I servizi di trasporto on demand svuotano i mezzi pubblici e peggiorano il traffico

L’idea che sopperisse alle eventuali mancanze dei servizi di trasporto pubblico non riflette la realtà dei fatti.

di Erin Winick

Grazie a Uber e Lyft, raggiungere una destinazione è diventato ancor più semplice, ma la convenienza dei loro servizi comporta un effetto collaterale inaspettato per le città: le condizioni del traffico sono peggiorate.

Il dibattito: Uber sostiene che il suo servizio si affianchi a quello offerto dai trasporti pubblici e contribuisca a ridurre il traffico. Alcuni ricercatori, però, sostengono il contrario. “È parere sempre più diffuso che i servizi di trasporto on demand e ride-sharing stiano peggiorando le condizioni del traffico”, commenta per AP Christo Wilson, un professore della Northeastern University che ha studiato l’attività di Uber.

Biciclette, treni, automobili? Uno studio del Metropolitan Area Planning Council di Boston ha scoperto che il 42 percento degli spostamenti effettuati all’interno città utilizzando potrebbero essere compiuti facendo uso di mezzi pubblici. Un altro 12 percento di persone potrebbe raggiungere la propria destinazione a piedi o in bicicletta. Oltretutto, la maggior parte delle persone ricorre ai servizi on demand per effettuare spostamenti da un capo all’altro piuttosto che per sopperire alla eventuale mancanza di un tratto percorribile con mezzi alternativi.

Questa notizia indica che servizi offerti da società come Uber non collaborino affatto con i trasporti pubblici, bensì contribuiscano allo svuotamento di treni e autobus in favore di un maggior numero di automobili. Ne conseguirebbero un inevitabile aumento del numero di auto circolanti, un incremento degli ingorghi e delle emissioni di gas serra.

(MO)

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