Il CEO Ford spiega perché è così difficile costruire auto che guidano da sole

Mark Fields, il capo di Ford, dice che le auto in grado di guidarsi da sole potrebbero dover imparare qualcosa in più sugli esseri umani.

di Rachel Metz

Questa settimana, al CES, Ford ha confermato il suo impegno nello sviluppo di vetture autonome. Il CEO Mark Fields ha presentato una nuova versione della vettura di prova con sistema di guida autonoma, aggiungendo che la società intensificherà la sua flotta da 10 a 30 vetture nel corso del 2016, così da poter raccogliere informazioni più rapidamente e, eventualmente, riuscire a vendere una vettura simile ai suoi clienti.

Fields ha discusso con noi delle sfide che Ford sta affrontando per realizzare vetture autonome, di come cominceremo ad approcciare questa tecnologia e degli elementi sociali che dovremo programmare affinché funzioni in contesti di vita reale. Per quanto riguarda il tanto vociferato accordo con Google, Fields non ha voluto offrire alcun commento, dicendo che la società parla privatamente con diverse società.

Rispetto ad altre case automobilistiche, Ford è stata molto più tranquilla riguardo la guida autonoma. Perché siete rimasti cosi cauti con questa tecnologia?

Prendiamo molto, molto seriamente la guida autonoma. E vogliamo essere certi di avere una grande esperienza alle spalle quando parliamo di qualcosa, così da poter parlare intelligentemente di come i nostri piani stanno evolvendo. Ovviamente, quest’anno siamo qui al CES per dire che stiamo trasformando la società da semplice casa automobilistica ad una società che progetta auto e mobilità, e che stiamo pensandoci in modo olistico attraverso quello che descriviamo come Ford Smart Mobility, al cui interno sono inclusi elementi come la guida autonoma. È per questo che abbiamo annunciato un impegno ancora più grande nel triplicare la nostra flotta di vetture a guida autonoma.

Quali sono le lezioni che avete imparato dai modelli precedenti di vettura autonoma e che avete incorporato in quello nuovo?

Anzitutto, che esiste una moltitudine di variabili. Il tempo di arrivare a credere d’aver coperto le basi fondamentali e se ne scoprono altre che vanno coperte. Prendiamo ad esempio le condizioni atmosferiche: guardando alle prestazioni delle videocamere, dei sonar e dei sensori di bordo, alcuni sistemi faticano ad operare alle basse temperature, sotto la pioggia o sotto la neve, per cui è necessario affrontare e risolvere i problemi annessi. E ci stiamo ancora lavorando.

Giusto, alcune tecnologie fondamentali per la guida autonoma – come gli scanner lidar – sembrano avere difficoltà in condizioni atmosferiche non ottimali. Come state cercando di risolvere questo problema?

Per sopperire a condizioni atmosferiche inclementi ricorriamo a una molteplicità di strumenti che lavorano assieme. Non dico che abbiamo dei sistemi ridondanti, ma la somma dei dati raccolti da ciascuno di essi offre una visione integrale dello scenario.

Questi problemi potranno essere risolti nel breve periodo?

Penso di sì. Ci vorrà del tempo. Non abbiamo ancora definito un termine ultimo per la presentazione di una vettura interamente autonoma. Prima di farlo vogliamo essere certi che il sistema funzioni, sia sicuro e alla portata di tutti, non solo dei facoltosi che possono permettersi una vettura di lusso.

Al di là delle funzioni che abbiamo visto finora e che forniscono un certo livello di autonomia alle vetture, in che modo la guida autonoma farà il suo ingresso nel mercato, tramite Ford ed altre case automobilistiche?

Credo che innanzitutto assisteremo all’introduzione di vetture interamente autonome in regioni ben definite che sono state già mappate in 3-D, seguite magari da un servizio – il trasporto come servizio. Stiamo pensando a qualcosa come un servizio di trasporto per passeggeri, possibilmente incentrato attorno alla condivisione del mezzo di trasporto.

Disporremo di diversi livelli di autonomia per diversi generi di guidatori e situazioni?

Penso che avremo diversi gradi di autonomia. Del resto, la nostra strategia è duplice. Da una parte continueremo a offrire grandi funzioni di guida semi-autonoma; cose che già montiamo sulle nostre vetture di diversi segmenti, come il parcheggio automatico, il mantenimento della corsia, la frenata automatica. Allo stesso tempo, però, abbiamo un team dedicato che lavora allo sviluppo di una vettura interamente autonoma, anche se per ambienti ben definiti. La nostra visione a lungo termine è che ci saranno vetture all’interno delle quali i passeggeri non saranno minimamente coinvolti nella guida, ma nel breve termine saranno le funzioni semi-autonome a spopolare.

Finora le vetture autonome sembrano incapaci di infrangere le regole – anche quando questa può essere la soluzione migliore per evitare un incidente. Come potremmo aggiungere un aspetto simile all’intelligenza delle vetture senza conducente?

Dovremo lavorarci. Prendiamo ad esempio una vettura autonoma che si avvicina a delle strisce pedonali. Oggigiorno, prima di attraversare la strada, un pedone cerca solitamente gli occhi del conducente per capire se questi lo ha visto. Il contatto visivo è fondamentale. Pensiamo che questo sia un elemento utile da tenere presente.

Guardiamo invece agli incroci. Solitamente, salvo le precedenze, chi ha margine per passare passa. Non sempre, però, i guidatori rispettano le regole. Dovremo quindi immaginare un sistema per segnalare agli altri conducenti che la nostra vettura intende attraversare l’incrocio, magari facendola avanzare lentamente. Penso che questa sia solo una parte del processo che dovremo sviluppare.

(MO)

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