazione che Siemens sta portando avanti. Tuttavia, ciò che rende questo approccio unico è il metodo: innovazione aperta, rapida e costruita attraverso partnership strategiche con i leader tecnologici globali. Questo è il futuro dell’innovazione.

Mi ha colpito la sua visione, anche da un punto di vista geopolitico. La prospettiva di ridefinire il ruolo dell’Europa in un contesto dominato da Stati Uniti e Cina, soprattutto in ambiti come l’intelligenza artificiale, è certamente allettante.

Sì, assolutamente. È un punto cruciale. Vorrei partire da una dichiarazione di Ursula von der Leyen, che ha affermato che l’Europa può e deve diventare protagonista nell’industria dell’intelligenza artificiale. Questo è perfettamente in linea con le direttive della Commissione Europea. Tuttavia, permettetemi di dire che questa è una responsabilità condivisa: coinvolge politica, imprese e media. Serve un impegno comune per raccontare la tecnologia nel modo giusto, evidenziandone le opportunità.

Troppo spesso in Europa, e in particolare in Italia, tendiamo a vedere le nuove tecnologie più come un problema che come un’opportunità. Ma non dobbiamo dimenticare chi siamo: il popolo di Leonardo da Vinci, un popolo che ha innovato e continua a innovare. Non dovremmo temere le nuove tecnologie, ma guidarle. L’Europa ha competenze industriali e tecnologiche senza eguali, soprattutto in ambiti come l’industrial AI. Possiamo e dobbiamo ambire a un ruolo di leadership, non per una questione geopolitica, ma per creare valore concreto in termini di business e innovazione.

Mi colpisce anche la capacità di Siemens di unire una visione tecnologica concreta a una cultura di apertura e collaborazione, come dimostrano i casi di NVIDIA e Microsoft. Può approfondire il ruolo di queste partnership nel vostro approccio all’innovazione?

Ci sono due aspetti che vorrei sottolineare. Innanzitutto, NVIDIA è un’azienda molto simile a Siemens: combina hardware e software, unendo il mondo reale e quello digitale. Questa è anche la nostra strategia. Abbiamo una forte base hardware, ma investiamo molto anche nel software per portare innovazione concreta.

L’innovazione, infatti, è fondamentale, ma senza applicazioni pratiche non serve a nulla. Questo è sempre stato un punto di forza di Siemens: tradurre le tecnologie in soluzioni tangibili per il mercato. Un’innovazione che non è attuabile, soprattutto nel mondo B2B, non ha valore.

Per noi, l’innovazione si sviluppa su più livelli. C’è una fase strategica di sviluppo tecnologico, seguita da un lavoro di ecosistema e partnership. Ma il vero impatto si misura nell’implementazione concreta. Per questo Siemens ha sviluppato piattaforme come Xcelerator, che integrano hardware e software per la digitalizzazione. Xcelerator offre un marketplace dove i clienti possono scegliere soluzioni personalizzate e un ecosistema che include anche partner locali, rendendo la tecnologia accessibile a tutti.

Questo approccio è particolarmente importante in un paese come l’Italia, dove il tessuto industriale è fatto di piccole e medie imprese. Con Xcelerator, offriamo loro tecnologie pronte all’uso, aiutandole a essere più competitive e a vincere le sfide del mercato globale.

Gli Orti: un’area verde di 25 metri quadri per eventi, relax e sport

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Ha anche accennato al ruolo di Siemens nel sostenere startup. Quanto è importante per voi supportare la nascita di nuove realtà imprenditoriali?

È fondamentale. Per continuare a vincere le sfide dell’innovazione, un paese deve creare nuove startup e promuovere l’imprenditorialità. Per questo abbiamo lanciato la piattaforma Siemens for Startups, pensata per aiutare le startup a integrare e utilizzare le nostre tecnologie.

Ma non ci fermiamo qui. Siemens è anche un federatore nell’ecosistema dell’innovazione. Siamo tra i fondatori della Fondazione Politecnico di Milano, dove collaboriamo alla creazione di nuovi hub per startup. Questo contributo è essenziale per sviluppare idee innovative e tradurle in realtà imprenditoriali che possano fare la differenza.

In conclusione, l’innovazione deve essere sviluppata in partnership, resa concreta e accessibile, e supportata da un ecosistema che favorisca la crescita di nuove imprese. Questo approccio ci permette di creare valore non solo per le grandi aziende, ma anche per le piccole imprese e per il sistema Paese nel suo complesso.

Direi che questo approccio si allinea perfettamente con il mantra del MIT: Innovation = invention x commercialization. Tuttavia, il vostro modello, arricchito da una forte dimensione di ecosistema, sembra andare oltre questa equazione, rendendola ancora più contemporanea. Come riuscite a coinvolgere in questo gli stakeholder interni ed esterni?

È un tema che ci sta particolarmente a cuore. L’innovazione per noi si articola su tre fronti principali.

Il primo riguarda la comunicazione dell’innovazione, che deve essere accessibile e fruibile, soprattutto all’interno dell’azienda. Usiamo una strategia multicanale che include formazione tecnica specifica, sia in aula che online, e contenuti dedicati come pillole video e stream distribuiti internamente. Disponiamo anche di un Digital Theater interno, dove produciamo contenuti multimediali per dipendenti, clienti e partner, e di un training center innovativo a Piacenza, con macchinari reali per apprendere direttamente sul campo. Eventi come i Siemens Tech Talk favoriscono un’interazione dinamica, supportata da strumenti moderni come email, social media interni, podcast e streaming. Tutto questo crea un ecosistema di contenuti che rende l’innovazione comprensibile e concreta per tutti.

Il secondo pilastro è la trasformazione organizzativa. Comunicare e supportare l’innovazione richiede un’azienda dinamica e capace di adattarsi. Lavoriamo su una leadership dinamica e sull’empowerment delle persone, favorendo un modello organizzativo più agile e basato sui progetti, anziché sulle tradizionali strutture verticali. Questo si traduce in team auto-organizzati, responsabilità distribuite e decisioni prese vicino al cliente e all’innovazione. Investiamo inoltre nello sviluppo di competenze che permettano ai leader di non solo parlare di tecnologia, ma di viverla e guidare il cambiamento. La tecnologia porta inevitabilmente trasformazioni, a volte difficili da accettare; per questo supportiamo le persone, i partner e i clienti nel gestire questi cambiamenti con consapevolezza e fiducia.

Infine, il terzo fronte è l’adozione interna delle tecnologie che proponiamo ai clienti. Utilizziamo le nostre soluzioni per trasformare i processi aziendali, digitalizzando molte attività rendendole più rapide ed efficienti. Abbiamo creato una vera e propria “fabbrica” di idee digitali, dove i dipendenti possono proporre innovazioni che vengono integrate in un flusso strutturato per la loro realizzazione. Questo sistema ha avuto un tale successo che oggi fatichiamo a stare al passo con la quantità di proposte, un segnale straordinario dell’entusiasmo e della partecipazione dei nostri collaboratori.

In sintesi, il nostro approccio si basa su una comunicazione innovativa e multicanale, una trasformazione organizzativa guidata da una leadership dinamica e una digitalizzazione interna che concretizza la nostra visione tecnologica. Questo triplice approccio ci consente non solo di innovare, ma di integrare l’innovazione nel DNA stesso della nostra azienda.

Vorrei chiudere con una riflessione ispirata a una citazione di Richard Feynman, grande fisico e comunicatore: “La scienza può aiutarmi a fare previsioni, ma non a prendere decisioni”. Qual è la sua opinione su questa affermazione, considerando il suo ruolo di leader e CEO?

È una citazione che offre molti spunti di riflessione. A mio parere, è una frase che sta già cambiando significato. Se mi avesse fatto questa domanda tre o cinque anni fa, avrei risposto che ero pienamente d’accordo: la scienza ci fornisce dati e previsioni, ma le decisioni restano prerogativa dell’essere umano. Oggi, però, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, questa dinamica sta evolvendo.

L’intelligenza artificiale ci consente di automatizzare sempre più decisioni, soprattutto quelle legate ai livelli operativi e ai processi più ripetitivi. Ciò significa che molte decisioni di routine, che un tempo richiedevano un intervento umano, possono ora essere prese autonomamente da sistemi basati su algoritmi di machine learning affidabili e sempre più avanzati. Questo lascia alle persone la possibilità di concentrarsi su decisioni più strategiche e di alto valore aggiunto.

Per fare un esempio concreto, pensiamo ai costruttori di macchine. ThyssenKrupp, ad esempio, ha iniziato a utilizzare il Copilot di Siemens per lo sviluppo delle proprie macchine. In passato, molte attività di routine erano gestite dagli ingegneri, che scrivevano manualmente ogni singola riga di codice. Oggi, invece, queste operazioni sono automatizzate. Gli ingegneri continuano a essere coinvolti, ma possono dedicarsi a decisioni più creative e innovative, concentrandosi sull’evoluzione e sul miglioramento delle macchine stesse.

In questo contesto, la citazione di Feynman non perde valore, ma si trasforma. Credo che tra cinque anni la risposta a questa domanda potrebbe essere ancora diversa, perché l’intelligenza artificiale e la scienza stanno ridefinendo continuamente il nostro ruolo decisionale.

È una riflessione che varrebbe la pena riprendere fra qualche anno, per capire come questa evoluzione stia cambiando il modo in cui scienza, tecnologia e leadership si intrecciano.