Il decesso di pazienti non rallenterà la ricerca sulle cure contro il cancro con le cellule immunitarie “da banco”

L’approccio potrebbe trattare pazienti più velocemente e per meno, ma rimangono dubbi sulla sicurezza

di Emily Mullin

La U.S. Food and Drug Administration ha da poco approvato una terapia personalizzata chiamata CAR-T che in circa tre settimane modifica le cellule immunitarie dei pazienti e costa 475,000 dollari.

Altre terapie del genere sono in corso di finalizzazione, ma il tempo ed il costo necessari alla produzione di ciascuna dose potrebbero renderle inaccessibili al pubblico. Per trovare una soluzione al problema, sia laboratori accademici che commerciali stanno studiando la possibilità di un approccio che farebbe uso di cellule di donatori sani per dare il via ad una produzione di massa sempre accessibile. Un donatore potrebbe produrre dozzine, centinaia, di dosi.

Le cellule immunitarie “da banco” hanno altri problemi. La FDA ha interrotto due test clinici della società biotech francese Cellectis in seguito al decesso di un paziente di 78 anni.

La società sta ancora studiando le cause del decesso, ma André Choulika, CEO, non intende lasciarsi scoraggiare. Le terapie personalizzate CAR-T, modificano geneticamente in laboratorio le cellule immunitarie T del paziente perché divengano capaci di cercare e distruggere le cellule del cancro una volta re-iniettate nel paziente (“10 Breakthrough Technologies 2016: Immune Engineering”).

La terapia conta sul fatto che il paziente abbia un numero sufficiente di cellule immunitarie di base, cosa non sempre vera per pazienti che possono essere già stati sottoposti a chemioterapia. Gli infanti stessi possono non avere ancora abbastanza cellule immunitarie in corpo. Nel caso dei test clinici della Novartis, su 123 pazienti, 10 sono morti prima di poter ricevere la terapia, mentre nel caso di 9 la società non è riuscita a produrre la cura.

Secondo Isaac Ciechanover, CEO e presidente della Atara Biotherapeutics, che sta sviluppando terapie con cellule immunitarie da banco, avere delle cellule sempre a portata di mano sarebbe un vantaggio per i casi più gravi.

La Cellectis di poter trattare pazienti con le proprie cellule T “universali”. Il processo manifatturiero è simile a quello delle terapie CAR-T tradizionali, eccetto per il fatto che la società usa cellule di donatore sano e fa uso di un metodo di gene-editing chiamato TALENs per eliminare il recettore normalmente utilizzato dalle cellule T per identificare molecole aliene a proprio corpo. Bisogna evitare che le cellule immunitarie donate attacchino quelle del corpo in cui vengono inserite. Il paziente morto nel caso studio della Cellectis è stato colpito da qualcos’altro, ma aveva sviluppato effetti collaterali gravi già osservati in nell’unica altra paziente trattata con la terapia, una donna di 58 anni.

Una possibile spiegazione del decesso potrebbe essere che le T dei pazienti sani potrebbero essere più potenti di quelle dei pazienti malati. Un pannello di sicurezza ha raccomandato una diluzione della dose, già inferiore a quanto utilizzato con i test CAR-T personalizzati. Trovare la dose giusta sarà un grosso ostacolo per i ricercatori interessati a queste terapie. Altri gruppi interessati agli approcci “da banco”, sono Novartis e Kite Pharma.

La Fate Therapeutics di San Diego si è associata a Michel Sadelain del Memorial Sloan Kettering Cancer Center per sviluppare una CAR-T da banco derivata da cellule staminali pluripotenti indotte, derivate dal sangue o dalla pelle. Si tratta di cellule staminali capaci di trasformarsi in qualunque genere di cellula specializzata. Queste cellule potrebbero essere clonate e utilizzata in qualunque momento. Il problema delle cellule staminali pluripotenti indotte è che possono provocare esse stesse tumori.

La FDA non ha mai approvato alcuna terapia a base di cellule staminali. Un altro approccio fa uso di cellule immunitarie chiamate cellule killer. Katy Rezvani, professoressa in trapianto di cellule staminali e terapia cellulare al MD Anderson Cancer Center, estrae queste cellule dal sangue di donatori e le modifica geneticamente perché si comportino come cellule CAR-T nella lotta contro il cancro.

Immagine: Cellectis

(LO)

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