Gli scenari dell’informazione digitale

I dati dell’Eurobarometro, pubblicati nelle pagine precedenti, su che cosa si preferisce guardare alla televisione nei paesi dell’Unione Europea, mostrano quasi dovunque ai primissimi posti i programmi di informazione. è un dato che deve farci riflettere sul futuro delle tecnologie digitali in ambito televisivo; tecnologie che per loro natura aumentano di molto la possibilità di offrire contenuti di informazione mirata a temi specifici. È vero che la bolla di Internet non c’è più. È vero che l’illusione di una rapida convergenza tra telefono, televisione e computer è scappata lontano.

di Alessandro Ovi

Eppure, pur senza il clamore di cinque anni fa, ma con passi prudenti e concreti le tecnologie digitali avanzano decise, non solo nella comunicazione, ma anche come strumento di informazione non solo scritta e audio, ma anche video. Internet apre nuovi canali di osservazione, nuove finestre sul mondo offrendo immagini essenziali e tempestive.Nel sistema di informazione, Internet sta avanzando con contenuti audio e video di qualità superiore. 

Ne fanno uso sia i tradizionali operatori televisivi e le testate giornalistiche più importanti sia nuove società sorte per offrire servizi sulla rete e che trovano naturale allargarsi ai settori della informazione.

I servizi Internet-video crescono bene grazie al diffondersi della banda larga e, soprattutto negli Stati Uniti, cominciano a competere con quelli della televisione sul fronte della informazione, specialmente in momenti di crisi. Lo si vede bene, per esempio, dalla analisi dei dati durante la fase di avvio della guerra in Iraq. Nel mese di febbraio, a fronte di un incremento del 7 per cento del traffico di Internet nel suo complesso, i siti dedicati alla informazione, hanno visto un aumento del 20 per cento. 

I primi quindici di loro, tra cui tutti i maggiori fornitori di streaming video, (termine tecnico per indicare la capacita di offrire quasi in tempo reale servizi video su Internet) hanno avuto una crescita media di oltre il 40 per cento, (con una punta del 100 per cento per Fox.com.)

Non siamo ancora ai picchi dell’undici settembre, quando MSNBC (servizi di informazione video per MSN.com, il portale di Microsoft) passò da una precedente media giornaliera di 400.000 richieste video a 6 milioni. Ma allora si trattò di una concentrazione di attenzione assolutamente eccezionale, di pochi giorni. Oggi l’ascolto sta resistendo bene nel tempo e tutti gli operatori stanno investendo per far fronte alla crescita della domanda, puntando sulla capacità, sulla flessibilità e sulla interattività del servizio.

Prima della guerra in Iraq quasi nessuno offriva una capacità superiore a un gigabit per secondo; oggi i più importanti fornitori di notizie video su Internet sono ben al di sopra di questo valore e molti arrivano fino a 15 gigabit. Internet, insomma, avanza nel sistema dell’informazione con contenuti audio e video di qualità sempre superiore.

RealNetworks che trasmette su Internet per conto di quattordici fornitori di contenuti televisivi e radio, quali ABC News e CNN, prevede un incremento destinato a durare man mano che cresce la diffusione della banda larga. Il suo servizio di videonews offerto al costo di 10 dollari al mese ha già superato il milione di abbonati.

Che cosa è successo? è successo che le nuove opportunità offerte dalla tecnologia digitale hanno provocato un cambiamento di gusti e di momenti di fruizione dell’ informazione. La guerra ancora una volta ha fatto scoccare la scintilla.

Mitch Gelman, capo di CNN.com, ha fatto notare che, nel secolo scorso, sono state proprio le guerre a marcare i grandi salti qualitativi del modo di fare informazione. Nella Prima Guerra Mondiale la stampa, nella Seconda la radio, in Vietnam la televisione, nella Guerra del Golfo i servizi ventiquattro ore su ventiquattro delle reti via cavo alimentate da TV via satellite. In Iraq è arrivato Internet, assieme al videotelefono come strumento di ripresa e di trasmissione; si è avviata ufficialmente l’era della banda larga con immagini, circondate da testi di flash-news o di memoria, e con possibilità di approfondimento personalizzato. Adattandosi al cambiamento dei gusti della audience, CNN.com ha fornito una programmazione specifica per Internet, Iraq tracker, striscie di tre quattro minuti di informazione sulla guerra, esclusive per gli abbonati, affiancate da mappe interattive delle zone dei combattimenti. CBSNews.com e ABCNews.com hanno seguito.

Anche i siti radicati nella carta stampata sono entrati nel mondo del video su Internet. Sia il WSJ.com che NYTimes.com offrono, oltre alle immagini, carte interattive del Medio Oriente dove seguire i movimenti delle truppe. Diversa la scelta di Reuters che ha lanciato un video in Internet dedicato esclusivamente a riprese grezze (Raw).

Interessante notare che oltre la metà degli utenti di questi servizi non si collega a casa, ma al posto di lavoro. Una audience particolare, molto indicata per l’offerta Reuters Raw Video, che arriva tempestivamente, scorrendo sul monitor e seguendo le novità minuto per minuto senza intermediazioni.

La concorrenza è gia cominciata su tutti i fronti; ricchezza di informazione, qualità delle immagini e, a differenza degli albori di Internet, anche prezzo del servizio. A guidare su questo fronte sono soprattutto gli americani. MSNBC.com e CBSNews.com non fanno pagare, ABCNews.com, CNN.com, YahooNews.com, RealNetworks.com richiedono invece un abbonamento mensile dell’ ordine dei 10 dollari. 

Irrompono sulla scena delle videonews anche operatori nuovi, che, forti in altri settori, riescono a conquistare molto rapidamente posizioni ai primi posti nelle classifiche di audience. Un esempio è Google, che, da leader tra i motori di ricerca è salito, subito dopo il suo ingresso nella offerte di video, entro i primi dieci.  

Ma oltre alla informazione televisiva che va su Internet, il modo di comunicare di Internet porta grafica e contenuti nuovi sulla televisione, generalista e tematica.  

Il caso più famoso è stato Bloomberg, dedicato alla informazione economica e finanziaria; solo parte dello schermo è a disposizione del video per fare spazio a testi che scorrono, a pagine che si sfogliano, a fotografie e grafici su argomenti anche completamente diversi da quelli toccati dalle immagini. Sembra di vedere il monitor di un computer, pur senza interattività. Tutto quello che lo spettatore può fare è saltare da un argomento all’altro e usare la coda dell’occhio per cogliere informazioni di interesse man mano che si presentano; la temperatura di una città o un cambio tra monete, ascoltando magari il commento di un analista sull’andamento di un titolo.

C’è poi il grande filone delle Web-cam, milioni di microcamere collegate a Internet in tutto il mondo, cui si ispira certamente una parte di RealityTV. Qualcuno ricorda forse www.jenny.com dove, nella seconda metà degli anni Novanta, si poteva vedere, gratuitamente, in diretta ventiquattro ore su ventiquattro, sia pure in un piccolo quadratino dello schermo monitor, la cucina di una bella ragazza bionda, Jenny; a pagamento si poteva accedere al soggiorno e, a prezzi sempre più alti, alla camera da letto. Jenny ha trovato subito molte imitatrici e imitatori; poi è arrivato sulla TV Il grande fratello, o i Survivers, giovani abbandonati su un’isola deserta a competere per cibo e acqua. Ma per tutti all’origine c’è il concetto di guardare dal buco della serratura il quotidiano, senza essere visti, come le Web-cam del traffico, delle banche, degli aerporti. Le potenzialità sono enormi; pensate che emozione vedere Mohamed Atta che passa davanti alla videocamera di sorveglianza dell’aeroporto di Portland, data 11-09-01, ore 5:43 in partenza per Boston da dove prenderà il volo che porterà schiantarsi contro le due torri. 

La rivoluzione del digitale nel mondo della informazione non si ferma tuttavia a Internet. Infatti il primo vero elemento di profonda innovazione del sistema televisivo grazie alle nuove tecnologie digitali è stato il satellite, che ha permesso di offrire in modo rapido una grande molteplicità di programmi e con buoni livelli di interattività a grandi aree di utenza. 

Nei paesi occidentali i canali satellitari a pagamento sono caratterizzati da una elevata specializzazione per temi: calcio, news, musica, film, golf, caccia, cucina…; un canale per ogni gusto. In tutto il resto del mondo invece il satellite è usato come piattaforma di distribuzione di programmi più simili a quelli della TV generalista tradizionale che a quelli tematici. 

Oltre alla TV satellitare a pagamento è poi all’orizzonte un fenomeno ancora poco studiato, ma in prospettiva rivoluzionario: l’offerta, via satellite, di programmi gratuiti, in chiaro, cioè non criptati, ricevibili oltre che con quelli delle TV a pagamento, anche con decoders molto sempici, i free to air. 

STMicroelettronics, leader mondiale dei microprocessori che sono il cuore dei decoders, stima la domanda di free to air in rapida crescita, con prezzi al dettaglio dei decoders molto accessibili, sotto i 75 euro per unità. Una larga base installata Free to Air aprirebbe la strada a una offerta digitale in chiaro, con copertura totale del territorio, assai prima del digitale terrestre che ha costi e tempi di installazione nettamente superiori.

Anche il collegamento col satellite, (uplink) e l’affitto del trasmettitore (trasponder), sono sempre più accessibili, e ciò permette di immaginare lo sviluppo di offerte televisive a basso costo, su moltissimi argomenti, dalla politica, alle organizzazioni governative e non, ai gruppi di interesse.

Si potrebbe anche pensare di ampliare l’offerta in chiaro, specifica per satellite, che già broadcasters pubblici hanno iniziato a fare (la RAI con RAI Educational, RAI News 24, RAI Med…), fino a trasferire su satellite una intera fetta del servizio pubblico, dopo aver incentivato una rapida diffusione dei decoders free to air e reso universale l’accesso. 

Un servizio pubblico che non cerca di seguire i gusti di tutti su due o tre canali soltanto nell’arco della giornata, ma che dà un’ampia possibilità di scelta tra una grande varietà di offerte tematiche, tra le quali chiunque, in ogni momento della giornata possa trovare ciò che lo interessa. Il passaggio insomma, del servizio pubblico da generalista a tematico; una vera rivoluzione. 

Qui si apre un capitolo delicato; se l’audience si frammenta, le risorse a disposizione di un «tema specifico» diventano anch’esse una frazione di quelle prima disponibili per l’offerta generalista. Solo chi avrà modo di scaricare i costi di produzione su più mercati potrà sostenere l’onere di produzioni tematiche costose. Il caso di News Co. (Murdoch), che uno alla volta conquista mercati del satellite in Europa, Asia e ora, con l’acquisto di DirectTV, anche negli Stati Uniti, è esemplare. Per i broadcasters generalisti, che oggi, a parte BBC, sono sostanzialmente «monomercato», la minaccia di veder diminuire le risorse e allo steso tempo di dover fronteggiare una nuova concorrenza diventa reale. Il fenomeno non è arrestabile, e così come tutti, sia pure un modi diversi e con diverso successo, hanno cavalcato i servizi di informazione su Internet, è probabile che tutti dovranno anche impegnarsi a essere presenti con loro produzioni per i satelliti sul grande mercato del mondo. 

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