Il “dollaro digitale” può funzionare con il coronavirus

Una proposta per un nuovo tipo di piattaforma di pagamento gestita dal governo non è entrata nel piano di contrasto al coronavirus del Congresso degli Stati Uniti, ma non sarà l’ultima volta che si sentirà parlare dell’idea.

di Mike Orcutt

Tra il caos e l’incertezza derivanti dalla pandemia di coronavirus, almeno una cosa è diventata chiara questa settimana: alcuni potenti politici americani stanno seriamente prendendo in seria considerazione l’idea che la Federal Reserve emetta “dollari digitali”.

Come sono collegate questi due aspetti? Molte persone hanno bisogno di denaro nelle loro mani il più presto possibile per compensare il reddito perso a causa della pandemia e del blocco delle attività produttive. Qualche giorno fa, i leader del Congresso hanno raggiunto un accordo per muoversi in questa direzione. Secondo un disegno di legge che ha approvato ieri il Senato e che dovrebbe passare rapidamente alla Camera, gli americani con i requisiti richiesti riceveranno 1.200 dollari in contante dal governo.

Alla fine, i politici hanno deciso di distribuire il denaro usando i metodi esistenti, come i depositi diretti su conti bancari e gli assegni cartacei. Ma a un certo punto del dibattito, i democratici alla Camera hanno sostenuto la creazione di una nuovissima piattaforma di pagamento gestita dal governo basata su una versione digitale del dollaro.

Anche se il sistema proposto non è stato accettato, il dollaro digitale sta assumendo contorni sempre più concreti. La crisi alimentata dalla pandemia potrebbe rappresentare il punto di svolta nella discussione in corso. Sotto molti punti di vista, il dollaro è già digitale. Le cifre nei conti bancari corrispondono a dollari e si può pagare con la carta di credito.

Ma il conto bancario non è altro che soldi che la banca deve al cliente. Allo stesso modo del denaro fisico, un dollaro digitale sarebbe un debito che il governo degli Stati Uniti deve restituire. Nella maggior parte dei paesi, un “pagherò” statale è meno rischioso di un equivalente di una banca commerciale, in particolare durante un periodo di crisi economica diffusa.

Ma al di fuori della Cina, che sembra essere sul punto di emettere uno yuan digitale, la discussione sulle cosiddette valute digitali delle banche centrali (CBDC, central bank digital currencies) è stata finora per lo più teorica. Questo è certamente vero negli Stati Uniti, dove i funzionari della Federal Reserve hanno ripetutamente affermato che la banca centrale non ha in programma di emettere un dollaro digitale.

Ora il confronto sta entrando nel merito. La prova migliore è un passaggio apparso in una prima bozza del piano di aiuti economici proposto alla Camera dai Democratici. In questa prima stesura si chiedeva al Dipartimento del Tesoro di effettuare pagamenti in contanti ai residenti negli Stati Uniti, ma la FED veniva invitata a creare un sistema di valuta digitale per effettuare tali pagamenti.

Alla banca centrale si chiedeva di rendere disponibili “portafogli digitali in dollari” per tutti i cittadini e residenti permanenti legali negli Stati Uniti, nonché per “entità commerciali che avevano la loro sede centrale negli Stati Uniti”.

Il progetto di legge delineava un concetto chiamato “FedAccounts”. Oggi la Fed offre credito solo alle banche. Con i FedAccounts, lo estenderebbe a tutti gli americani. Dal momento che gli Stati Uniti non richiedono alle banche commerciali di aprire un conto a chiunque ne voglia uno, “il sistema bancario trova un modo per escludere le persone che non offrono particolari garanzie”, afferma Morgan Ricks, professore alla Vanderbilt Law School e coautore del documento accademico che ha coniato il termine “FedAccounts” e introdotto l’idea nel 2018.

Il governo potrebbe risolvere il problema trasformando il retail banking in un servizio pubblico, egli sostiene. Il riferimento ai FedAccounts è stato infine cancellato. Ma il fatto che sia apparso in una bozza di un disegno di legge così importante indica che la portavoce dei democratici Nancy Pelosi prende sul serio l’idea. Inoltre, una proposta formulata in modo analogo è già apparsa in un nuovo progetto di legge bancaria del Senato che non è correlata alla pandemia.

Non sorprende che il dollaro digitale sia stato rimosso dal pacchetto di aiuti. La creazione del sistema dei FedAccounts sarebbe “davvero complicata”, afferma Jai Massari, partner dello studio legale Davis Polk & Wardwell di Washington, DC, che rappresenta clienti che vanno dalle grandi banche alle aziende di tecnologia finanziaria. “Si tratta di una tecnologia a grande impatto, che solleva molte questioni legali e non è un sistema pratico per pagamenti immediati alle persone”.

Tuttavia, ora che l’idea è diventata di dominio pubblico, non sarebbe sorprendente vederla riemergere lungo la strada ed essere considerata più seriamente, spiega Massari.

Ricks concorda sul fatto che il lancio dei FedAccounts non è in cima alla lista delle priorità del Congresso in questo momento. Ma in teoria, egli continua, potrebbe funzionare meglio degli strumenti che il governo ha ora a disposizione per effettuare pagamenti in contanti durante una crisi economica come quella in corso.

Alcuni democratici al Senato hanno dichiarato al “New York Times” che, in base all’accordo concordato dai leader del Congresso, i cittadini saranno in grado di ottenere i loro pagamenti in contanti tramite deposito bancario diretto, a condizione che l’Internal Revenue Service abbia le informazioni sul loro conto. In tal caso, il denaro arriverà solo poche settimane dopo che il presidente avrà firmato la legge; ma se l’IRS non disponesse di questi dati, il pagamento avverrebbe con un assegno e si dovrebbe aspettare fino a quattro mesi.

Non è l’ideale, dice Ricks, perché si mettono in una situazione di grave svantaggio quelli che non possiedono conti bancari. La Federal Deposit Insurance Corporation ha stimato, nel 2017, che il 6,5 per cento delle famiglie americane non aveva un conto corrente o di risparmio. Queste persone possono usufruire dei servizi per incassare degli assegni, ma pagando delle commissioni.

Un’altra opzione sarebbe quella di utilizzare la Mastercard Direct Express del Dipartimento del Tesoro, una carta prepagata che il governo già utilizza in altre situazioni simili. Ma neanche queste carte rappresentano una soluzione ottimale, perché non sono ricaricabili, spiega Ricks.

Alla fine, tuttavia, anche se è vero che il sistema potrebbe essere migliorato con i FedAccounts, un tale cambiamento causerebbe un significativo turbamento del sistema bancario negli Stati Uniti. E alcune delle potenziali implicazioni sono difficili da prevedere, afferma Massari.

La Fed non ha esperienza nella fornitura di servizi al dettaglio a milioni di persone. I cittadini sarebbero inclini a utilizzare questi servizi? In tal caso, come cambierebbe la missione della Fed? Le banche commerciali che ruolo assumerebbero? “Si tratta di problemi complessi che richiederanno ancora un serio approfondimento”, conclude Massari.

(rp)

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