Il mondo segue da vicino la situazione italiana

Mentre l’OMS esorta i governi a seguire l’esempio italiano, si studiano le misure migliori da adottare per evitare il peggio.

di Antonio Regalado

Prendiamo in considerazione quanto avvenuto in Italia, dove in poco tempo sono state ampiamente superate le 30.000 infezioni, un numero di casi secondo solo alla Cina. A fronte della natura esplosiva dell’infezione, il governo italiano per primo, nel mondo occidentale, ha adottato misure di contenimento stringenti, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità invita il resto dei governi del globo a emulare.

L’8 di marzo , Daniele Macchini, medico dell’Humanitas Gavazzeni di Bergamo, raccontava in un post l’esperienza del silenzio surreale degli ospedali che si preparavano alla crisi svuotandosi dei pazienti elettivi, in vista di una guerra che non era nemmeno certa.

Poi, uno dopo l’altro, sono arrivati i pazienti, tutti con la stessa diagnosi: polmonite interstiziale bilaterale, in cui la malattia attacca il polmone, rendendo difficile la respirazione. L’unità di terapia intensiva si riempì rapidamente. “La guerra è letteralmente esplosa e le battaglie sono ininterrotte giorno e notte”, ha scritto Macchini. “Non ci sono più chirurghi, urologi, ortopedici, siamo solo medici che improvvisamente diventano parte di una sola squadra per affrontare questo tsunami che ci ha sopraffatto. I casi si moltiplicano, arriviamo al ritmo di 15-20 ricoveri al giorno tutti per lo stesso motivo. I risultati dei tamponi ora vengono uno dopo l’altro: positivi, positivi, positivi. Improvvisamente il pronto soccorso sta crollando.”

A livello globale, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il tasso di mortalità del Covid-19 si aggira attorno al 3,5%, per quanto il numero reale sia incerto, considerato il fatto che alcuni casi possono essere asintomatici. In Italia, il tasso di mortalità potrebbe essere superiore al 6%. Ciò è in parte dovuto al fatto che l’Italia è il secondo paese al mondo, dopo il Giappone, per anzianità della popolazione e l’infezione è circa 1.000 volte più letale in una persona di età superiore agli 80 anni rispetto a una persona di età inferiore a 20 anni.

Secondo un rapporto proveniente dalla Cina, gli over 80 hanno una probabilità di decesso del 18%.

Macchini ha concluso il proprio post chiedendo alle persone di rimanere distanti e di smettere di incontrarsi, per rallentare la diffusione della malattia: “Per favore, condividete e condividete il messaggio. Dobbiamo spargere la voce per prevenire ciò che sta accadendo qui in Italia. ”

Questo è il racconto di quanto avvenuto nelle ultime settimane in Italia che preoccupa gli USA.

L’epidemiologo Marc Lipsitch dell’Università di Harvard prevede che, entro un anno, circa la metà della popolazione mondiale possa essere infettata dal coronavirus. Le previsioni peggiori formulate dai Centers for Disease Control and Prevention indicano la possibilità di arrivare a 1,7 milioni di morti negli Stati Uniti, soprattutto tra le persone anziane.

Ad oggi, i medici sanno che la malattia si diffonde soprattutto tra familiari e “contatti ravvicinati” con persone infette. Ciò significa essere esposti alle goccioline cariche di virus prodotte da un colpo di tosse della persona infetta che finiscono nella bocca, nel naso o negli occhi di altri o su superfici che altri toccheranno. Il virus è presente anche nelle feci, un altro possibile veicolo di trasmissione.

La velocità con cui l’infezione si diffonde non dipende solo dalle proprietà intrinseche del virus, ma anche dalle possibilità che la società offre di passare da un individuo all’altro. Ogni virus è caratterizzato da quello che viene chiamato un numero di riproduzione di base, R0, una misura del numero medio di persone infettate da un singolo individuo.

Secondo le stime dell’OMS, nel caso del coronavirus, questo valore si aggira tra 2,0 e 2,5. Non si tratta, però, che di una stima a grandi linee. L’influenza comune, ha un R0 medio di 1,3. Le malattie più infettive, come il morbillo, hanno un R0 superiore a 10.

Il tasso di diffusione effettivo, però, può essere modificato isolando i malati e i loro contatti. Nel caso della SARS, l’epidemia respiratoria del 2003, il virus venne tenuto sotto controllo grazie a simili misure di sanità pubblica. Il valore diviene quindi un utile strumento per calcolare quali siano le pratiche sanitarie più efficaci per rallentare la diffusione del virus.

Laddove il coronavirus si diffonde senza test e senza controllo, il numero di casi confermati raddoppia in modo esponenziale anche ogni due giorni, come successo nello stato di Washington. Una volta adottate le misure necessarie a ridurre la diffusione, il periodo dei raddoppi può essere notevolmente rallentato. In Giappone, ad esempio, i casi raddoppiano solo ogni 10 giorni ed in Italia, proprio in questi giorni, ci stiamo affacciando alla possibilità che la curva si livelli.

Prendiamo il caso degli USA. Il governatore di Washington, Jay Inslee, non ha usato mezze parole quando ha comunicato la possibilità che il coronavirus possa aver già infettato anche 64.000 persone nel suo stato in soli due mesi. Il dato si avvicina alla situazione attuale dell’intera Cina, la cui popolazione è 200 volte quella dello stato di Washington, uno di 50 stati negli USA.

Al tempo di questa dichiarazione, il 10 marzo, lo stato di Washington contava solo 162 casi noti e le proiezioni di Inslee, sembravano terribili e irrealistiche, ma ora del 14 marzo, il conteggio ha raggiunto i 642 casi, rivelando la capacità del virus di propagarsi al raddoppio.

Per evitare lo scenario di una crisi con ospedali sopraffatti dal numero di pazienti, le autorità affermano che è essenziale rallentare la diffusione, ovvero “appiattire la curva“. Nonostante si preveda che la maggior parte della popolazione mondiale debba finire infettata, allungare i tempi di diffusione permetterà di salvare più vite, permettendo all’assistenza sanitaria di gestire i volumi di pazienti affetti. I paesi alle prese con intense ondate di casi, come l’Italia, hanno tassi di mortalità più alti, in quanto poiché gli ospedali hanno un numero finito di unità per la terapia intensiva e attrezzature come i ventilatori, necessarie ai malati critici.

Per rallentare la diffusione del coronavirus è necessario identificare e mettere sotto stretta quarantena le persone infette i loro contatti più prossimi. Il pubblico allargato può contribuire praticando il distanziamento sociale, evitando incontri e stando a casa.

(lo)

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