JCI Insight descrive nuove scperte sulla relazione tra muco, tosse e malattie polmonari croniche.
di MIT Technology Review
Due recenti studi della University of Gothenburg descrivono i meccanismi del muco mettendo a confronto vie aeree sane e non, nonché in casi di malattie polmonari come la fibrosi cistica e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (COPD).
Gli studi, condotti sotto la guida di Gunnar C. Hansson, professore di biochimica medica della University of Gothenburg, descrivono come i polmoni sani si mantengano puliti grazie al muco generato in ghiandole che muovendosi per le vie aeree spazza le superfici interne dell’organo. Quando l’aria inspirata porta con sé particelle o sostanze irritanti, questi agglomerati di muco si fermano a raccogliere gli scarti dalle ciglia bronchiali per portarli via con sé nel viaggio verso l’ambiente esterno.
Nel caso di un’infezione o di una malattia polmonare cronica, il muco diviene uno strato inamovibile a protezione delle cellule epiteliali da cui le ciglia non sono in grado di liberarsi. Solitamente, al termine di comuni infezioni, i polmoni si liberano dello strato di muco grazie alla tosse, ma nel caso di malattie croniche come la fibrosi cistica o la CODP, questo non avviene ed il muco comincia a divenire un ricettacolo di batteri che a lungo andare danneggeranno i polmoni.
Tra le novità portate alla luce dai recenti studi, emerge il fatto che il muco immobile somiglia, per composizione e funzione, allo strato di muco dell’intestino crasso. In entrambi i casi, la funzione originale del muco è evitare il contatto tra batteri e superfici del corpo, ma nei polmoni non dovrebbe divenire permanente. Le terapie più comuni prevedono l’utilizzo di un inalatore che veicolano farmaci capaci di mantenere il muco in movimento.
Gli studiosi confidano nel fatto che la loro descrizione precisa dei movimenti e delle funzioni del muco possano condurre allo sviluppo di nuovi trattamenti per le malattie polmonari sia acute che croniche.
(lo)
